il Medioevo
Santa Maria ad Martyres-Pantheon
Edificato nel 27 a.C., dal genero di Augusto Marco Vipsanio Agrippa, fu donato nel 608 dall’imperatore Foca a papa Bonifacio IV e venne trasformato in chiesa con il titolo di Santa Maria ad Martyres. Il Pantheon costituisce uno degli esempi meglio conservati dell’architettura monumentale romana.
Specifiche | Chiesa annessa-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Aquiro |
Proprietà | Stato Italiano |
Affidamento | Convenzione tra il Ministero della cultura per l'Italia e la Diocesi di Roma per la Santa Sede-Ordinariato Militare per l'Italia |
Accesso | 9:00-19:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Roma Sacra- Itinerario 8–Elio De Rosa editore-1997; Sancta Maria ad Martyres-ed. DUVA-2016; santamariaadmartyres.wordpress.com; pantheonroma.com/il-pantheon |
Indirizzo | Piazza della Rotonda – Rione Pigna |
Realizzazione | Eretta tra il 422 e il 432 e restaurata nel IX secolo, fu rifatta alla fine del Cinquecento e a metà Seicento, quindi altri restauri all’inizio del Novecento |
Stile architettonico | Paleocristiano e Rinascimentale |
Architetto | Giacomo Della Porta (1540-1602)-Carlo Maderno (1556- 1629) - Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) |
da non perdere | Tombe dei Savoia, Tomba di Raffaello, affresco dell’”Annunciazione” di Melozzo da Forlì, epigrafi, Madonna col Bambino sull’altare maggiore. |
Storia
Considerato un capolavoro dell’architettura romana, il Pantheon venne eretto da Marco Vipsanio Agrippa nel 27 a.C. in onore di tutti gli dei. Fu restaurato da Domiziano ed è giunto a noi quasi integro nella ricostruzione eseguita da Adriano nel 130 d.C.
Caduto in stato di abbandono e successivamente saccheggiato dai barbar, l'edificio si salvò dalle distruzioni del primo Medioevo perché l'imperatore bizantino Foca nel 609 ne aveva fatto dono a papa Bonifacio IV, che lo trasformò in chiesa cristiana consacrandola con il nome di Sancta Maria ad Martyres (così detta per esservi state seppellite, sotto la Confessione, ben 28 carri di ossa di martiri). Il riferimento ad una schiera collettiva cristiana fu anche voluto in contrapposizione all'antica dedica pagana a tutti gli dei di Roma. Fu il primo caso di un tempio romano trasposto al culto cristiano: la consacrazione non ha solo risparmiato il Pantheon dalla completa spoliazione a cui sono stati sottoposti tutti gli altri monumenti antichi, ma ha anche garantito un utilizzo ininterrotto dell’edificio, che lo rende un unicum nella storia millenaria di Roma.
Nel 1625, papa Urbano VIII fece asportare il rivestimento bronzeo delle travi del pronao per farne ottanta cannoni per Castel Sant'Angelo e le quattro colonne tortili del baldacchino di San Pietro. Su tale episodio, famosa è rimasta la pasquinata, riferita a Urbano VIII Barberini, "quod non fecerunt barbari, fecerunt barberini". Tra il 1626 e il 1627 sempre Urbano VIII fece rimpiazzare la colonna d'angolo a sinistra della facciata ed innalzare da Gian Lorenzo Bernini due campanili ai lati dell'attico in luogo di quello centrale: questi, fin da allora, oggetto di critiche molto accese, furono presto conosciuti con il dispregiativo di "orecchie d'asino".
Clemente IX nel 1668 circondò il pronao con una cancellata per impedire che il pronao fosse occupato dal mercato che si svolgeva nell'area antistante, fino a che un risanamento della zona fu avviato da Pio VII e proseguito da Pio IX. Divenuto nel 1870 sacrario dei re d'Italia, fu restaurato con l'eliminazione della cancellata, il completo isolamento dei fianchi, lo scavo delle adiacenze e la demolizione dei due campanili. Oltre ai reali Savoia Vittorio Emanuele II, Umberto I e Margherita sono sepolti nella basilica anche artisti come Raffaello, Annibale Carracci e Baldassarre Peruzzi.
Esterno
Il tempio, grandemente ammirato in ogni epoca per l’arditezza della sua cupola alta m. 43,40, presenta nella facciata 16 colonne monolitiche di granito bigio e rosa che sono, per grandezza, le maggiori di Roma. E’ preceduto da un portico sostenuto da sedici colonne corinzie di granito grigio e rosa. L’iscrizione sul frontone recita: M. AGRIPPA. L. F. COS. TERTIUM. FECIT (Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta fece), di una struttura di raccordo e di una rotonda coperta da una cupola emisferica, dotata in sommità di una apertura, l’“oculus”. E’ il più grande spazio coperto privo di sostegni intermedi che sia stato costruito prima dell’invenzione del cemento armato. La parte centrale del portico ospita un portale bronzeo, il più grande e integro delle porte antiche tuttora in uso a Roma: alto 7,53 metri e largo circa 4,90, ha due ante di bronzo pesanti 7 tonnellate ciascuna, ma nulla è rimasto dell’originaria decorazione bronzea del frontone.
Interno
L’interno è costituito da un’aula circolare di 43,30 m di diametro e altrettanti di altezza. Il muro è scandito da sette cappelle alternativamente rettangolari e semicircolari, intramezzate da otto edicole. L’attico presenta un motivo di finestre e riquadri realizzato da Paolo Posi nel 1757. La cupola a cassettoni termina in un’apertura circolare di circa 9 m di diametro; il raggio di luce che entra attraverso la cupola si proietta a mezzogiorno sull’asse del portone, facendo del Pantheon un orologio astronomico. L’acqua piovana che entra dall’oculus della cupola è drenata attraverso 22 fori collocati al centro del pavimento.
Partendo dal lato destro si incontra la cappella dell’Annunciazione con l’affresco omonimo attribuito a Melozzo da Forlì (XV secolo). L’edicola successiva conserva il gruppo scultoreo con S. Anna e Maria Vergine (1710 - 1720), di Lorenzo Ottoni; quindi si ha la Tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia (1878) realizzata su disegno di Manfredo Manfredi.
Seguono la cappella della Madonna della Clemenza e l’edicola con la statua di S. Anastasio (1717), in marmo, di Francesco Moderati.
All'altare maggiore si trova la tempera con la Madonna con Gesù Bambino, Icona bizantina che l’Imperatore Foca donò al Papa San Bonifacio IV nel 609, in occasione della dedicazione dell’antico tempio pagano al culto cristiano.
L’edicola successiva conserva la statua di S. Erasio, marmo di Bernardino Cametti (XVIII secolo). Dopo la cappella del Crocifisso, si incontra la Tomba di Raffaello Sanzio, con la statua della Madonna del Sasso (1520), marmo di Lorenzo Lotti, detto Lorenzetto: l'opera fu commissionata dallo stesso Raffaello per la propria sottostante tomba, il cui epitaffio venne dettato da Pietro Bembo.
Segue la Tomba di Umberto I di Savoia (1900) di Giuseppe Sacconi e la Tomba Margherita di Savoia (1926). Dopo il monumento funebre di Baldassarre Peruzzi (1921) si trova la cappella detta dei Virtuosi del Pantheon con il gruppo scultoreo con S. Giuseppe e Gesù fanciullo (1547 - 1555 ca.), marmo di Vincenzo de Rossi e il rilievo in stucco di Carlo Monaldi raffigurante il Riposo nella fuga in Egitto (1728).
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