Ss. Ambrogio e Carlo al Corso - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
Santi Ambrogio e Carlo al Corso
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Riconosciuta come una delle più riuscite espressioni del barocco romano, è la chiesa nazionale dei lombardi, in quanto fin dal medioevo punto di riferimento della Confraternita dei Lombardi, cui facevano capo un numeroso gruppo di artisti, artigiani, lavoratori della pietra e del marmo.
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Specifiche
Basilica minore-Rettoria-chiesa regionale (Lombardia)-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Lucina
Proprietà
Ente religioso cattolico
Affidamento
Istituto di Carità (IC)
Accesso
7.00-19.00

Bibliografia
M.Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
SS.Ambrogio e Carlo-Emmezeta;
arciconfraternitasantiambrogioecarlo.it;
V. Missori- La Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo-Rosmini.it
Roma Sacra-Itinerario 1-Elio De Rosa editore-1995;
F. Gizzi-Le chiese barocche di Roma- Newton-1994
Indirizzo
Via del Corso, 437 – Rione Campo Marzio
Realizzazione
Iniziata nel 1612 e completata nel1684 con la realizzazione della facciata
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Onorio Longhi (1568-1619) - Pietro Berrettini da Cortona (1596-1669)
da non perdere
Pala d’altare “Gloria dei Ss. Ambrogio e Carlo” (Carlo Maratta), reliquie di S. Carlo
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Storia
Nel 1471 papa Sisto IV concesse alla Confraternita dei lombardi, come riconoscimento per il prezioso contributo offerto dalle loro maestranze nella costruzione della Cappella Sistina e della Biblioteca Vaticana, l'antica Chiesa di San Nicola de Tufis, sulla Via Lata (oggi Via del Corso).
Tra il 1513 e il 1520, la chiesa, dedicata a S. Ambrogio di Milano, venne ampliata e ristrutturata a cura della Confraternita, e decorata con opere di Baldassarre Peruzzi, Perin del Vaga e Taddeo Zuccari, in seguito andate perdute quando nel 1610, anno della canonizzazione di S. Carlo Borromeo, fu decisa la costruzione di una nuova chiesa che comportò la demolizione totale della chiesa precedente.
L’edificazione della nuova chiesa, che fu intitolata anche a S. Carloiniziò tra il 1612 e il 1619 secondo il progetto di Onorio Longhi: la novità del disegno fu la scelta, per il presbiterio, di un ampio deambulatorio, dietro l'altare maggiore volutamente ispirato all'architettura del duomo di Milano.
Il cantiere, però, procedette a rilento per mancanza di fondi e riprese vigore solo nel 1657 sotto la direzione di Martino Longhi il Giovane, ma solo nel 1668-1669, con gli interventi di Pietro da Cortona, furono completate la tribuna, la cupola, l'abside con l'altare maggiore e l'apparato decorativo dell'interno. Tra il 1682 e il 1685 venne infine realizzata la facciata a cura di Gian Battista Menicucci e del frate cappuccino Mario da Canepina.
Esterno
La basilica diverge dall'orientamento di via del Corso perché segue l'impostazione dell'antica chiesa di San Nicola, che era separata dalla strada da alcune casette, poi abbattute per creare un sagrato davanti al nuovo edificio. La facciata, realizzata nel 1682-1684 da Gian Battista Menicucci e da Mario da Canepina, si presenta ad un solo ordine, tripartito da semicolonne e lesene con capitelli corinzi. Tra queste si aprono il portale centrale, con timpano triangolare, e due porte laterali con timpano centinato, sormontato da finestre architravate; sopra finestroni balconati; a coronamento, trabeazione e timpano spezzati, a forte aggetto.
La cupola, tra le più imponenti di Roma, appoggia su un tamburo, aperto da finestre e plasmato da pilastri e colonne libere. Dalla tribuna semicilindrica si eleva il tiburio, caratterizzato dalle sue volute laterali con le quali si raccorda alla costruzione sottostante; otto pilastri scandiscono il tamburo in uguali sezioni, sulle quali si apre una finestra rettangolare, posta tra due colonne. Otto oculi ovali si trovano nella fascia intermedia, sopra la quale si innalza la calotta divisa in spicchi da costoloni. La lanterna di coronamento presenta volute che separano le otto finestre ad arco.
Interno
L'interno della chiesa, a pianta a croce latina, è divisa in tre navate con tre cappelle per lato, con le quali sono allineati i bracci del transetto dominato dalla cupola; intorno al presbiterio absidato si sviluppa, in prosecuzione delle navate laterali, un deambulatorio che richiama quello del Duomo di Milano. La navata centrale presenta una ricca decorazione tardo-barocca: gli stucchi dorati della volta, del transetto e della tribuna, furono eseguiti dai fratelli Cosimo e Giacomo Antonio Fancelli su disegno del loro maestro Pietro da Cortona (XVII secolo).
