Il Rinascimento
Santo Stefano del Cacco
Ubicata dove sorgeva il tempio delle divinità egizie Iside e Serapide, deve il suo curioso nome ad una strana storia che ha a che fare con una scimmietta.
Specifiche | Rettoria- luogo sussidiario di culto della parrocchia dei Ss. XII Apostoli |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Congregazione Silvestrina dell'Ordine Benedettino (OSB Silv.) |
Accesso | DOM 11:00-12:30. |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton & Compton-2004; Roma Sacra-Itinerario 9-S. Stefano del Cacco-Elio De Rosa ed.-1997; Fondo Edifici di Culto-S.Stefano del Cacco. |
Indirizzo | Piazza dell'Oratorio, 70 – Rione Pigna |
Realizzazione | Eretta nel IX secolo, restaurata nel XII e ampliata nel XVI secolo |
Stile architettonico | Manierista |
Architetto | Ignoto |
da non perdere | Pietà, affresco di Perin del Vaga |
Storia
La chiesa si chiamava in origine Santo Stefano de Pinea, in allusione all’enorme pigna di epoca romana da cui è derivato il nome del rione in cui si trova e che oggi è conservata nella Città del Vaticano. La sua attuale curiosa denominazione deriverebbe da una storpiatura popolare di macaco (macacco), dal simulacro di un cinocefalo egiziano che si trovava dinnanzi alla porta della chiesa, in cui la gente del luogo vedeva la testa di una scimmia, invece che della testa di cane, con cui era raffigurato il dio egizio Thot.
Le origini della chiesa sono molto antiche anche se non si conosce con esattezza l’epoca di fondazione, ma si suppone che sia stata eretta durante il pontificato di papa Adriano I (VIII secolo) sulle rovine del tempio di Iside e Serapide, di cui furono riutilizzate le dodici colonne della navata centrale. Sicuramente la chiesa esisteva all'epoca di papa Pasquale I (secondo quarto del IX secolo), che la abbellì con un mosaico absidale, purtroppo andato perduto, che raffigurava il papa con un modellino della chiesa. Risalgono al XII secolo il campanile e l’abside.
L'aspetto attuale risale al restauro in stile barocco fatto eseguire nel 1607 dai monaci dell’Ordine Benedettino Silvestrino, ai quali fu affidata da Pio IV nel 1563 e che tuttora la officiano. Ulteriori restauri si sono succeduti nel XVIII e XIX secolo e nel 2007.
Esterno
La facciata, a due piani, fu probabilmente eseguita da Antonio Canziani intorno al 1640. Il portale in travertino, fiancheggiato da lesene e sormontato da un frontone triangolare, fu disegnato da Paolo Maruscelli (XVII secolo); sopra il portale è posta l’iscrizione dedicatoria. Il secondo ordine della facciata presenta una finestra coronata da frontone segmentato e paraste laterali. Il campanile romanico, non visibile dalla strada in quanto inglobato nell’edificio eretto sopra l’antico portico, risale al 1160.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, ha una navata centrale con arcate nelle navate laterali; in totale ci sono sette campate, ma le ultime due campate della navata centrale sono incluse nel presbiterio.
La seconda e la terza campata della navata laterale destra hanno cappelle laterali, così come la seconda, la quarta e la sesta campata della navata laterale sinistra. Altre due cappelle occupano le estremità delle navate laterali, fiancheggiando il presbiterio, per un totale di sette cappelle laterali.
Le dodici antiche colonne utilizzate nelle arcate della chiesa provengano dal tempio di Iside sulle cui rovine è stata eretta la chiesa.
La decorazione delle pareti e del soffitto della navata è della metà del XIX secolo, così come il pavimento realizzato utilizzando i marmi provenienti dall’antica Basilica di San Paolo fuori le Mura andata distrutta dall’incendio del 1823. L'affresco nel pannello centrale del soffitto raffigura L’Apoteosi di S. Benedetto, ed è stato eseguito da un ignoto artista nel 1857.
Al lato destro dell'ingresso si trova la cappella dell'Angelo Custode e conserva una pala d'altare raffigurante l'Angelo Custode che conduce per mano un bambino, copia di un dipinto di Pietro da Cortona, conservato a Palazzo Barberini.
Segue la cappella dedicata a S. Giuseppe, con una pala d'altare di autore ignoto che raffigura la morte del santo (XVIII secolo).
Proseguendo lungo la navata destra si trova una nicchia ad arco che contiene l’opera più insigne conservata nella chiesa, una Pietà di Perin del Vaga del 1519.
L’altare all'estremità della navata destra è dedicato a Nostra Signora Consolatrice degli Afflitti, con una statua lignea del XVII secolo, vestita con abito di stoffa e mantello.
Il presbiterio è delimitato da una balaustra a tre lati in marmo policromo; ha un'abside con una conca, e un arco trionfale, opera di Rocco Solari (1608). L'altare non ha edicola o pala d'altare perché gli stalli del coro dei monaci, risalente al 1668, occupano la curva dell'abside dietro di esso. Sopra l’altare è presente un Crocifisso dipinto su una tavola.
La parete dell'abside sopra gli stalli del coro ha tre affreschi: quello centrale mostra rappresenta la lapidazione di S. Stefano, opera di Cesare Nebbia. I due affreschi laterali, opera di Cristoforo Casolani, raffigurano S. Carlo Borromeo e S. Francesca Romana. Sopra questi tre affreschi si trovano ulteriori affreschi raffiguranti la Santissima Trinità e ovali con Santi.
La cappella in fondo alla navata sinistra, dedicata alla Crocifissione, conserva un Crocifisso ligneo del XVII secolo; la pala d'altare è un affresco dei primi del XVII secolo raffigurante i Santi Lorenzo, Antonio Abate e Silvestro Gozzolini che venerano il Cristo Crocifisso, attribuito a Cristoforo Roncalli, il Pomarancio, o della sua scuola. Segue la cappella dedicata a S. Matteo, con una pala d'altare che mostra un Angelo che detta il Vangelo al santo, opera di Cesare Mariani (XIX secolo). Quindi si incontra la cappella dedicata a S. Silvestro Gozzolini, fondatore dell’Ordine dei Silvestrini, con la pala d'altare anonima del XVIII secolo raffigurante il santo che riceve la Regola da S. Benedetto. Sulle lunette sono presenti due affreschi, anch’essi opera del Mariani, che raffigurano un miracolo compiuto da S. Silvestro Gozzolini e il santo che riceve la Comunione dalle mani della Madonna.
Infine, si incontra la cappella dedicata al Santo Volto dove, sull’altare è presente un dipinto moderno del telo di S. Veronica. Sulle pareti laterali sono esposte opere di Giovanni Baglione (1639) che raffigurano i santi Stefano e Paolo primo Eremita (a destra) e i santi Carlo Borromeo e Filippo Neri (a sinistra). La controfacciata ha una galleria con balaustra contenente un organo di fine XVII secolo.
GALLERY