Santissimo Nome di Maria - Le Chiese di Roma

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cupole di Roma
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Sette e Ottocento
Ss. Nome di Maria al Foro Traiano
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Nel Foro Traiano, questa chiesa settecentesca è dedicata al Santissimo Nome di Maria, la cui devozione fu promossa per commemorare la vittoria riportata dagli eserciti cristiani contro l'Impero ottomano nella battaglia di Vienna del 1683 che segnò la fine dell'avanzata musulmana in dell'Europa.
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Specifiche
Rettoria-Chiesa nazionale (Austria)-luogo sussidiario di culto della parrocchia dei Ss. XII Apostoli
Proprietà
Ente Religioso Cattolico
Affidamento
Clero Diocesano
Accesso
da MAR a DOM 10.00-12.30 e 17.00-19.30

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
www.ssnomemaria.it/
Roma sacra-Itinerario 3-Elio De Rosa editore-1995;
F. Gizzi-Le Chiese di Roma del Sette e Ottocento- Newton-1995
Indirizzo
Foro Traiano, 89 – Rione Trevi
Realizzazione
Eretta tra il 1736 e il 1751
Stile architettonico
Rococo
Architetto
Antoine Derizet (1685-1768)-Mauro Fontana (1701-1767)
da non perdere
Esterno: statue di profeti ed evangelisti.
Interno: medaglioni su episodi della vita di Maria, tavola “Vergine con Bambino”
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Storia
Le origini risalgono al 1736. Fu edificata sul luogo dove sorgeva la quattrocentesca chiesa di San Bernardo al Foro Traiano ove aveva sede l’omonima Confraternita che alla fine del XVII secolo si dissolse; così nel 1694 l'edificio fu affidato alla Confraternita del Santissimo Nome di Maria. La devozione al Santissimo Nome di Maria era stata promossa da Innocenzo XI nel 1685, per commemorare la vittoria riportata il 12 settembre 1683 dagli eserciti cristiani contro l'Impero ottomano nella battaglia di Vienna, la quale segnò la fine della spinta musulmana per la conquista dell'Europa.
La chiesa ben presto si rivelò di dimensioni troppo ridotte per soddisfare le attività svolte dalla confraternita e per tale ragione nel 1728 ne fu decisa la demolizione per costruire una nuova da dedicare al Santissimo Nome di Maria. Gravi problemi economici ritardarono la costruzione fino al 1731 quando fu affidato a Mauro Fontana la direzione dei lavori. Questi però già nel 1735 fu sostituito da Antoine Derizet che modificò il progetto originario e diresse i lavori dal 1736 al 1738, completando la facciata e la cupola. Nel 1743 controversie tra il Derizet e l’Arciconfraternita determinarono la sospensione dei lavori fino al 1751 quando subentrò nuovamente Mauro Fontana che con Agostino Masucci curò la decorazione interna della chiesa.
Nello stesso periodo, per motivi statici causati dalla cupola, vennero chiusi i due ingressi laterali.
Esterno
La struttura, che ricorda la vicina Santa Maria di Loreto, presenta al primo ordine un basamento ottagonale, spartito da colonne e lesene composite, e terminante in un'alta balaustra marmorea ornata da undici statue raffiguranti evangelisti e profeti; al secondo, si eleva il tamburo, scandito da paraste binate, con capitelli corinzi, in otto facce, sulle quali si aprono altrettante finestre sormontate da timpani curvi. Le paraste continuano sulla cupola, che viene divisa da queste in otto sezioni, dove si aprono altrettanti oculi, incorniciati da volute. Il lanternino è caratterizzato da una serie di finestrelle ad arco, separate da colonnine, sormontate da candelabri in pietra.
Interno
L'interno della chiesa, a pianta centrale con sette cappelle a raggiera, è articolato da un ordine gigante di pilastri in otto settori, aperti alternativamente dagli archi di accesso alle cappelle e da arconi in corrispondenza dei tre ingessi originari e dell'altare maggiore.
La cupola, divisa da costoloni in otto spicchi, ha un apparato decorativo che presenta otto medaglioni in stucco con Storie della vita di Maria Vergine (metà del XVIII secolo), eseguite da Carlo Antonio Tandarini, Francesco Queirolo, Giovanni Battista Maini, Filippo Della Valle, Bernardino Ludovisi e Michelangelo Slodtz; inoltre sono presenti decorazioni in stucco dorato con rami di palme, gigli e altri fiori (metà del XVIII secolo), opera di Giacomo e Francesco Galli.
Sul lato destro si aprono tre cappelle: la prima, dedicata a S. Luigi Gonzaga, presenta all’altare una pala con S. Luigi Gonzaga in adorazione del Crocifisso (1748), opera di Antonio Nessi.
La cappella seguente, dedicata a S. Anna, conserva all'altare una pala con S. Anna e Maria Vergine (XVIII secolo), di Agostino Masucci, mentre nelle pareti laterali si trova una Immacolata Concezione (metà del XIX secolo) e un Crocifisso in ebano e avorio del XVII secolo.
Nella terza cappella, dedicata a S. Giuseppe, è collocata all'altare il dipinto Morte di S. Giuseppe (metà del XVIII secolo), di Stefano Pozzi e ai lati una Sacra Famiglia e S. Giuseppe e l’Angelo di autore ignoto del XVIII secoloa
La cappella maggiore, realizzato nel 1750 da Mauro Fontana, presenta una mostra d’altare con Gloria di Angeli (XVIII secolo) di Andrea Bergondi al cui centro è posta l’immagine dipinta su legno della Vergine con Gesù Bambino (XII secolo). Sovrastante all’immagine e circondato da dodici stelle dorate si trova il monogramma di Maria e al suo culmine due angeli che sorreggono una corona dorata che costituisce un compimento a tutto l’altare maggiore.
Anche sul lato sinistro si aprono tre cappelle: subito dopo la cappella maggiore c’è la cappella dedicata al Ss. Crocifisso, dove all'altare si trova un Crocifisso del XVI secolo, in legno intagliato. Nella cappella successiva, dedicata a S. Bernardo di Chiaravalle, si conserva all'altare una pala con Maria Vergine che appare a S. Bernardo di Chiaravalle, tela di Nicolò Ricciolini (metà del XVIII secolo)
L’ultima cappella, verso l’ingresso, è dedicata ai santi Pietro e Paolo e presenta all'altare una pala con S. Pietro e S. Paolo (metà del XVIII secolo), tela di Lorenzo Masucci.
Nella controfacciata si trova l’organo, opera della prima metà del Settecento, decorato con festoni dorati e angeli musici.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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