Il Rinascimento
Santa Maria del Carmelo in Traspontina
Una chiesa vero e proprio scrigno di storia, arte e cultura. Le sue origini medievali, la ricostruzione rinascimentale, l'architettura affascinante e le opere d'arte all'interno la rendono un luogo di grande interesse.
Specifiche | Parrocchia diocesana-chiesa nazionale (Danimarca) |
Proprietà | Ente Religioso Cattolico |
Affidamento | Ordine dei Fratelli di Nostra Signora del Monte Carmelo (O.Carm./OC) |
Accesso | da LUN a SAB 7:15-12:00 e 16:30-19:30; DOM 7:45-12:00 e 16:30-19:30 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; T. Caliò- Santa Maria in Traspontina, in Santuari d’Italia-De Luca Editori d’arte, 2012 www.parrocchiatraspontina.it; F. Gizzi- Le Chiese rinascimentali di Roma -Newton-1994 |
Indirizzo | Via della Conciliazione, 14 – Rione Borgo |
Realizzazione | Costruita tra il 1566 e il 1637. Più volte restaurata nei secoli |
Stile architettonico | Rinascimentale |
Architetto | Giovanni Sallustio Peruzzi (1511-1573)- Ottaviano Nonni Mascherino (1536-1606) - Francesco Peparelli (nd-1641) |
da non perdere | Icona della Vergine sull’altare maggiore |
Storia
In origine era una chiesa medievale, edificata da Papa Adriano I nell’VIII secolo, che sorgeva nei pressi della Mole Adriana, dove ora sono le “fosse di Castello”; era nota con vari toponimi che facevano riferimento al vicino ponte Sant’Angelo. la denominazione Traspontina deriva infatti da “Trans pontem”, ossia al di là di ponte Sant’Angelo. Nel 1484 Papa Innocenzo VIII concesse la chiesa ai Carmelitani cui è rimasta affidata fino ai nostri giorni.
A seguito dei lavori di fortificazione di Castel Sant’Angelo, promossi da Pio IV nel 1564, la chiesa venne demolita. La sua ricostruzione iniziò nel 1566 nell’odierno sito, inizialmente ad opera di Giovanni Sallustio Peruzzi. Successivamente, i lavori furono continuati da Ottaviano Mascherino e portati a termine da Francesco Paparelli nel 1637. Diversi interventi di restauro sono intervenuti nel corso dei secoli e quando nel 1936-1950 la strada di Borgo Nuovo venne demolita per l'apertura di via della Conciliazione, la chiesa fu uno dei pochi edifici a essere risparmiati. Oggi è la chiesa nazionale dei cattolici danesi a Roma.
Esterno
La facciata della chiesa, formata da mattoni in travertino provenienti in gran parte dal Colosseo, è caratterizzata da due ordini di lesene, che la dividono in cinque campate. Nelle campate inferiori si aprono tre portali e due nicchie, mentre nelle campate superiori si trovano due finestre cieche e raccordi laterali. Sopra il portale principale, adornato da colonne marmoree, vi è una nicchia in cui è collocato il gruppo della "Madonna con Bambino" in stucco, risalente al XVIII secolo.
La cupola, opera del Mascherino, fu realizzata senza tamburo: la scelta di costruire la cupola in questo modo fu dettata dalle esigenze dei bombardieri di Castel Sant'Angelo, perché non ostacolasse il tiro delle bombarde collocate sui bastioni del castello.
Il campanile, edificato nel 1637 su progetto del Peperelli, si presenta molto agile e snello per la prevalenza dei vuoti sui pieni.
Interno
L'interno, a croce latina, ha una sola navata su cui si aprono cinque cappelle ed il transetto è sovrastato da una cupola senza tamburo del Mascherino. Il soffitto della navata presenta cinque lunette per lato, sopra le cappelle. Fu decorata da Cesare Gabrini nel 1895, ad eccezione dei pannelli centrali raffiguranti la Madonna del Carmelo che consegna lo Scapolare a Simone Stock con i santi Carmelitani e Papa Benedetto XIII e due pannelli raffiguranti Sol Iustitiae e Stella Maris , tutti di Cesare Caroselli .
