Sette e Ottocento
San Salvatore alle Coppelle
È detta alle coppelle (alle botti) dal nome delle botti di legno della capacità di circa 5 litri prodotte in questa zona fino al XVI secolo. Dal 1914 è la chiesa nazionale dei cattolici romeni ed è officiata con il Rito Orientale Bizantino-Romeno.
Specifiche | Rettoria-Chiesa nazionale (Romania) di rito bizantino romeno-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Agostino in Campo Marzio |
Proprietà | Pontificio Collegio Romeno |
Affidamento | Clero di altra diocesi |
Accesso | Da LUN a SAB 14:00-20:00; DOM 8:00-12:00 e 14:00-20:00. |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra-Itinerario 8– Elio De Rosa editore-1996 F. Gizzi- Le Chiese di Roma del Sette e Ottocento-Newton-1995. |
Indirizzo | Piazza delle Coppelle, 72 – Rione Sant'Eustachio |
Realizzazione | Chiesa originaria dell’XI secolo, modificata nel 1739 |
Stile architettonico | Rococo |
Architetto | Carlo De Dominicis (1696-1758) |
da non perdere | Iconostasi con la raffigurazione dell’”Ultima Cena” |
Storia
Fu edificata nell’XI secolo su di una preesistente chiesa intitolata a S. Maria della Pietà. Nel 1195 Celestino III la restaurò riconsacrandola con il nome di San Salvatore alle Coppelle e facendo costruire il campanile. Il nome Coppelle ricorda il fatto che nel medioevo nella zona erano concentrati i “cupellari”, ovvero i fabbricanti di cupelle, tipici barilotti che si usavano in quel tempo a Roma.
Nel 1663 divenne la Casa Madre della Confraternita della Perseveranza, istituita per aiutare gli stranieri che si ammalavano a Roma e per seppellire coloro che morivano. La chiesa subì un ampio restauro nel 1739 e contemporaneamente fu rifatta la facciata secondo un progetto di Carlo De Dominicis. Nel 1914, papa S. Pio X concesse la chiesa alla comunità cattolica romena di rito bizantino: ciò comportò negli anni successivi modifiche di tipo strutturale dell’interno.
Esterno
La facciata presenta un portale sormontato da una finestra rettangolare e, ai lati due portali sovrastati da due tondi incorniciati. Quello centrale da direttamente accesso alla chiesa; gli altri rispettivamente al vano della base del campanile e all’ambiente adibito a sacrestia.
Il campanile a pianta quadrata è incluso infatti nel perimetro della chiesa; è di quattro piani con aperture ad archi che ora sono state in gran parte tamponate; i piani sono separati da cornicioni.
Interno
L’interno a tre navate con l’abside centrale e tre altari. Le navate laterali, coperte da piccole volte a crociera, sono più corte di quella centrale a causa della presenza del campanile e del locale adibito a sacrestia. Sulla parete del vano d’ingresso è murata la più antica memoria della chiesa, una grande lastra reca un'iscrizione che ricorda la consacrazione della chiesa nel 1195 da parte di papa Celestino III.
La navata centrale è coperta da una volta a botte dipinta a finti stucchi con al centro il simbolo dalla Trinità.
Sulla parete della navata destra si trovano un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, databile alla fine del Quattrocento e un Crocifisso ligneo cinquecentesco. Conclude la navata la cappella dedicata alla Dormizione della Madonna dove è presente un frammento di un affresco del XV secolo raffigurante la Dormizione.
L’iconostasi che separa il presbiterio dalla navata fu aggiunta dopo l’assegnazione della chiesa al clero romeno; dipinta da Alessandro Pigna raffigura l’Ultima Cena e figure di santi. Dietro l'iconostasi si trova l'altare dove è raffigurato Cristo Salvatore. Il catino absidale è a cassettoni ottagonali, con rosoni. La parete sopra l'arco absidale presenta una lunetta sulla quale è presente un finto stucco raffigurante la Colomba dello Spirito Santo.
La cappella a sinistra del presbiterio originariamente era dedicata a S. Giovanni Battista, ma quando la chiesa fu ricostruita nel XVIII secolo fu ridedicata a S. Giuseppe; presenta all’altare una tela di inizio Novecento raffigurante la Trinità e S. Giuseppe. La terza campata della navata sinistra contiene l’opera più monumentale della chiesa: il monumento funebre del cardinale Giorgio Spinola, opera di Bernardino Ludovisi (1744).
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