San Pantaleo - Le Chiese di Roma

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Sette e Ottocento
San Pantaleo
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Anticamente detta “de Parione” dal nome del rione, la chiesa è dedicata a San Pantaleone di Nicomedia, martirizzato sotto Diocleziano a Nicomedia nel 305 e patrono dei medici.
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Damaso
Proprietà
Fondo Edifici di Culto
Affidamento
Ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie (Sch. P./SP)
Accesso
7:30-13:10 e 16:00-19:10

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Sacra-Itinerario 10–San Pantaleo-Elio De Roda editore-1996;
Ministero degli Interni-Fondo Edifici per il Culto-San Pantaleo;
F. Gizzi - Le Chiese di Roma del Sette e Ottocento-Newton-1995
Indirizzo
Piazza di San Pantaleo – Rione Parione
Realizzazione
Chiesa originaria del XIII secolo, ricostruita nel XVII secolo e ristrutturata ad inizio Ottocento
Stile architettonico
Barocco e neoclassico
Architetto
Giovanni Antonio De Rossi (1616-1695) - Giuseppe Valadier (1762-1839)
da non perdere
Volta della navata, altare maggiore
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Storia
La chiesa esisteva già alla fine del XII secolo in quanto ricordata in una bolla di Papa Urbano III del 1186 come “Sancti Pantaleonis de Pretecarolis”. Restaurata più volte nel corso dei secoli seguenti, nel 1621 la chiesa e il convento annesso furono affidati a S. Giuseppe Calasanzio, che ne fece la curia generalizia dell’ordine da lui fondato, gli Scolopi, che ancora possiedono l’intero complesso.
L'aspetto generale dell'edificio rimase immutato fino al 1680 quando la chiesa fu ricostruita su progetto di Giovanni Antonio de Rossi; i lavori proseguirono fino al 1689 con alcune interruzioni causate da problemi finanziari e la facciata neoclassica fu aggiunta solo nel 1806 ad opera di Giuseppe Valadier. In occasione del terzo centenario della morte di S. Giuseppe Calasanzio, la chiesa è stata restaurata nel 1948 e poi nuovamente alla fine degli anni '90.
Esterno
La facciata, a due ordini, risale al 1806 ed è opera di Giuseppe Valadier. Al centro apre il portale d’ingresso tra due colonne ioniche sormontato da un timpano triangolare. Nell’ordine superiore, entro un’arcata cieca apre una finestra rettangolare. L'ingresso è fiancheggiato da una coppia di colonne ioniche a tutto tondo e presenta sull'architrave una decorazione a festoni.
Interno
L’interno, progettato da Giovanni Antonio de Rossi, è costituito da un’unica navata con due cappelle laterali e una profonda abside. Gli affreschi della volta furono realizzati da Filippo Gherardi, detto il Lucchesino, dal 1687 al 1692 e rappresentano il “Trionfo del Nome di Maria”. Nella volta è possibile identificare le rappresentazioni dei quattro continenti noti all'epoca del dipinto che rendono onore alla Vergine.
La prima cappella a destra è dedicata al Crocifisso; la pala d'altare è un gruppo scultoreo ottocentesco in legno dipinto raffigurante Maria Maddalena inginocchiata ai piedi della Croce sullo sfondo di un paesaggio affrescato.
La cappella successiva, dedicata a S. Giuseppe conserva un sarcofago contenente le spoglie di S. Flaviano, martirizzato nel III secolo; la pala d'altare, raffigurante la Morte di San Giuseppe, è attribuita a Sebastiano Ricci (1690).
Il presbiterio è preceduto da un arco trionfale sostenuto da giganteschi pilastri corinzi; il catino dell'abside è raggiato e cassettonato con pannelli esagonali incassati.
L'altare maggiore fu progettato da Nicola Salvi nel 1748, in occasione della beatificazione di Giuseppe Calasanzio, con la collaborazione di Luigi Vanvitelli, che ne affidò la realizzazione prima a Carlo Murena e poi a Virginio Bracci, che la seguì fino al 1768. Sotto l’altare si trova il sarcofago, disegnato da Carlo Murena, contenente le spoglie di S. Giuseppe Calasanzio. Al posto della pala dipinta c'è una piccola icona della Madonna incastonata in un bassorilievo marmoreo di Luigi Acquisti (inizi del XIX secolo).
Passando al lato sinistro della chiesa si trova un vestibolo dove è collocata una pala del Pomarancio, rappresentate i santi Giusto e Pastore; quindi, si accede alla sacrestia in cui si trova il Pozzo di S. Pantaleo: benedetta con le reliquie del santo e pertanto ritenuta miracolosa; l’acqua del pozzo veniva offerta ai fedeli ogni 27 luglio, nel giorno dell’anniversario del santo taumaturgo, protettore dei medici.
Segue la cappella di S. Anna con la pala d'altare con S. Anna e S. Gioacchino con la Vergine giovinetta, attribuita da fonti settecentesche a Bartolomeo Bosi. Infine, si ha la cappella dedicata a S. Pantaleone, con la pala d'altare del 1689 di Tommaso Amedeo Caisotti che raffigura S. Pantaleo che guarisce gli infermi.
Nella controfacciata, al di sopra di una balaustra si erge la struttura dell'organo ornato da angeli reggighirlanda e reggistemma.
Nell’attiguo convento si trovano le stanze dove visse S. Giuseppe Calasanzio, con numerose reliquie e oggetti a lui appartenuti.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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