Santa Maria degli Angeli - Le Chiese di Roma

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Il Rinascimento
Santa Maria degli Angeli e dei Martiri
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Venne ricavata da Michelangelo riadattando l'antico tepidarium e alcuni vani annessi, e consacrata agli angeli e ai martiri che secondo la leggenda erano stati impiegati per la costruzione dell'impianto pubblico.
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Specifiche
Basilica minore-Parrocchia diocesana
Proprietà
Demanio dello Stato
Affidamento
Monaci certosini (O Cart)
Accesso
da LUN a SAB 8:00-13:00 e 16:00-19:00; DOM 10:00-13:00 e 16:00-19:00
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton & Compton-2004;
S.Maria degli Angeli-ed. Il Cigno-2013;
Soprintendenzaspecialeroma.it-La basilica di S. Maria degli Angeli;
santamariadegliangeliroma.it
Indirizzo
Piazza della Repubblica – Rione Castro Pretorio
Realizzazione
Costruita nel 1563 da Michelangelo nell’aula del “Tepidarium” delle Terme di Diocleziano, fu alterata nel suo aspetto originale nel XVII secolo
Stile architettonico
Rinascimentale
Architetto
Michelangelo Buonarroti (1475-1564) - Clemente Orlandi (1694-1775) - Luigi Vanvitelli (1700-1773)
da non perdere
Dipinti del Domenichino, Romanelli, Pomarancio e Maratta. Monumenti funebri
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Storia
Le Terme di Diocleziano, costruite tra il 298 e il 306 d.C., furono il più grande impianto termale di Roma e nel mondo romano: coprivano infatti un'area di m 376 x 361 e potevano ospitare circa 3.000 persone.
Nonostante i saccheggi di Goti e Vandali, le terme rimasero almeno parzialmente in uso fino al VI secolo, quando furono completamente abbandonate e, come la gran parte dei monumenti romani, vennero utilizzate come cava di materiali per altre costruzioni. Tuttavia, durante il Medioevo, alcune strutture del complesso riuscirono a essere preservate, in particolare il nucleo centrale, costituito dal tepidarium e frigidarium, che divenne la Basilica di Santa Maria degli Angeli, e una rotonda nell'angolo nord-ovest che fu riutilizzata come Chiesa di San Bernardo alle Terme.
Agli inizi del Cinquecento ebbero spazio le prime idee di una trasformazione del corpo centrale delle Terme di Diocleziano in chiesa, ma solo nel 1561 grazie all’impegno di Antonio del Duca, un sacerdote siciliano devoto al culto degli angeli, che ottenne da papa Pio IV la possibilità di concretizzare il proposito e di erigere nell'antico complesso un luogo di culto da dedicare agli angeli e ai martiri cristiani, i quali, secondo la tradizione, erano stati impiegati nell'edificazione dell'impianto. Della costruzione fu incaricato Michelangelo, che ne stese il progetto che si limitava al restauro quasi interamente conservativo: il tepidarium, il frigidarium e i quattro ambienti che si aprivano ai suoi lati e sull'asse trasversale furono recuperati in un impianto quasi a croce greca con tre ingressi, mentre il quarto braccio era concluso dal presbiterio absidato. I lavori, iniziati nel 1562, alla morte del Buonarroti, nel 1564, non erano ancora terminati ma furono proseguiti dal suo allievo, Jacopo Del Duca, il quale li portò avanti fino al 1566.
Una complessiva ristrutturazione della chiesa iniziò nel 1700, quando fu chiusa l'entrata verso la strada Pia (oggi via XX Settembre) e, nel 1746, fu modificato l'orientamento dell'edificio, spostando l'ingresso sul lato meridionale, verso l’odierna piazza della Repubblica,
Successivi interventi, fino al riassetto decorativo di Luigi Vanvitelli del 1750 che diede all’interno l’aspetto attuale, hanno poi nel tempo modificato il complesso. Il transetto fu allestito come una pinacoteca per le pale d’altare provenienti da San Pietro in Vaticano. A partire dal 1727, infatti, le grandi tele che decoravano gli altari della Basilica Vaticana furono rimosse per motivi conservativi e sostituite da copie in mosaico. La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martire fu dunque eletta quale principale luogo per ospitare tali importanti testimonianze pittoriche, opera dei più celebri artisti del Seicento e del Settecento. Le tele, collocate nell’area del presbiterio e nella navata trasversale, sono opera di Domenichino, Pomarancio, Carlo Maratti, Giovanni Francesco Romanelli, Girolamo Muziano, Pompeo Batoni, Pierre Subleyras, Pietro Bianchi, Placido Costanzi, Francesco Mancini, Pierre Charles Tremollière e Nicolò Ricciolini. Con gli interventi urbanistici e architettonici successivi al 1870, quali l’apertura di via Nazionale e la sistemazione di piazza Esedra, la basilica acquisiva una posizione centrale e si inseriva nella vita ufficiale della nuova Capitale, divenendo il luogo delle cerimonie di Stato.
Esterno
La chiesa presenta una facciata, piuttosto spoglia, ricavata da una parete in laterizi arrotondata del calidarium che fungeva da divisorio nelle antiche terme. I restauri degli inizi del XX secolo eliminarono la facciata del Vanvitelli e la trasformarono in un nicchione a esedra con due ingressi ad arco, con l'intento di riportare l'aspetto a quello originario. Nel 2006 le vecchie porte lignee furono sostituite con quelle nuove, realizzate dal polacco Igor Mitoraj.
La porta di destra ha come tema l'Annunciazione, mentre quella di sinistra rappresenta la Resurrezione.
