Il Barocco
Santi Vincenzo e Anastasio a Trevi
Situata nella piazza ove sorge la Fontana di Trevi, fu fino al 1876 Parrocchia Pontificia. All'interno, due lapidi absidali ricordano che qui sono conservati i precordi tolti per l'imbalsamazione, di quasi tutti i papi, a partire da Sisto V (1590) fino a Leone XIII (1903). Per questa sua caratteristica la chiesa è sicuramente unica al mondo.
Specifiche | Rettoria-Chiesa nazionale (Bulgaria)-rito ortodosso- luogo sussidiario di culto della parrocchia dei Ss. XII Apostoli |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | 9:00-20:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra-Itinerario 4-Elio De Rosa editore-1995; Ministero degli Interni-Fondo Edifici per il Culto-Santi Vincenzo e Anastasio; F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994 |
Indirizzo | Piazza di Trevi – Rione Trevi |
Realizzazione | Ha un’origine medievale ma l’attuale struttura fu realizzata tra il 1644 e il 1650 |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Martino Longhi il Giovane (1602-1660) |
da non perdere | Altare maggiore; reliquie dei Papi |
Storia
Conosciuta per tutto il Medioevo come Sant’Anastasio de Trivio (trivium, da cui deriverebbe il toponimo Trevi, indica un incrocio di tre vie), era dedicata inizialmente al solo martire persiano Anastasio, al quale fu successivamente affiancato anche il santo spagnolo Vincenzo. A metà del Seicento, la chiesa fu completamente ricostruita tra il 1644 e il 1650 da Martino Longhi il Giovane per volere del cardinale Mazzarino, all’epoca primo ministro del giovane re francese Luigi XIV.
Esterno
La facciata barocca è a doppio ordine di colonne corinzie: dieci colonne nell'ordine inferiore e sei in quello superiore sono tutte separate dal fondo e, a causa della loro abbondanza, valsero alla chiesa la denominazione popolare di “canneto”. Nel frontespizio, sormontato da due timpani arcuati, appare lo stemma del cardinale Mazzarino e la vistosa iscrizione dedicatoria che campeggia tra i due ordini della facciata. Sculture decorative contribuiscono a conferire alla facciata un effetto scenografico non trascurabile; inoltre, la trabeazione del secondo ordine è sorretta da due fantasiose statue femminili a seno nudo, una presenza atipica per un edificio sacro. Altrettanto inusuale, se non di più, è il busto di giovane donna sopra al portone di ingresso, che raffigurerebbe una delle nipoti di Mazzarino.
Interno
L’interno si presenta ad una sola navata, con tre cappelle per lato, deve le attuali decorazioni ad un restauro generale avvenuto nel 1847, ma il ripetuto evolversi dell’affidamento della chiesa ai diversi ordini religiosi, ha causato la progressiva spoliazione degli arredi originali.
Al centro della volta si trova l’affresco con l’Apoteosi dei santi Anastasio e Vincenzo (1818), opera di Francesco Manno. Le cappelle sul lato destro sono dedicate alla Madonna Addolorata, a S. Giuda Taddeo e a S. Camillo De Lellis. Prima del presbiterio è posta una cappellina dedicata all’Immacolata che funge da battistero.
L’altare maggiore presenta un dipinto di Francesco Pascucci con il Martirio dei santi Vincenzo e Anastasio (1778). Ai lati del presbiterio due lapidi ricordano che qui sono conservati i precordi, ossia quelle parti interiori facilmente decomponibili che venivano asportati durante l’imbalsamazione cui furono sottoposti quasi tutti i pontefici, a partire da Papa Sisto V fino a Papa Leone XIII. Sono chiusi in urne di porfido, conservate dietro l’abside, in una cappella sotterranea fatta costruire nel 1756 da Benedetto XIV.
Sul lato sinistro le cappelle sono dedicate alla Vergine delle Grazie, a S. Giuseppe e al Sacro Cuore di Gesù. Nella controfacciata è collocato un organo settecentesco e una lapide ricorda che nella chiesa fu sepolto il pittore e incisore romano Bartolomeo Pinelli, vissuto dal 1781 al 1835, noto soprattutto come illustratore dei costumi del popolo romano; tuttavia è rimasta ignota la collocazione della tomba dell’artista.
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