San Carlo alle Quattro Fontane - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
San Carlo alle Quattro Fontane
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Dedicata a S. Carlo Borromeo, fu progettata da Francesco Borromini per i padri Trinitari Scalzi, come chiesa annessa a un piccolo convento: rappresenta uno dei maggiori capolavori architettonici del barocco romano.
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Specifiche
Chiesa annessa-chiesa nazionale estera (Spagna)-luogo sussidiario di culto della parrocchia dei Ss. Vitale e Compagni Martiri in Fovea
Proprietà
Ente religioso cattolico
Affidamento
Ordine della Santissima Trinità e degli Schiavi (O.SS.T.)
Accesso
Da LUN a SAB 10.00-13.00; DOM 12:00-13:00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
Trinitari di San Carlino-San Carlino alle Quattro Fontane;
Roma Sacra – Itinerario 16- Elio De Rosa editore-1999;
F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994;
Indirizzo
Via del Quirinale, 23 – Rione Monti
Realizzazione
Realizzata tra il 1638 e il 1680
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Francesco Borromini (1599-1667)
da non perdere
Chiostro, Sacrestia, dipinto “S. Carlo” di Orazio Borgianni
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Storia
Dedicata alla Ss. Trinità e a S. Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, insieme al chiostro ed al convento ed è stata realizzata tra il 1634 e il 1644 da Francesco Borromini su commissione dei frati dell’ ordine dei Trinitari Scalzi.
La costruzione del chiostro, iniziata nel 1634 fu terminata nel 1644, mentre nello stesso anno fu completata la facciata del convento e la chiesa (iniziata nel 1638) e un primo campanile quadrangolare attiguo. Il prospetto esterno della chiesa venne realizzato molto più tardi, a partire dal 1664, e dopo la morte del Borromini, nel 1667, i lavori furono proseguiti dal 1670 dal nipote Bernardo Borromini e si protrassero ancora per un decennio, fino alla posa della statua di S. Carlo nella nicchia principale nel 1680. Il campanile originario venne abbattuto per la sistemazione del corpo convesso della chiesa sull'angolo delle Quattro Fontane e ne venne costruito un altro nel 1670.
Esterno
La facciata esterna è suddivisa in due ordini, uno superiore ed uno inferiore, e appare movimentata dall’introduzione di un susseguirsi di linee concave e convesse, che gli conferiscono una sorta di dinamismo architettonico. Nella nicchia posta sopra al portale d’ingresso è situata la statua di S. Carlo Borromeo realizzata da Antonio Raggi tra il 1675 ed il 1680. Nelle nicchie laterali sono inserite le statue scolpite da Sillano Sillani nel 1682:S Giovanni de Matha e S. Felice di Valois, fondatori dell’Ordine della Ss. Trinità. La facciata culmina in un medaglione ovale a superficie concava, sorretto da angeli in volo.
Interno
La chiesa, come pure il complesso monastico, sono caratterizzati da dimensioni sorprendentemente ridotte e dall'estrema semplicità dei materiali utilizzati secondo la regola dei Frati dell'Ordine Trinitario, ma anche alle idee artistiche del Borromini, che preferiva materiali umili come intonaco e stucco a materiali preziosi, nobilitandoli con la tecnica. Grazie al genio di Borromini, che seppe coniugare queste qualità con un risultato elegante e innovativo, la chiesa e l'intero complesso sono annoverati tra i massimi prodotti dell'architettura barocca. Del resto lo stesso Borromini dichiarava: “La vera opera è illuminata solo dalla luce del cuore e del cielo. Non ha bisogno di oro o di altro preziosismo”.
L'interno, di piccole dimensioni, ha impianto ovale, è privo di ricche decorazioni in marmo, ma è nobilitato attraverso il sapiente uso dello stucco: il bianco regna incontrastato, rendendo l’ambiente sobrio e luminoso. Le nicchie sono raccordate da colonne corinzie alveolate che seguono la parete e sorreggono una trabeazione continua.
La cupola ovale, costruita a nido d’ape, presenta lacunari in stucco cruciformi, esagonali e ottagonali ed è illuminata da due finestre alla base e dalla lanterna superiore. Al centro della decorazione della cupola vi è una rappresentazione dello Spirito Santo nel triangolo della Trinità.
Il collegamento tra la cupola e il corpo dell'edificio è realizzato attraverso la presenza di quattro pennacchi appoggiati sulla trabeazione. Il movimento ondulatorio delle pareti e l'alternanza di sporgenze e rientranze sembrano hanno
creato un organismo pulsante sottolineato dall'assenza di decori fastosi. Una particolarità riguarda la presenza ricorrente di elementi riuniti in tre unità (gli angeli nei pennacchi, le nicchie per le colonne, le file di soffitti a cassettoni nelle nicchie sopra gli altari): questo numero evoca la Trinità cui erano devoti i Trinitari.
Subito dopo l’ingresso sulla destra si trova la cappellina del Nazareno che conserva pitture seicentesche aventi per oggetto “Cristo alla colonna”, la “Coronazione di spine” e la “crocifissione”.
L’altare maggiore conserva un tabernacolo in marmo, ornato da un bassorilievo con la Trinità, progettato probabilmente dallo stesso Borromini; la pala d’altare seicentesca “S. Carlo Borromeo con i fondatori dell’Ordine adorante la Trinità” è opera di Pierre Mignard. Sull’altare di sinistra si trova il dipinto “Estasi di S. Giovanni Battista della Concezione” di Prospero Mallerini (1819), mentre sull’altare di destra si trova il dipinto “Estasi di S. Michele dei Santi” di Amalia de Angelis (1847).
A sinistra dell’altare maggiore si trova una piccola cappella destinata al cardinale Francesco Barberini che aveva contribuito finanziariamente all’edificazione della chiesa: sull’altare vi è la tela di Giovanni Francesco Romanelli con il “Riposo durante la fuga in Egitto” databile al 1642-1644.
Sulla sinistra dell'ingresso, attraverso un cancello, si accede alla cripta, che segue la stessa pianta della chiesa e al suo interno custodisce due cappelle, una delle quali era in origine destinata alla tomba del Borromini, che venne invece sepolto nella la Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

Il chiostro
Dall’interno della chiesa si accede al chiostro a pianta ottagonale allungata, con al centro un piccolo pozzo sempre di forma ottagonale. Nonostante le ridotte dimensioni dello spazio a disposizione, Borromini riuscì a conferire il senso di profondità e di ampiezza suddividendo il chiostro in due ordini, uno inferiore composto da serliane, convesse agli angoli, e quello superiore, circondato da una serie di colonne e da una balaustra. Borromini riuscì, come nella chiesa, ad infondere un senso di accoglienza e rimuovere il senso di oppressione che sarebbe potuto derivare dalle ridotte dimensioni dell'ambiente.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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