Interno
La chiesa occupa il nucleo centrale delle Terme di Diocleziano: l'immensa aula mantiene tuttora intatto l'aspetto originario, come le sue proporzioni, le sue misure (metri 27 x 91 circa, compresi i due ambienti laterali), la copertura con le tre enormi volte a crociera e soprattutto le otto imponenti colonne di granito rosa egiziano, monolitiche, alte circa 14 metri e con oltre 5 metri di circonferenza.
Si entra nella basilica per un vestibolo, a pianta circolare, sovrastato da una cupola, già tepidarium, che ospita nelle edicole alcuni monumenti funebri, tra i quali quello di Carlo Maratta (opera di Francesco Moratti), del cardinale Francesco Alciati (opera di Giovanni Battista Della Porta) e quello di Salvator Rosa (opera di Bernardino Fioriti).
Nel vestibolo si aprono due grandi esedre quadrate, trasformate in cappelle laterali: a destra, nella cappella del Crocifisso, è presente all'altare una pala con Crocifissione di Gesù Cristo (seconda metà del XVI secolo), attribuita a Giacomo della Rocca; a sinistra, nella cappella di S. Maria Maddalena, utilizzata a battistero, si conserva all'altare una pala con Noli me tangere (seconda metà del XVI secolo), tavola attribuita da alcuni studiosi a Hendrik van den Broeck e da altri a Cesare Nebbia.
Nell'ambiente di passaggio voltato tra il vestibolo e il transetto, sono collocate entro nicchie, le statue di S. Giovanni Battista (2012), in marmo di Giuseppe Ducrot e di S. Bruno di Colonia (XVIII secolo), di Jean Antoine Houdon.
Seguono due cappelle laterali: a destra, nella cappella di S. Brunone, si conserva all'altare, pala con S. Brunone di Colonia (XVII secolo); a sinistra, nella cappella di S. Pietro, si presenta all'altare una pala con Gesù Cristo consegna le chiavi a S. Pietro (1584), olio su tela di Girolamo Muziano; alle pareti laterali, Liberazione di S. Pietro e S. Pietro e S. Paolo, affreschi di Marco Carloni (XVIII secolo).
Il transetto, che include il frigidarium, è coperto da tre volte a crociera impostate su otto colonne monolitiche di granito rosa egiziano, e i due vestiboli alle estremità, trasformati in grandi cappelle.
Le pareti sono adornate con otto dipinti originali provenienti dalla Basilica di San Pietro e posti in loco nella prima metà del XVIII secolo.
Sul pavimento, diagonalmente, è posta la Linea Clementina (1702), disegnata dagli astronomi Francesco Bianchini e Giacomo Filippo Maraldi: l'opera è una meridiana con costellazioni dello Zodiaco e variazioni millenarie della Stella polare, così chiamata perché voluta da papa Clemente XI con scopo di verificare tangibilmente l'esattezza del Calendario gregoriano e di determinare la data della Pasqua coerentemente con i moti del Sole e della Luna.
Nella terminazione del braccio destro del transetto è posta la cappella del Beato Niccolò Albergati, che presenta all'altare il dipinto di Ercole Graziani raffigurante il Beato Niccolò Albergati (1746 - 1750 ca.) e sulla volta e sulle vele, affreschi di Antonio Bicchierai (metà del XVIII secolo).
Inoltre, nel braccio destro del transetto, sono collocate i monumenti funebri di alcuni dei protagonisti della Prima Guerra mondiale: di Vittorio Emanuele Orlando e dell'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, opere di Pietro Canonica, e del maresciallo Armando Diaz di Antonio Muñoz.
Nella terminazione del braccio sinistro del transetto è posta la cappella di S. Bruno di Colonia, costruita su progetto di Carlo Maratta per il Giubileo del 1700, dove si notano, all'altare, Apparizione a S. Bruno di Colonia della Madonna con Gesù Bambino e di san Pietro (1700 ca.), opera di Giovanni Odazzi e, nella volta, Evangelisti (1700 ca.), affresco di Andrea Procaccini.
Nell'ambiente di passaggio voltato, tra il transetto e il presbiterio, si aprono due cappelle laterali: a destra, la cappella di S. Giacinto, decorata con dipinti eseguiti nel 1608-1613 da Giovanni Baglione; a sinistra, la cappella del Salvatore con, all'altare, pala con Verbo incarnato adorato da sette angeli (1574 ca.), opera di Domenico da Modena e, sulle pareti laterali, le Anime del purgatorio e il Pontefice orante di Giulio Mazzoni detto il Piacentino.
Nel presbiterio, rialzato di alcuni gradini e chiuso da una balaustra, sono collocati, alla parete sinistra,
il Castigo di Anania e Safira (1605 ca.), del Pomarancio; il Battesimo di Gesù Cristo (1697 ca.), di Carlo Maratta; alla parete destra, la Presentazione di Maria Vergine al Tempio (1640 ca.), di Giovanni Francesco Romanelli e il Martirio di san Sebastiano (1629), di Domenico Zampieri detto il Domenichino.
Nell'abside poligonale sono collocate al centro, sull'altare maggiore, Madonna con Gesù Bambino in trono tra i sette arcangeli (1543), di ignoto autore di scuola veneziana; ai lati, i monumenti funebri di papa Pio IV (1565), e del cardinale Giovanni Antonio Serbelloni (1583), opere di Alessandro Cioli. L’affresco della volta raffigura l’Assunzione di Maria Vergine, opera di Daniel Seiter (1681).
A sinistra del presbiterio si accede alla Cappella dell'Epifania, già sacrestia della chiesa michelangiolesca, trasformata in coro nel 1727, decorata con un ciclo di dipinti murali ad affresco eseguiti, intorno al 1717, da Luigi Garzi, e raffiguranti alle pareti e sulla volta Storie della vita di S. Bruno di Colonia.

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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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