La navata centrale presenta al centro un dipinto murale ad affresco, eseguito tra il 1677 e il 1679, da Giacinto Brandi raffigurante la Cacciata degli angeli ribelli dal paradiso; all'incrocio tra la navata centrale e il transetto, s'innalza la cupola decorata con dipinti murali ad affresco, eseguiti tra il 1671 e il 1672, da Giacinto Brandi raffiguranti nella lanterna la Gloria di Dio Padre e, nei pennacchi, i Profeti Daniele, Osea, Geremia e Giona.
Lungo la navata destra si aprono tre cappelle: nella prima, dedicata al Santissimo Crocifisso, è presente al centro una Mostra d'altare (fine del XVI secolo) entro la quale è collocato un Gesù Cristo crocifisso (XVII secolo), in peperino stuccato di Francesco Cavallini; alla parete destra, S. Benedetto da Norcia che appare a S. Enrico d'Inghilterra, dipinto di Francesco Rosa (XVII secolo).
La seconda cappella, dedicata a Maria Ausiliatrice, conserva una icona della Madonna con Gesù Bambino, donata nel 1839 da S. Vincenzo Pallotti alla Basilica.
Nella terza cappella, dedicata alla Sacra Famiglia, è collocata, alla parete sinistra, Estasi di san Francesco d'Assisi (fine del XVI secolo), dipinto di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone.
Nel terminale del transetto destro è posta la cappella dedicata all'Immacolata Concezione, dove si conservano all'altare, Immacolata Concezione tra S. Giovanni evangelista, S. Gregorio Magno, S. Giovanni Crisostomo e S. Agostino (XVIII secolo), in mosaico; l'opera è una copia della pala di Carlo Maratta presente nella cappella Cybo di Santa Maria del Popolo; ai lati sono poste statue di Davide e Giuditta rispettivamente opera di André Jean Le Brun e di Pietro Pacilli (XVIII secolo).
All'altare maggiore è collocata la pala raffigurante la Gloria di S. Ambrogio e S. Carlo Borromeo (1685 - 1690), di Carlo Maratta. Dietro l'altare maggiore è custodito entro un tabernacolo il Reliquiario del cuore di S. Carlo Borromeo. La decorazione della volta della tribuna e la calotta absidale sono un ideale prolungamento di quella eseguita sulla navata centrale e presenta dipinti murali ad affresco realizzati, tra il 1677 e il 1679, da Giacinto Brandi, raffiguranti, sulla volta della tribuna, S. Carlo Borromeo in gloria e sul catino absidale, S. Carlo Borromeo che comunica gli appestati.
Il catino absidale è decorato sulle volte delle cinque campate con affreschi raffiguranti Allegorie delle Virtù, opere di diversi artisti del XVII secolo.
Adiacenti al presbiterio si trovano la Sacrestia papale nella quale si conserva una Crocifissione di Gesù Cristo (secondo-terzo quarto del XVII secolo), attribuita a Guillaume Courtois e la Sacrestia grande, dove si conserva all'altare, S. Ambrogio benedicente (1620 - 1637), opera di Tommaso Luini detto il Caravaggino.
Nel terminale del transetto sinistro è posta la cappella del Santissimo Sacramento dove sono presenti, all'altare, Dio Padre in gloria (1627 - 1632), dipinto di Tommaso Luini detto il Caravaggino; ai lati vi sono le statue dell'Allegoria della Fede e dell'Allegoria della Religione (primo quarto del XX secolo).
Anche lungo la navata sinistra si aprono tre cappelle. Nella prima cappella subito dopo il transetto sinistro, si incontra la cappella dedicata a S. Olaf, oggi cappella nazionale dei Norvegesi. La pala d’altare raffigura il Santo Re di Norvegia e fu donata da Papa Leone XIII. Ai lati sono collocati, sulla destra, Sacra Famiglia con S. Anna e S. Giovannino (primo quarto del XVII secolo), opera di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio; sulla sinistra, Orazione di Gesù Cristo nell'orto di Gethsemani (seconda metà del XVII secolo), opera di Pasquale de Rossi.
Nella cappella successiva, dedicata a S. Filippo Neri, è custodita all'altare, Estasi di S. Filippo Neri (1663 - 1687), dipinto di Francesco Rosa.
L’ultima cappella, dedicata a S. Barnaba, conserva all’altare una pala con Predica di S. Barnaba (1652), opera di Pier Francesco Mola.
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GALLERY

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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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