Santa Balbina - Le Chiese di Roma

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Santa Balbina all'Aventino
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La chiesa, che ha dignità di Basilica minore, è dedicata alla vergine e martire romana del II secolo, figlia di Quirino, un tribuno dell'esercito romano, convertitosi al cristianesimo, insieme al quale subì il martirio.
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Specifiche
Basilica minore- Rettoria- Luogo sussidiario di culto della parrocchia di San Saba
Proprietà
Ente Religioso Cattolico
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
Non visitabile-Restauri in corso
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Archeologica- Itinerario 16-17– Elio De Rosa editore-2003;
F. Gizzi - Le Chiese medievali di Roma-Newton Compton-1998
Indirizzo
Piazza di Santa Balbina, 8 – Rione San Saba
Realizzazione
Chiesa originaria realizzata nel VI secolo, più volte abbandonata e in seguito restaurata fino al ripristino definitivo degli anni Venti del XX secolo
Stile architettonico
Paleocristiano
Architetto
Antonio Muñoz (1884–1960)
da non perdere
Catino absidale, Cattedra cosmatesca, Affreschi dal IX al XIV secolo
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Storia
La costruzione sembra databile al IV secolo, ma apparteneva forse inizialmente ad una residenza (domus) identificata, dai bolli laterizi, con quella donata dall'imperatore Settimio Severo, all'inizio del III secolo, al suo amico Lucio Fabio Cilone, due volte console e Prefetto di Roma e, quindi, solo più tardi fu utilizzata come chiesa.
Tra l'VIII e il IX secolo, i pontefici Gregorio III e Leone III ristrutturarono e abbellirono la chiesa, mentre Gregorio IV e Benedetto III la sostennero con notevoli donazioni, ma il carattere saltuario degli interventi non bastò a garantire la stabilità dell'edificio e l'intero complesso, alla fine del XII secolo, fu completamente abbandonato per l'insalubrità della zona e cadde in rovina: è in questo periodo che il catino absidale crollò e il mosaico che lo decorava andò perduto.
Nel XIII secolo il complesso venne assegnato ai monaci greci della vicina comunità di Basilica di Santa Maria in Cosmedin che lo restaurarono. Successivamente il monastero fu trasformato in un fortilizio turrito tale da garantirne la difesa dalle incursioni degli eserciti invasori; della fortificazione è oggi ancora visibile, nel giardino della chiesa, un torre in laterizi.
Nel XV e nel XVI secolo, dato lo stato in cui versava il complesso, si resero necessari ulteriori restauri, ma la basilica fu nuovamente abbandonata ai primi del XVII secolo a causa della malaria che imperversava nella zona, fu oggetto di numerosi saccheggi che la privarono di tutti i suoi arredi medioevali; solo nel 1698 venne di nuovo aperta al culto e affidata nel tempo a varie congregazioni fino al 1813, quando fu donata al Capitolo Vaticano.
La chiesa, tra il 1927 e il 1930, fu radicalmente restaurata su progetto di Antonio Muñoz, cui si deve l'aspetto odierno che ha ripristinato le strutture antiche ed eliminato le successive modifiche.
Esterno
Si accede alla basilica sia dall'antica via murata di santa Balbina, che dalla scalea, su via Baccelli. La facciata, a capanna, sopraelevata su una scalinata, è in laterizi a vista e presenta nella parte inferiore un portico coperto, al quale si accede tramite tre arcate poggianti su pilastri, tra i quali vi è posta una cancellata in ferro, dove sono raccolti numerosi frammenti antichi. La parte superiore presenta tre grandi finestre ad arco ed è chiusa da un tetto a doppio spiovente.
Interno
L'interno della chiesa è a navata unica absidata con copertura a capriate. Su ciascun lato si trovano sei tra nicchie e cappelle, alternativamente semicircolari e rettangolari, nelle quali sono presenti resti di affreschi dall’XI secolo al XIV e tele ad olio dal XVII al XIX secolo ed altre opere provenienti dalla demolizione della basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano.
In fondo alla navata mediana è collocata una ricostruzione, su tracce antiche della "Schola Cantorum"; il pavimento racchiude frammenti di mosaici della necropoli del I secolo, rinvenuti durante i lavori del 1939 per la costruzione dell’attuale via dei Fori Imperiali.
Lungo il lato destro si incontra una nicchia trasformata in una piccola cappella dedicata a San Pio da Pietrelcina; segue la cappella dedicata a S. Giovanni da Capestrano con una pala d'altare anonima del XVIII secolo che raffigura il santo mentre ha una visione della Madonna.
La nicchia successiva, dedicata alla Madonna di Lourdes, conserva i resti di un affresco del XIV secolo.
Quella successiva è il risultato della trasformazione di una nicchia in una cappella dedicata al Crocifisso e la pala d'altare è un rilievo in marmo della Crocifissione
attribuito a Mino da Fiesole e Giovanni Dalmata (1465 circa), proveniente dall'antica Basilica di San Pietro in Vaticano.
L’ultima nicchia del lato destro è una cappella dedicata a S. Margherita da Cortona, e una pala d'altare la mostra mentre viene invitata in cielo da Cristo.
Nel catino absidale è presente un affresco della fine del XVI secolo, opera di Anastasio Fontebuoni, che rappresenta Cristo in gloria tra i Ss. Balbina, Felicissimo e Quirino. All'altare un sarcofago conserva le spoglie di S. Balbina, S. Felicissimo e S. Quirino. Dietro l'altare, entro nicchia, si trova l'abside in cui è collocata una cattedra vescovile cosmatesca del XIII secolo.
Anche lungo il lato sinistro si aprono sei tra nicchie e cappelle: subito dopo il presbiterio si trova la cappella dedicata a S. Pietro, con frammenti di affresco che ne raffigurano la crocifissione e, nel pavimento, un pozzetto per le reliquie. Seguono due nicchie dedicate rispettivamente a S. Antonio da Padova e ai Ss. Bernardino da Siena e Francesco di Sales. Quindi si incontra la cappella dedicata alla Madonna di Fatima, con un affresco di fine XIII secolo raffigurante una Madonna con Gesù Bambino in trono tra i santi Pietro e Paolo e Gesù Cristo Redentore.
Nella controfacciata è collocato il monumento funebre del cardinale Stefano de Surdis (inizi del XIV secolo), in marmo e mosaico di Giovanni di Cosma, proveniente dall'antica basilica di San Pietro in Vaticano: l'opera è costituita dalla figura giacente del defunto e dalla cassa, con l'iscrizione centrale e mosaici cosmateschi.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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