San Salvatore in Lauro - Le Chiese di Roma

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Il Rinascimento
San Salvatore in Lauro
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Chiamata "in Lauro" per via del boschetto di alloro che cresceva intorno alla costruzione in tempi antichi, la chiesa-santuario è dedicata alla Madonna di Loreto ed è la chiesa regionale dei piceni a Roma.
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Specifiche
Parrocchia diocesana-chiesa regionale (Marche)
Proprietà
Ente pubblico non territoriale
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
9:00-12:00 e 16:00-19:00
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Parrocchia S. Salvatore in Lauro-edizioni Il Cigno;
Roma Sacra-Itinerario 11–Elio De Rosa editore-1997;
F. Gizzi - Le Chiese rinascimentali di Roma-Newton-1994
sansalvatoreinlauro.org
Indirizzo
Piazza di San Salvatore in Lauro, 15 – Rione Ponte
Realizzazione
Fondata nel VII secolo, la chiesa fu riedificata verso la metà del XV secolo e in seguito a fine XVI secolo
Stile architettonico
Manierista e neoclassico
Architetto
Ottaviano Nonni Mascherino (1536-1606) - Ludovico Rusconi Sassi (1678-1736)
da non perdere
Opere di Antoniazzo Romano, Camillo Rusconi, François Duquesnoy e di Pietro da Cortona; Chiostro
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Storia
La chiesa, sorta sul sito di un tempio romano dedicato alla dea Europa e circondato un boschetto di alloro (in latino, lauro), è ricordata già come esistente nel XII secolo con il titolo Sancti Salvatoris de Lauro. Ricostruita una prima volta nel 1449, la chiesa venne distrutta nel 1591 da un incendio. Tre anni dopo, nel 1594 venne dato inizio alla ricostruzione dell'edificio sacro, su progetto di Ottaviano Mascherino. I lavori, per le grandi difficoltà economiche, proseguirono con estrema lentezza fino a bloccarsi. Nel 1669 la chiesa divenne proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni in Roma che vi istituirono il culto della Madonna di Loreto anche se, nonostante questa nuova intitolazione, il popolo romano continuò, allora come oggi, a chiamare la chiesa con il suo antico nome di San Salvatore in Lauro.
I lavori di costruzione dell'edificio vennero ripresi, tra il 1727 e il 1734, prima da Ludovico Rusconi Sassi, al quale si deve la cupola, il campanile e la sacrestia, e poi da Nicolò Salvi e Antonio Asprucci. L'intero complesso fu completato, tra il 1857 e il 1862, da Camillo Guglielmetti, al quale si devono la facciata della chiesa e alcune modifiche dell'interno, riportato poi alle sue forme originale nel 1958.
Esterno
La facciata neoclassica, in travertino, realizzata nel 1857-1862 da Camillo Guglielmetti, è suddivisa in due ordini: l'inferiore, è aperto da un monumentale portale d’ingresso, preceduto da un protiro con colonne corinzie, che sorreggono la trabeazione, e sormontato dallo stemma di papa Pio IX; il superiore, presenta al centro, un grande bassorilievo raffigurante il Trasporto della Santa Casa di Nazareth a Loreto (1862), opera di Rinaldo Rinaldi. Conclude la facciata, un grande timpano triangolare dentellato, sormontato dalla croce, che poggia su una fascia con l'iscrizione dedicatoria a Maria di Loreto, patrona dei Piceni.
Interno
L'interno, considerato il capolavoro del Mascherino, presenta una pianta a croce latina a navata unica, delimitata da trentaquattro colonne corinzie binate, in travertino, su cui sono impostate le arcate trasversali della volta; sulla cornice al centro del transetto, che termina con due cappelle, si eleva la cupola.
Lungo la navata destra si aprono tre cappelle: nella prima, dedicata alla Madonna Addolorata, detta anche Cappella Pavoni, sono conservati tre dipinti, eseguiti nel 1712 da Giuseppe Ghezzi, raffiguranti all'altare, la Pietà e, alle pareti laterali, S. Antonio abate e S. Nicola da Tolentino.
La cappella successiva è dedicata a S. Carlo Borromeo e presenta all'altare una pala con S. Carlo Borromeo in adorazione della Madonna con Gesù Bambino (1617-1618), opera di Alessandro Turchi detto l'Orbetto. Nella terza cappella, dedicata alla Natività di Gesù, è collocata all'altare una pala con Adorazione dei pastori (1624-1626), opera di Pietro da Cortona.
Nel terminale del transetto destro si trova la cappella dedicata ai santi marchigiani.
Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini e delimitato da una balaustra, è posto l'altare maggiore: all’interno di una nicchia è collocata la statua della Madonna di Loreto (secondo quarto del XVII secolo), di Francesco Duquesnoy: l'immagine è la più antica copia dell'originale andata distrutta nell'incendio del 1591.
Nel terminale del transetto sinistro è posta la cappella dedicata alla Santa Casa.
Passando alla navata sinistra si incontrano in successione le cappelle dedicata a S. Lutgarda di Tongres, a S. Giuseppe e infine a S. Pietro che conservano tele del XVII e XVIII secolo.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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