il Medioevo
Santi Quattro Coronati al Laterano
Fondato a metà del V secolo sui resti di una domus romana, è una delle basiliche più importanti della Roma medievale. Dopo tanti secoli conserva un particolare fascino, tanto che l’impressione che si ha al momento di varcarne la soglia è di quella di immergersi in un’atmosfera antica e sospesa nel tempo, lontana dal caos e dai ritmi frenetici della città moderna.
Specifiche | Basilica minore-Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia del Ss. Salvatore e dei Ss. Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano |
Proprietà | Ente Religioso Cattolico |
Affidamento | Ordine di Sant'Agostino (OSA) |
Accesso | 6:30-12:45 e 15:30-20:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Roma Sacra- Itinerario 32-33-Elio De Rosa editore-2005 L. Barelli-Il complesso dei Ss. Quattro Coronati a Roma-2009; santiquattrocoronati.org aulagoticasantiquattrocoronati.it |
Indirizzo | Via dei Ss. Quattro Coronati 20 – Rione Celio |
Realizzazione | Fondata nel IV secolo, fu ricostruita nel XII e XIII secolo. Restauri ad inizio XX secolo |
Stile architettonico | Paleocristiano e Romanico |
Architetto | Antonio Munoz (1884-1960) |
da non perdere | Oratorio di S. Silvestro, Chiostro, Cappella di s. Barbara, affreschi del XIII secolo, Catino absidale |
Storia
La chiesa, che fa parte di un complesso fortificato medievale, è dedicata ai quattro soldati Simproniano, Claudio, Nicostrato e Castorio, martirizzati ("coronati", ossia coloro che hanno ricevuto la corona di spine, simbolo del martirio perché si erano rifiutati di adorare la statua di Esculapio e di cinque scultori dalmati, complici insieme ai soldati.
Il nucleo originario del complesso venne eretto nel IV secolo da papa Milziade con il nome di Titulus Aemilianae, denominazione a cui presto si sovrappose quella di Titulus SS. Quattuor Coronatorum ricordata per la prima volta nel 595. L'edificio sorge nell'area in cui si trovava il Tempio di Minerva Capta (Minerva Prigioniera) e si inserì presumibilmente in un'ampia aula absidata, che faceva parte di una grande domus aristocratica edificata all'inizio del IV secolo. Nei secoli successivi, fu oggetto di importanti restauri da parte dei papi Onorio I (VII secolo), Adriano I e Leone III (a fine dell’VIII secolo), Gregorio IV (IX secolo).
Leone IV (847-855) la fece poi trasformare in una basilica a tre navate preceduta da un quadriportico, all'ingresso del quale si inserì la torre campanaria.
A seguito dei gravi danni prodotti nel 1084 dalle truppe normanne di Roberto il Guiscardo, papa Pasquale II provvide ad una complessiva e radicale ristrutturazione dell'edificio: in questa occasione la parte anteriore fu trasformata in cortile, la navata centrale originaria fu tripartita tramite due file di colonne e le navate laterali furono chiuse tamponando i colonnati che le dividevano dalla navata centrale e trasformate in chiostro l'una e in refettorio l'altra. Nel 1138, durante il pontificato di Innocenzo II, la chiesa fu affidata ai monaci benedettini, che vi rimasero fino al XV secolo; sotto di loro furono costruiti il monastero (fine XII secolo), articolato intorno a due cortili e un chiostro (XIII secolo), e la cappella di S. Silvestro (1246).
Importanti restauri furono poi fatti eseguire nella prima metà del XV secolo dopo la cattività avignonese, quando il complesso fu dichiarato sede pontificia da papa Martino V.
Nel 1521 il complesso passò ai camaldolesi e a questi, nel 1560, subentrarono le Monache Agostiniane che tuttora lo custodiscono. Nei decenni successivi furono eseguiti importanti lavori al suo interno e intorno al 1630, quando la chiesa fu completamente ristrutturata e ridecorata.
Tra il 1912 e il 1916 la chiesa fu ristrutturata sotto l sotto la direzione di Antonio Muñoz, rimettendo in luce alcune strutture originari medievali. Nel 1996, durante un intervento di routine venne alla luce il più raro esempio di arte gotica a Roma. Nascosti da quasi ottocento anni sotto sette strati di intonaco azzurro, sono venuti alla luce circa trecento metri quadrati di straordinari affreschi che rivestivano le pareti e le volte della Sala Gotica, forse l’aula di giustizia di un tribunale ecclesiastico.
Esterno
L'ingresso alla chiesa avviene attraverso un portale ad arco sovrastato dalla torre campanaria del IX secolo, la più antica superstite di Roma. Oltrepassato il portale si accede ad un primo cortile, con arcate di fine Cinquecento, corrispondente all'antico atrio di ingresso della basilica leonina. Il braccio occidentale è decorato con dipinti murali, commissionati dalla Confraternita dei Marmorari, raffiguranti la Natività di Gesù e Presentazione di Gesù al Tempio, affreschi del XVI secolo. Sotto il portico di questo primo cortile interno si accede all'annesso Oratorio di San Silvestro dove è conservato un gioiello dell’arte pittorica medievale, che narra le Storie di papa Silvestro. Tra le scene raffigurate, quella celebre della Donazione di Costantino al papa, in cui Roma e altre regioni dell’Occidente vengono cedute alla Chiesa, atto, poi scoperto essere falso, che diede origine al potere temporale della Chiesa. Nel vano attiguo all'oratorio è stato ritrovato un raro calendario liturgico del XIII secolo con figure umane che simboleggiano i mesi dell'anno.
