Il Barocco
Sant'Ivo alla Sapienza
La chiesa si erge nel piccolo cortile del Palazzo della Sapienza (da cui proviene il nome), sede dell'antica Università di Roma, dal XV secolo fino al 1935. E’ considerata una delle più straordinarie creazioni di Francesco Borromini e uno degli esempi più affascinanti del barocco a Roma.
Specifiche | Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Agostino in Campo Marzio |
Proprietà | Demanio dello Stato |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | DOM 9:00-11:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra-Itinerario 7–Elio De Rosa editore-1996; F. Gizzi - Le Chiese barocche di Roma-Newton-1994; sivoallasapienza.eu laboratorioroma.it/s.-ivo-alla-sapienza |
Indirizzo | Corso del Rinascimento, 40 – Rione Sant'Eustachio |
Realizzazione | Realizzata tra il 1642 e il 1660, per i suoi valori artistici, tecnici e simbolici è considerata come uno dei capolavori del Borromini e della storia dell’architettura in generale |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Francesco Borromini (1599-1667) |
da non perdere | Altare maggiore, realizzato su disegno di G.B. Contini; tela di Pietro da Cortona |
Storia
La chiesa è una mirabile opera di Francesco Borromini, che nel 1632 era stato incaricato da papa Urbano VIII di portare a compimento il complesso dove sin dal 1497 aveva sede l’Università della Sapienza, fondata nel 1303 da Bonifacio VIII. In quel momento l'impianto del cortile su cui doveva affacciare e la facciata erano già stati definiti da Giacomo della Porta. I lavori iniziarono nel 1643 e proseguirono per oltre vent'anni. La prima fase costruttiva fu dal 1643 al 1655 quando la chiesa si trovava ancora al grezzo e con edifici estranei addossati. Dopo un'interruzione i lavori ripresero nel 1659, con il completamento della chiesa, la realizzazione della Biblioteca universitaria Alessandrina e delle facciate su piazza sant'Eustachio e via dei Canestrari. Nel 1660 la chiesa fu consacrata, anche se i lavori proseguirono ancora per qualche anno. La biblioteca fu invece completata dopo la morte di Francesco Borromini.
Dopo l'unità d'Italia la chiesa venne chiusa al pubblico e usata come archivio universitario per alcuni decenni, finché nel 1926 Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, si adoperò con successo per la sua riapertura al culto. Attualmente la chiesa ospita il Centro culturale Paolo VI.
Esterno
La facciata della chiesa fa da sfondo al cortile ed è la continuazione delle due ali del palazzo: i due ordini di arcate del porticato proseguono infatti lungo la facciata concava trasformandosi nelle finestre al piano superiore e, al piano inferiore, nelle finestre e nel portale centrale. L’attico è decorato con i simboli araldici dei Chigi, le stelle ad otto raggi e le sei cime, in onore di papa Alessandro VII. Sull’attico, svettano la cupola polilobata e l’ardita lanterna cuspidata a spirale, con fiaccole di travertino, culminante in una corona fiammata, su cui sono poste una sfera, una croce e una colomba con il ramoscello d'ulivo nel becco, realizzate in ferro battuto.
Dal centro del cortile, ovunque si volga lo sguardo, si vedono simboli araldici: i draghi dei Boncompagni, le api dei Barberini, le aquile dei Borghese, le stelle e le cime dei Chigi.
Interno
L’interno della chiesa è anch’esso del tutto originale: ha forma stellare, derivante dall’intersezione di due triangoli equilateri, che generano un esagono, su cui attestano cerchi aventi come centro i vertici e i punti di intersezione fra gli assi delle due figure. Delle sei cappelle laterali tre sono dunque semicircolari mentre le altre tre, giacenti sui vertici del triangolo, ne svelano la forma. Tale geometria crea all’interno dell’edificio un’alternanza di parti concave e convesse, scandite e sottolineate da pilastri con capitelli corinzi addossati agli spigoli, che sostengono il cornicione. La parte al di sopra del cornicione è caratterizzata dallo slancio della cupola, che poggia direttamente sul corpo della cappella. La cupola è divisa in sei spicchi da costoloni, che salgono restringendosi sempre più fino ad unirsi alla base della lanterna, costituendo il passaggio dall’esagono della base alla forma perfetta del cerchio. In ogni spicchio si apre un finestrone e l’ascensione è scandita da otto stelle alternativamente a sei e otto punte. Al centro del lanternino è visibile la colomba circondata dai raggi dello Spirito Santo portatore di Sapienza: è uno degli innumerevoli riferimenti del Borromini alla Sapienza e alla simbologia religiosa che vi è correlata
La Trinità, simboleggiata dal triangolo, è la figura di partenza che, combinata con un altro triangolo rovesciato e con parti di cerchio concave e convesse, forma la figura stilizzata di tre api, simbolo a sua volta di carità, prudenza e laboriosità, nonché elemento araldico nello stemma della famiglia Barberini, ripetuto ovunque nella chiesa.
L'altare maggiore è occupato da una grande pala raffigurante S. Ivo, patrono degli avvocati, dipinta da Pietro da Cortona, e terminata nel 1683 dal suo allievo, Giovanni Ventura Borghesi.
Il pavimento, disegnato dal Borromini, ha un articolato disegno a intarsi marmorei bianchi e neri.
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