Sacre Stimmate di San Francesco - Le Chiese di Roma

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Sette e Ottocento
Sacre Stimmate di San Francesco
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Costruita sulla preesistente chiesa medievale dei Santissimi Quaranta Martiri del Calcarario, così detta perché in quella zona si trovavano decine di calcare, ovvero fornaci per trasformare in gesso e calce le statue e le colonne di marmo di epoca romana.
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Aquiro
Proprietà
Diocesi di Roma
Affidamento
Clero religioso
Accesso
Da MAR a VEN 10:00-13:00 e 16:30-19:30; DOM 10:30-13:00 e 17:00-20:00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Sacra-Itinerario 10– Elio De Rosa editore-1997;
sacrestimmate.org
Indirizzo
Largo delle Stimmate, 1 – Rione Pigna
Realizzazione
Edificata tra il 1714 e il 1721
Stile architettonico
Rococo
Architetto
Carlo De Dominicis (1696-1758)
da non perdere
Statua di S. Francesco di Antonio Raggi; pala delle “Stimmate di S. Francesco” di Francesco Trevisani
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Storia
La chiesa odierna fu costruita su quella medievale dei Santissimi Quaranta Martiri del Calcarario, così detta perché in quella zona si trovavano i forni nei quali venivano cotti i marmi provenienti dai resti degli edifici antichi ormai in rovina per poi essere trasformati in calce. Nel 1597 Clemente VIII la concesse all’Arciconfraternita delle Stimmate di S. Francesco che la fece riedificare e le diede il nuovo nome, su progetto di Giovanni Battista Contini nel 1714 e ultimata nel 1721.
Esterno
La facciata a due ordini, disegnata da Antonio Canevari, presenta nella parte inferiore un portico in cui si apre un portale con arco a tutto sesto. Sopra l’architrave un timpano spezzato racchiude la statua in stucco di San Francesco attribuita ad Antonio Raggi. Nell’ordine superiore apre una grande finestra decorata con una testa di serafino in stucco. A coronamento l’emblema dell’Arciconfraternita delle Stimmate.
Interno
L’interno, di derivazione borrominiana, presenta una pianta a navata unica con tre cappelle intercomunicanti per lato; nella volta a botte si trova un affresco di Luigi Garzi raffigurante la Gloria di San Francesco (1720 ca).  
La prima cappella sul lato destro è la Cappella della Redenzione con sull'altare un Crocifisso d'avorio attribuito ad Alessandro Algardi e sulle pareti i dipinti, entrambi del 1730 raffiguranti, sulla destra, La Flagellazione, di Marco Benefial e, sulla sinistra, L’Incoronazione di Spine di Domenico Maria Muratori. Sul soffitto si trova un affresco del Trionfo della Croce di Giovanni Odazzi (1726).
La cappella che segue è dedicata a S. Michele Arcangelo e fu completamente rifatta da Andrea Busiri Vici nel 1869. La terza cappella a destra è dedicata a S. Giuseppe Calasanzio e conserva una pala d'altare, opera di Marco Capriozzi (XVIII secolo), che mostra il santo che ha una visione della Madonna.
La chiesa non ha abside e l’altare maggiore occupa la parete di fondo. Ha due pilastri e due mezze colonne che sostengono la trabeazione sopra la quale c'è un frontone triangolare. Su questo siedono angeli in stucco che adorano una croce, opera di Pietro Bracci (XVIII secolo). La pala d'altare è di Francesco Trevisani (1719) e raffigura S. Francesco che riceve le stimmate.
Passando al lato sinistro si incontra la cappella dedicata a S. Antonio da Padova con la pala d'altare, opera di Francesco Trevisani, raffigurante il santo che ha la visione del Bambino Gesù. La cappella successiva, dedicata all'Immacolata Concezione, fu fatta ristrutturare nel 1884 per papa Leone XIII e i membri della sua famiglia, i Pecci. La pala d'altare raffigurante l'Immacolata Concezione è di Domenico Torti (XIX secolo), autore anche i dipinti delle pareti laterali con episodi della vita della Madonna. Infine, si incontra la cappella dedicata ai Quaranta Martiri di Sebaste, ai quali era dedicata la chiesa più antica e raffigurati nella pala d'altare di Giacinto Brandi (XVII secolo).
Nella sagrestia si conserva un reliquiario che custodisce il sangue di S. Francesco d'Assisi. Nel sotterraneo della chiesa esiste un ossario risalente al Cinquecento.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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