Sette e Ottocento
Santa Cecilia in Trastevere
E’ uno dei luoghi di culto cristiani più antichi dell’intera città: fu edificata nel IX secolo per volere di papa Pasquale I, in seguito ad una visione. La santa, apparsa in sogno al pontefice, gli avrebbe indicato il luogo esatto della sua sepoltura: Pasquale I recuperò quindi il corpo della martire, facendo edificare la chiesa sul luogo della sua abitazione, che fu anche quello del suo martirio.
Specifiche | Basilica minore-Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Crisogono |
Proprietà | Diocesi di Roma |
Affidamento | Ordine di San Benedetto (OSB) |
Accesso | 10:00-13:00 e 16:00-20:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Basilica di S. Cecilia-Ed. Arte Marconi-2010; Roma Archeologica-Itinerario 16-17-Elio De Rosa editore-2003; F. Gizzi- Le Chiese Medievali di Roma-Newton-1998; benedettinesantacecilia.it |
Indirizzo | Piazza di Santa Cecilia, 22 – Rione Trastevere |
Realizzazione | Eretta nel IX secolo e ristrutturata nel XVII e XVIII secolo |
Stile architettonico | Romanico e Rococo |
Architetto | Ferdinando Fuga (1699-1781) |
da non perdere | Ciborio, mosaico absidale, Giudizio Universale di Pietro Cavallini, statua di S. Cecilia |
Storia
Le sue origini sono molto antiche: la chiesa primitiva sorse nell’area di un gruppo di templi consacrati a Ercole e a Cerere e, intorno alla metà del VI secolo, nell’edificio romano vennero ricavate una piccola chiesa e una diaconia, ossia un ospizio-ospedale per l’assistenza di pellegrini, poveri e ammalati che si sviluppava su due livelli: la diaconia prese il nome di Santa Maria in Schola greca perché amministrata e utilizzata dalla comunità grecobizantina insediata a Roma. Successivamente, nell’VIII secolo, papa Adriano I ordinò la costruzione della nuova chiesa in un’area che venne ad inglobare la diaconia e il podio dell’Ara Maxima di Ercole. La chiesa divenne ben presto il luogo di culto di riferimento a Roma per i greci in fuga da Costantinopoli durante le persecuzioni degli iconoclasti d'Oriente. Per le decorazioni apportate, l'edificio prese il nome di "Kosmidion" che in greco significa ornamento. Restaurata e modificata più volte nel corso dei secoli, nel 1718 la chiesa fu soggetta ad un radicale restauro esterno ed interno ad opera di Giuseppe Sardi: la facciata fu trasformata ed ornata con stucchi e cornici secondo il gusto tardobarocco. Solo con il restauro del 1896-1899 la facciata fu riportata allo stato del XII secolo da Giovanni Battista Giovenale.
Esterno
L'ingresso monumentale, edificato nel 1741-1742 da Ferdinando Fuga, è costituito da quattro colonne, poste su di un alto basamento, che sostengono una lunga trabeazione e un timpano spezzato sorretto da due putti. Attraverso il portale si accede a un ampio cortile, sistemato a giardino al centro del quale è un bacino rettangolare con un antico kantharos marmoreo. Ai lati del giardino prospettano due ali del monastero raccordate al portico della chiesa.
La facciata chiesa è preceduta da un portico, sormontato da una balaustra con sei torce e sorretto da quattro colonne ioniche, con l'architrave decorato da fregi con santi e motivi decorativi a mosaico della seconda metà del XII secolo e l’iscrizione dedicatoria.
Sotto il portico sono murati frammenti di tombe e lapidi medievali e trova posto il monumento funebre del cardinale Paolo Emilio Sfondrati, opera di Girolamo Rainaldi e Angelo di Pellegrino. Il campanile, edificato alla metà del XII secolo, è articolato in cinque ordini: i primi due sono aperte da bifore a pilastro, mentre gli ultimi tre da trifore con colonnine, capitelli a stampella e archetti a doppia ghiera.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, è divisa in tre navate da dodici pilastri in muratura, eseguiti nel 1823, che inglobano le antiche colonne della chiesa originaria.
