il Medioevo
Santa Maria sopra Minerva
La basilica di Santa Maria sopra Minerva è uno dei rari esempi in Roma di arte gotica; custodisce le reliquie di S. Caterina da Siena e, nella sacrestia, la stanza ove la santa morì, il sepolcro del Beato Angelico e molte opere d'arte.
Specifiche | Basilica minore-Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Aquiro |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Ordine dei Predicatori (OP) |
Accesso | 11:00-13:00 e 15:00-19:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Roma Sacra-Itinerario 8-Elio De Rosa editore-1996 Ministero degli Interni-Fondo Edifici di Culto-Santa Maria sopra Minerva; Padri Domenicani- S. Maria sopra Minerva-2001; F. Gizzi- Le Chiese Medievali di Roma-Newton-998; santamariasopraminerva.it |
Indirizzo | Piazza della Minerva, 42 – Rione Pigna |
Realizzazione | Eretta nel VII secolo, fu riedificata nel XII. Ulteriori restauri nel XVI e XIX secolo |
Stile architettonico | Gotico e Rinascimentale |
Architetto | Antonio da Sangallo il Giovane (1483-1546) - Carlo Maderno (1556-1629) |
da non perdere | Opere di Michelangelo, Antoniazzo Romano, Melozzo da Forlì, Baciccia, Federico Barocci, Carlo Maratta, Carlo Saraceni, Gian Lorenzo Bernini; Tombe di S. Caterina da Siena e del Beato Angelico |
Storia
Su tutta l'area su cui attualmente insiste la basilica di Santa Maria sopra Minerva e l'annesso convento, sorgevano tre templi dell'antica Roma: il Minervium, di epoca domizianea eretto in onore di Minerva Calcidica, l'Iseum dedicato a Iside, e il Serapeum dedicato a Serapide.
Proprio sulle rovine dell'antico tempio dedicato a Minerva Calcidica, fu edificato nell'VIII secolo un oratorio dedicato alla Vergine con il toponimo di Minervum, che venne donato da papa Zaccaria a delle monache basiliane fuggite da Costantinopoli per le persecuzioni degli Iconoclasti.
Nel 1256 l'oratorio fu concesso all'Ordine Domenicano, ma è nel 1280 che ebbe inizio la costruzione della chiesa gotica a tre navate, probabilmente su disegno dei domenicani fra Sisto Fiorentino e fra Ristoro da Campi. Alla fine del XIII secolo il coro e il transetto erano compiuti e la chiesa poteva essere utilizzata per il culto, ma lo spostamento della corte papale ad Avignone all'inizio del XIV secolo causò un rallentamento dei lavori.
Verso la metà del XIV secolo fu aperta al culto, dopo il completamento della zona absidale, della crociera e delle navate laterali; nel Seicento, in seguito al rifacimento delle cappelle del transetto, alla costruzione o ricostruzione delle laterali, alla riduzione a tutto sesto degli archi delle navate mediante soprastrutture in legno e stucchi, la chiesa assunse un aspetto prevalentemente barocco e molte furono le famiglie gentilizie che promossero il rinnovamento delle proprie cappelle, commissionando lavori a Bernini, Baciccia, Rainaldi e altri importanti esponenti del barocco romano.
Nel 1667, sulla piazza antistante, fu innalzato l'Elefante obeliscoforo, disegnato da Gian Lorenzo Bernini ed eseguito da Ercole Ferrata, divenuto subito il simbolo caratteristico di piazza della Minerva e ormai parte integrante della visione d'insieme dalla chiesa.
I lavori di costruzione della basilica terminarono nel 1725, in occasione del Giubileo, quando per volontà di Benedetto XIII e con i progetti di Filippo Raguzzini e Carlo Marchionni, si procedette alla decorazione della facciata.
Tra il 1848 e il 1855 furono apportati importanti lavori di restauro a cura di Girolamo Bianchedi con i quali si volle riportare la chiesa alle primitive linee romanico-gotiche; nel corso di tali lavori fu demolita la maggior parte delle aggiunte barocche, riconducendo l'edificio a linee più essenziali eliminando le impalcature barocche dalle arcate laterali e spostando dalla navata centrale a quelle laterali i tanti monumenti sepolcrali che la affollavano.
Esterno
La facciata è divisa in tre sezioni da lesene e coronata da un disadorno cornicione, ognuna aperta da tre grandi oculi e da altrettanti portali, realizzati nel XV secolo: i due laterali sono sormontati da lunette con dipinti murali ad affresco, mentre quello centrale da un timpano triangolare. Al centro dell'architrave, tra un motivo di festoni e teste di cherubini, si trova lo stemma del cardinale Domenico Capranica; sotto, l'iscrizione dedicatoria.
