Santa Maria in Aquiro - Le Chiese di Roma

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Il Rinascimento
Santa Maria in Aquiro
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Questa chiesa è di antichissima origine, visto che viene già menzionata come pree-sistente all’epoca di Gregorio III nell’VIII secolo. Il termine “Aquiro” deriva dalla deformazione del nome "a Cyro" con cui viene ricordata fin dal XII secolo, ma il suo significato originale risulta incerto.
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Specifiche
Parrocchia diocesana
Proprietà
Ente Religioso Cattolico
Affidamento
Chierici Regolari di Somasca (CRS)
Accesso
7:15-12:00; 16:00-19:30.
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Sacra-Itinerario 9- Elio De Rosa editore-1997;
ismaroma.it/lastoria/
F. Gizzi- Le Chiese Rinascimentali di Roma-Newton-1994
Indirizzo
Piazza Capranica, 72 – Rione Colonna
Realizzazione
Edificata tra il 1588 e il 1620, completata nel 1774 e restaurata nel XIX secolo
Stile architettonico
Manierista
Architetto
Francesco Capriani da Volterra (1535-1594) - Carlo Maderno-(1556-1629) - Pietro Camporese il Vecchio (1726-1781
da non perdere
Affresco trecentesco raffigurante la “Madonna col Bambino e S. Stefano”
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Storia
La chiesa, con il titolo di "Santae Dei Genetricis que appellatur a Cyro", è documentata per la prima volta all’epoca di papa Gregorio III (VIII secolo), che la fece restaurare, e ne attesta le origini nel VII secolo. Nel 1588 iniziarono i lavori di ristrutturazione dell'intero complesso secondo un progetto di Francesco da Volterra. I lavori, sospesi per la morte dell'architetto, ripresero nel 1601, sotto la direzione di Carlo Maderno, al quale si deve il progetto della facciata realizzata in collaborazione con Filippo Breccioli e fu poi portata a termine, nel 1774, da Pietro Camporese il Vecchio.
Nella metà del XIX secolo gravi danni provocati dall'umidità imposero complessi lavori di restauro che furono condotti su progetto di Gaetano Morichini e portati a termine tra il 1861 e il 1866. Nell'occasione venne rinnovato l'impianto decorativo interno.
Esterno
La facciata, segnata da paraste corinzie, è suddivisa in due ordini: quello inferiore presenta tre portali sormontati da timpani, quella superiore un finestrone con ai lati due campanili e a coronamento un timpano triangolare che reca al centro, tra due angeli, uno stemma cardinalizio con aquila bicipite e un leone rampante. La cupola, impostata su un tamburo in muratura dove si alternano nicchie e finestre, è divisa in otto spicchi e sormontata da una lanternina finestrata.
Interno
L’interno, a pianta rettangolare, è a tre navate con tre cappelle per lato e deve i suoi decori soprattutto a Cesare Mariani che vi lavorò durante i restauri del 1866.
L’aula liturgica è preceduta da un vestibolo, dove è posto un piccolo battistero e dove si conservano numerose lapidi e alcune sepolture.
La prima cappella della navata destra, dedicata S. Sebastiano, presenta all'altare una pala con S. Sebastiano, dipinto della prima metà del XVII secolo. Segue la cappella dedicata al Santissimo Crocifisso, in cui è custodito un Gesù Cristo crocifisso in legno intagliato policromo (prima metà del XVII secolo). La cappella successiva, dedicata all'Annunciazione, detta anche Cappella Ferrari, è decorata da dipinti di Carlo Saraceni con Storie della Vergine e figure di Santi (1617).
Nel terminale del transetto destro è posta la cappella dedicata S. Benedetto Giuseppe Labre, detta anche Cappella Virili, dove sono collocati all’altare e alle pareti laterali dipinti di diversi artisti del XIX secolo con Storie della vita di S. Benedetto Giuseppe Labre.
Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si conclude con un profondo abside semicircolare dove all'altare maggiore è presente, entro mostra, un affresco della scuola del Cavallini (seconda metà del XIII secolo) con la Madonna con Gesù Bambino e S. Stefano.
Nel terminale del transetto sinistro è posta la cappella, dedicata a S. Girolamo Emiliani, dove sono collocati dipinti di diversi artisti del XIX secolo raffiguranti episodi della vita del santo.
Passando alla navata sinistra si incontra la cappella dedicata all'Immacolata Concezione, dove è conservato il più antico quadro dedicato alla Vergine di Lourdes a Roma, risalente al 1873. Nella cappella successiva, dedicata alla Passione di Gesù Cristo, sono presenti tre tele di ambito caravaggesco (1635-1640), Deposizione, Coronazione di spine, Flagellazione, attribuite al francese Trophime Biot.
Infine, si ha la cappella dedicata all'Angelo Custode, rappresentato all’altare in una pala (1867), opera di Ippolito Zapponi.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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