L'aula liturgica è preceduta da un vestibolo, dove collocati i monumenti funebri del cardinale Niccolò Forteguerri, marmo di Mino da Fiesole (1473-1480) e il monumento funebre del cardinale Adam Easton (1400 ca.), in marmo, di autore ignoto. Sul lato si apre la cappella della Crocifissione, eretta nel 1660, nella quale è collocato all'altare, Gesù Cristo Crocifisso fra la Madonna addolorata e S. Giovanni apostolo (primo quarto del XV secolo).
La navata centrale, absidata, è coperta con volta a botte ribassata e decorata con un dipinto murale raffigurante la Gloria di S. Cecilia e santi (1721-1724), affresco di Sebastiano Conca.
All'inizio della navata destra, si accede a un corridoio affrescato da Paul Brill con al fondo una statua di S. Sebastiano (prima metà del XVI secolo), attribuita a Lorenzo Lotti, detto Lorenzetto.
Dal corridoio si entra nella Cappella di S. Cecilia, il calidarium dove secondo la tradizione la santa rimase tre giorni esposta ai vapori caldissimi prima del martirio; l’ambiente, decorato da affreschi attribuiti ad Andrea Lilli, presenta all'altare il Martirio di S. Cecilia (1603 ca.), opera di Guido Reni, autore anche del dipinto Matrimonio di S. Valeriano e S. Cecilia posto di fronte all’ingresso della cappella (inizio del XVII secolo).
Lungo la navata destra si susseguono la cappella di S. Francesca Romana, edificata nel XV secolo e decorata da affreschi eseguiti nel 1470-1480 da Antonio del Massaro detto il Pastura; la cappella delle Reliquie, ristrutturata nel 1723 su
disegno di Luigi Vanvitelli, che eseguì anche i dipinti che la decorano; la cappella Rampolla del Tindaro,un piccolo ambiente ristrutturato agli inizi del XX secolo da Antonio Muñoz, dove è collocato il monumento funebre del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro.
Nella testata della navata, si apre la cappella di S. Teresa del Bambino Gesù dove è visibile l’affresco con la Visione di papa Pasquale I e Ritrovamento del corpo di S. Cecilia (primo quarto del XII secolo).
Al centro del presbiterio si trova il Ciborio (fine del XIII secolo), in marmi policromi e mosaico, di Arnolfo di Cambio; sotto l'altare è posta la statua di S. Cecilia, in marmo di Stefano Maderno (1599-1600): l'opera ritrae il corpo della santa come fu ritrovato all'atto della ricognizione del 1599. La scultura mette in risalto il taglio della spada sul collo e la posizione delle dita che indicano la Trinità, ovvero l'indice alzato della mano sinistra e il pollice, l'indice e il medio alzati della mano destra.
Dietro l'altare, si apre l'abside semicircolare, che nel catino presenta il mosaico con Gesù Cristo benedicente tra santi e papa Pasquale I e Agnello di Dio tra dodici pecore convergenti (IX secolo).
Alla testata della navata sinistra, si apre la cappella dei santi Pietro e Paolo, dove è collocato all'altare il dipinto di Giovanni Baglione raffigurante S. Pietro e S. Paolo apostoli (1600-1604). Proseguendo lungo la navata sinistra si trovano l’altare di S. Agata, l’altare di S. Andrea apostolo e l’altare dei santi Stefano e Lorenzo (XVII secolo). Dalla navata sinistra, tramite una prima porta si accede al chiostro (XII secolo). Una scala dà accesso al coro delle Monache realizzato nel 1289-93 addossato alla controfacciata: il coro aveva nascosto uno straordinario Giudizio universale affrescato da Pietro Cavallini che, ritrovato nel 1900, rappresenta un esemplare significativo di pittura pregiottesca a Roma.
Dalla navata sinistra, attraverso una seconda porta, si scende alla cripta e a un complesso archeologico romano dell’età repubblicana. Nella cripta sono conservati diversi sarcofagi, tra cui quelli di Cecilia, Valeriano, Massimo, Tiburzio e dei papi Lucio e Urbano; nel complesso di età repubblicana alcuni ambienti sono riferibili ad un impianto termale, altri a un magazzino annonario e a una domus di cui rimangono i pavimenti a mosaico bianco e nero, oltre a monili e statue.
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