Sulla parete destra della facciata sono posti due gruppi di tre lapidi indicanti l'altezza raggiunta dalle inondazioni del fiume Tevere: va ricordato, infatti, che questa zona, con il vicino Pantheon, era tra le più basse della città e quindi particolarmente soggetta ad alluvioni. La più antica risale al 1422, durante il pontificato di Martino V, mentre quella indicante il livello più alto raggiunto risale al gennaio 1548; la più recente è del dicembre 1870.
Interno
L'interno rappresenta l'unico esempio di complesso architettonico gotico in Roma. E' a tre navate con volte a crociera poggiate su dodici pilastri, e presenta il transetto, un profondo coro e due cappelle ai lati del presbiterio. Sulle due navate laterali si aprono varie cappelle appartenenti a famiglie della nobiltà romana, che hanno mantenuto il loro aspetto barocco e ricche di opere d'arte.
La prima cappella sul lato destro è il Battistero, ricavato nello spessore della facciata, con decorazioni di Filippo Raguzzini e una tela raffigurante un Noli me tangere, opera rinascimentale di Marcello Venusti.
La seconda è la cappella Caffarelli, dedicata a S. Luigi Bertrando, in cui si conservano all'altare, una pala con S. Luigi Bertrando in estasi, di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia e, sulla volta e alle pareti laterali, Storie della vita di S. Domenico di Guzman, affreschi di Gaspare Celio (XVII secolo).
Segue la cappella Colonna, dedicata a S. Rosa da Lima, decorata con dipinti eseguiti tra il 1668 e il 1671 da Lazzaro Baldi raffiguranti all'altare, pala con Visione di S. Rosa da Lima e, alle pareti laterali e sulla volta, affreschi sulla vita di S. Rosa da Lima.
Quindi si ha la cappella Gabrielli, dedicata a S. Pietro da Verona, nella quale sono presenti all'altare, una pala con Martirio di S. Pietro di Bonaventura Lamberti (XVII secolo) e alle pareti laterali e nelle lunette affreschi di Battista Franco detto il Semolei e sulla volta affreschi di Girolamo Muziano (XVI secolo).
La cappella successiva, dedicata all’Annunciazione conserva la tela d’altare raffigurante l’ Annunciazione e il cardinale Torquemada che presenta le fanciulle povere (1500), realizzata da Antoniazzo Romano mentre ai lati dell’altare si
trovano le statue di S. Domenico e di S. Giacinto di Niccolò Stabbia; sulla volta e nelle lunette sono affreschi di Cesare Nebbia con Storie della vita di Maria Vergine (fine del XVI secolo). Segue la cappella Aldobrandini, dedicata al Santissimo Sacramento, al cui interno sono custoditi la pala d’altare con l’Istituzione dell’Eucarestia, opera di Federico Barocci (mentre ai lati dell’altare si trovano le statue di S. Pietro e di S. Paolo di Camillo Mariani oltre alle statue di S. Sebastiano di Nicolas Cordier e di Clemente VIII di Ippolito Buzi (inizi del XVII secolo).
Quindi si incontra la cappella di S, Raimondo di Peñafort che conserva la tela d’altare raffigurante S. Paolo e S. Raimondo di Penafort di Nicolas Magny D’Artesia (XVII secolo), il monumento funebre del Cardinale Juan Diego de Coca realizzato da Andrea Bregno e l’affresco Cristo giudice tra due angeli attribuito a Melozzo da Forlì.
In un ambiente che precede la parete destra del transetto si apre la cappella del Crocifisso che custodisce al suo interno un antico crocifisso ligneo risalente al Quattrocento e tradizionalmente attribuito a Giotto. Nel transetto destro trova posto il monumento funebre del vescovo Guglielmo Durand (1296), in mosaico e marmo, di Giovanni di Cosma: la struttura ad edicola è costituita da due parti, eseguite con tecniche e materiali diversi, raffiguranti in alto, entro lunetta, Madonna con Gesù Bambino in trono tra S. Domenico di Guzman e S. Privato di Mende che presenta il vescovo Guglielmo Durand; in basso, il ritratto funebre giacente del vescovo Guglielmo Durand.
Sempre in questo lato del transetto si trova la cappella Carafa, emblema dell’arte rinascimentale, dedicata alla Vergine e a S. Tommaso d’Aquino, risalente al XV secolo, che conserva al suo interno un ciclo di affreschi eseguiti, tra il 1488 e il 1493 da Filippino Lippi tra cui la pala d’altare raffigurante l’Annunciazione, mentre ai lati e nella parte superiore è raffigurata l’Assunzione della Vergine.
Dal transetto destro, si accede alla cappella Altieri, dedicata a Ognissanti, al cui interno si conserva sull’altare la tela di Carlo Maratta (XVII secolo) con S. Pietro che presenta alla Madonna S. Luigi Bertrando, S. Rosa da Lima, S. Filippo Benizi, S. Francesco Borgia e S. Gaetano da Thiene.