La prima cappella a destra è quella di S. Barbara della Compagnia dei Bombardieri di Castello e l’edicola dell’altare conserva il dipinto della santa realizzato da Il cavalier d'Arpino (1596 circa). Glii affreschi alle pareti con scene della vita di S. Barbara furono eseguiti tra il 1610 e il 1620 da Cesare Rossetti. Gli artiglieri del Castello utilizzavano questa cappella all'interno della chiesa come luogo di preghiera.
La seconda cappella a destra è dedicata a San Canuto di Danimarca (S. Knud). L'edicola presenta una pala d'altare raffigurante L'estasi di San Knud, opera di Daniel Seiter (1686). La cappella successiva è dedicata alla Madonna del Carmelo e presenta una statua ottocentesca della Madonna del Carmelo. Segue la cappella dedicata al Crocifisso che conserva un crocifisso ligneo proveniente dalla chiesa medievale, sovrapposto alle figure dipinte della Madonna e di S. Giovanni, opera di Cesare Conti da Ancona (1590). Alle pareti sono raffigurate scene della Passione, opere di Bernardino Gagliardi (1649).
La quinta cappella a destra è dedicata a S. Alberto da Trapani; la pala che lo raffigura, e tutti gli affreschi raffiguranti scene della sua vita, furono eseguiti da Antonio Pomarancio (1614-1620).
La cappella nel transetto destro è dedicata a S. Maria Maddalena de' Pazzi, raffigurata nella pala d’altare, di autore ignoto, con la Madonna e S. Giuseppe. Gli affreschi della volta raffiguranti angeli con la Croce e strumenti della Passione sono di Cesare Caroselli (1649).
L’altare maggiore, opera di Carlo Fontana (1674), nel baldacchino a corona illusionisticamente sorretta da angeli in stucco, custodisce un'icona con l’immagine di una Madonna bizantina. Quest’icona, secondo un’antica tradizione, fu portata dai padri Carmelitani in Europa al tempo della loro migrazione dal Monte Carmelo, nella prima metà del XIII secolo. L’immagine attuale è comunque una copia tarda dell’originale, andato perso durante il periodo della Repubblica Romana (1798-1799). Il coro in legno di noce, costruito dal Peperelli nel 1637, èu ornato di stalli, eseguiti dall’ebanista Giacomo Finazzi su disegno di Filippo Gagliardi, nel 1651.
La cappella del transetto sinistro è dedicata a S. Andrea Corsini: la pala d'altare che lo raffigura con la Madonna, è opera di Giovanni Paolo Melchiorri e l'affresco sulla volta è di Biagio Puccini (1697) e mostra la Battaglia di Anghiari.
La cappella che segue è dedicata a S. Angelo martire: la pala d'altare e tutti gli affreschi raffiguranti la vita del santo sono di Giovanni Battista Ricci da Novara degli inizi del XVII secolo.
Si incontra quindi la cappella dedicata a S. Teresa d’Avila, interamente decorata da Antonio Gherardi nel 1698, che dipinse la pala raffigurante la Trasverberazione di S. Teresa. Segue la cappella dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo. La tradizione vuole che le due colonne spezzate qui conservate qui siano quelle a cui furono incatenati gli Apostoli quando furono fustigati prima della loro esecuzione. La pala d'altare raffigura questi eventi, ed essa e gli affreschi furono eseguiti da Giovan Battista Ricci da Novara (1619). Il piccolo crocifisso sopra la pala d'altare proviene dalla antica chiesa.
La cappella successiva è dedicata al profeta Elia: l'edicola presenta una pala d'altare, opera di Giacinto Calandrucci (1693), che raffigura il profeta con S. Antonio d'Egitto e il Beato Franco Lippi da Siena; l’artista eseguì anche gli affreschi delle pareti laterali. Sopra la pala d’altare si venera un’immagine della Madonna con Bambino, opera quattrocentesca, staccata da una parete della vecchia chiesa
Infine, si incontra la cappella dedicata alla Pietà, ed è anche il battistero. In una nicchia sopra l'altare è custodita una Pietà in terracotta del XV secolo, molto venerata nella vecchia chiesa. Gli affreschi risalgono al 1716, quando la cappella fu restaurata da Marco Aurelio Pluvioli.
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