Attraverso un architrave si passa in un altro cortile, corrispondente alla parte anteriore dell'antica basilica, trasformata appunto in cortile nella ricostruzione di Pasquale II: da qui, attraverso un portico costituito da colonne con capitelli ionici e corinzi, si giunge all'ingresso della chiesa.
Interno
L'interno della chiesa, a pianta basilicale, diviso in tre navate da colonne di spoglio, in granito, con capitelli corinzi e compositi, presenta in alto matronei con colonne e capitelli ionici sormontati da un pulvino. La navata centrale ha un pavimento cosmatesco del XII secolo ed è coperta con un soffitto ligneo a cassettoni eseguito intorno al 1580.
Nel fondo della navata centrale è l'abside semicircolare, che è ancora quella originaria del IX secolo, decorata da affreschi eseguiti tra il 1623 e il 1630 da Giovanni da San Giovanni, raffiguranti nel catino absidale la Gloria di tutti i Santi e nella parete absidale, Storie della vita dei Santi Quattro Coronati.
Nel presbiterio si conservano quattro arche, ritrovate nel XIII secolo, contenenti le spoglie dei martiri. Nella parete di sinistra presso la scala che scende alla cripta, è murato il paliotto d'altare (XII secolo), proveniente dalla chiesa di Pasquale II con ai lati due iscrizioni: quella a sinistra ricorda la deposizione dei corpi sotto Leone IV con l'elenco delle reliquie; a destra la ricognizione di Pasquale II nel 1111.
Nelle navate laterali si notano, all'altare della navata destra, Adorazione dei pastori (1585 ca.), olio su tela di ambito zuccaresco alla parete destra, alcuni pregevoli dipinti murali ad affresco, eseguiti nella prima metà del XIV secolo, raffiguranti S. Benedetto da Norcia, santo vescovo e monaco inginocchiato; S. Bartolomeo e due santi; Gesù Cristo in pietà e angeli, S. Pietro.
All'altare della navata sinistra si trova un dipinto con S. Sebastiano curato da Lucina e Irene (1632 ca.), opera di Giovanni Baglione; sul pilastro sinistro dell'arco trionfale, è addossato un Tabernacolo decorato con rilievi raffigurati Angeli adoranti, Colomba dello Spirito Santo, attribuito a Luigi Capponi o ad Andrea Bregno. Sulla controfacciata si conserva un dipinto murale raffigurante Santi papi e santi vescovi (seconda metà del XIII secolo).
Il chiostro
Si accede al chiostro dalla navata sinistra della basilica: risale al XIII secolo ed è formato da quattro corridori coperti da un tetto ligneo, disposti intorno a una zona scoperta coltivata a giardino. La parte centrale forma un rettangolo quasi perfetto costituito da pareti traforate da arcatelle poggianti su 96 colonnine binate e 10 pilastri di marmo posti agli angoli e al centro di ciascun lato. Dal punto di vista stilistico il chiostro s'inquadra in quella tipica espressione dell'arte romana medievale che viene definita cosmatesca.
La fontana al centro del chiostro, che contribuisce non poco al fascino dell'ambiente, fu realizzata da Antonio Munoz nel 1913. E’ composta da una vasca quadrata al cui centro, sopra una base che imita quelle delle colonnine duecentesche, si trova un rocchio di colonna scanalata che sorregge un singolare elemento di epoca medievale formato da due vasche circolari sovrapposte. La vasca inferiore ha un diametro di 1,61 m e quella superiore di 1,26 m, e sono scolpite in un solo blocco di marmo. Caratterizzano la vasca inferiore quattro protomi simmetricamente disposte, da cui sgorga l'acqua, e, tra due di esse si trovano altre due teste di leone affiancate.
Lungo le pareti del chiostro Antonio Munoz realizzò un antiquarium costituito in prevalenza dai reperti che rinvenne nella basilica di Pasquale II.
Dal chiostro si accede alla cappella di S. Barbara: in origine era una cappella laterale della basilica, nella sua navata di sinistra; in seguito, la ristrutturazione medievale di quest’ultima, l'ha isolata ed oggi è accessibile solo dal chiostro del monastero annesso alla basilica. Ha una pianta trapezoidale con tre absidi su tre lati; la volta è a crociera, ed è sostenuta da quattro mensoloni marmorei. Sull'abside sud resti di affreschi del IX e del XIV secolo; sulle pareti si possono ancora riconoscere le Storie di S. Barbara, sulla volta i Simboli degli evangelisti, sull'abside una Madonna col Bambino.
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