Ancora nel transetto destro si apre la cappella Capranica, dedicata alla Madonna del Rosario, dove si conservano all'altare una Madonna del Rosario (prima metà del XVIII secolo), di Michelangelo Cerruti e alle pareti laterali, un ciclo di dipinti murali con Storie della vita di S. Caterina da Siena, di Giovanni De Vecchi; nella volta, è presente un ciclo di dipinti con Misteri del Rosario di Marcello Venusti (XVI secolo).
Nel presbiterio, rialzato di alcuni gradini, addossato al pilastro destro si trova la statua in marmo di S. Giovanni Battista (1858) opera di Giuseppe Obici, mentre addossato al pilastro sinistro c’è il Gesù Cristo risorto (1518 - 1520 ca.), marmo di Michelangelo Buonarroti. Sotto l'altare maggiore trova posto il sarcofago quattrocentesco di S. Caterina da Siena raffigurata poggiando il proprio capo su un morbido cuscino, marmo attribuito a Isaia da Pisa.
Nel catino absidale è contenuta la cappella del Coro o Medicea ove sono posti monumenti funebri in marmo opera di Antonio da Sangallo il Giovane, Bartolomeo Bandinelli, Raffaello da Montelupo e Giovanni Lippi, come pure, nel pavimento, la lastra tombale del cardinale Pietro Bembo.
Dal transetto sinistro, si entra nel vestibolo al cui interno sono collocati alcuni monumenti funebri.
Adiacente al Vestibolo è la cappella Frangipane, dedicata a S. Maria Maddalena, dove si conservano la lastra tombale del Beato Angelico (1455), opera di Isaia da Pisa,
Dal transetto sinistro, per un corridoio, si accede alla sagrestia e quindi ad una piccola stanza dove morì S. Caterina da Siena nel 1380, ricostruita in questo ambiente nel 1637 e decorata con dipinti murali staccati raffiguranti Storie della vita di Gesù Cristo e Santi (1482-1483), affreschi di Antoniazzo Romano.
Nel terminale del braccio sinistro del transetto si trova la cappella di S. Domenico con all’altare una pala con la Madonna, tra S. Caterina d'Alessandria e S. Maria Maddalena, che dona l'icona con S. Domenico di Guzman (1723 - 1726), opera di Paolo De Matteis. Alla parete sinistra si trova un gruppo scultoreo con Madonna con Gesù Bambino, S. Giovannino e S. Giovanni fanciullo (1670), marmo di Francesco Grassia; alla parete destra è collocato il monumento funebre di papa Benedetto XIII, in marmo di Pietro Bracci, Carlo Marchionni e Bartolomeo Pincellotti (XVIII secolo).
Segue la cappella dedicata a S. Pio V, detta anche Cappella Braschi, in cui sono custodite all'altare una pala con S. Pio V trionfa che sui turchi (XVIII secolo), dipinto di Andrea Procaccini; alle pareti dipinti di Lazzaro Baldi raffiguranti alla parete destra, S. Pio V e la battaglia di Lepanto (1672) e alla parete sinistra l’Assunzione di Maria Vergine (ultimo quarto del XVII secolo).
Su un pilastro della navata laterale si trova il Monumento funerario di Suor Maria Raggi, opera realizzata tra il 1647 e il 1653 dal Bernini.
La cappella successiva, dedicata a S. Giacomo Maggiore, è detta anche Cappella Lante della Rovere; presenta all’altare la pala con S. Giacomo Maggiore (1570 - 1580 ca.), di Marcello Venusti e alle pareti laterali, monumenti funebri della famiglia Lante Della Rovere.
Nella cappella seguente, dedicata a S. Vincenzo Ferrer, detta anche Cappella Giustiniani, è collocata all'altare la pala con Predica di S. Vincenzo Ferrer (inizi del XVII secolo), opera di Bernardo Castello e alla destra dell'altare un affresco attribuito alla scuola di Duccio di Buoninsegna con Madonna con Gesù Bambino (fine del XIII-inizio del XIV secolo). Sulle pareti laterali sono posti monumenti funebri.
Segue la cappella Grazioli, dedicata a Cristo Redentore in conservano all'altare, pala con Gesù Cristo Redentore (primo quarto del XVI secolo), attribuito al Pietro Perugino e ai lati statue di S. Sebastiano e S. Giovanni Battista, oltre a altri monumenti funebri.
La cappella dedicata a S. Giovanni Battista, detta anche Cappella Naro, è decorata con dipinti, eseguiti intorno al 1600 da Francesco Nappi, raffiguranti, all'altare, S. Giovanni Battista; sulla volta Profeti e angeli e nei pennacchi, Evangelisti; alle pareti laterali vi sono monumenti funebri e nicchie ovali ove sono posti marmi che ritraggono membri della famiglia Naro.
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