Sant'Anastasia al Palatino - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
Sant'Anastasia al Palatino
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Posta ai piedi del Palatino, tra il Foro romano e il Circo Massimo, è una delle chiese titolari più antiche della Capitale, anche se poi, nel corso dei secoli, i numerosi restauri le hanno conferito esterni barocchi e interni settecenteschi.
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Specifiche
Basilica minore-Rettoria di rito siro-malabarese-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli
Proprietà
Diocesi di Roma
Affidamento
Clero di altra diocesi
Accesso
8:00-19:00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
www.basilicasantanastasia.it
Indirizzo
Piazza di Santa Anastasia – Rione Campitelli
Realizzazione
Risalente al IV secolo, ampliata nel VII secolo e riedificata nel 1478 e restaurata nel 1636
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Luigi Arrigucci (1575-1647)
da non perdere
Soffitto a cassettoni
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Storia
La basilica fu fatta costruire da Costantino intorno al 325-326 alle pendici sudoccidentali del Palatino, colle sul quale sorgeva il palazzo imperiale, su preesistenti strutture romane. Secondo alcuni studiosi prese il nome da Anastasia, una sorella dell'imperatore stesso, mentre per altri doveva essere intitolata al culto dell'anastasi (ossia resurrezione). Comunque, verso la fine del V secolo, fu dedicata a S. Anastasia di Sirmio, martire romana del III secolo, come è documentato negli atti del sinodo del 499 dove la chiesa venne registrata con il titulus Anastasiae. La vicinanza con gli edifici sul Palatino dove era esercitato il potere amministrativo dai rappresentanti imperiali fu determinante per eleggere Santa Anastasia quale loro luogo di culto ufficiale.
Nel VII secolo era la terza chiesa più importante a Roma dopo il Laterano e la basilica di Santa Maria Maggiore; l'importanza religiosa di Sant’Anastasia è evidenziata dalle celebrazioni papali che qui si svolgevano: dal tempo di S. Gregorio Magno (590-604) e per vari secoli, il pontefice vi celebrava la "Messa dell'Aurora", una delle tre del giorno di Natale (la prima a mezzanotte in Santa Maria Maggiore e la terza in San Pietro). Il Papa ritornava nella Basilica per la celebrazione dell'Eucarestia il primo martedì di Quaresima e ancora il martedì di Pentecoste; infine, fino al XVIII secolo, è stata il punto di partenza della processione penitenziale, presieduta dal pontefice, del Mercoledì delle Ceneri, che terminava nella basilica di Santa Sabina dove veniva celebrata la prima messa stazionale della Quaresima.
Nel corso dei secoli la chiesa fu sottoposta a numerosi interventi di restauro, che ne hanno modificato la struttura primitiva: la chiesa attuale deve le sue forme a Papa Urbano VIII Barberini, che ne ordinò il restauro nel 1636, operato da Luigi Arrigucci. Un'integrale e radicale opera di ristrutturazione dell'interno fu realizzata nel 1721-1722 da Carlo Gimach e ulteriori restauri furono commissionati nel XIX secolo dai papi Pio VII e Pio IX.
Negli Ottanta del secolo scorso, il forte degrado strutturale e la necessità di un radicale restauro hanno determinato la chiusura per oltre trentacinque anni della chiesa, che solo nel maggio del 2000 è stata riaperta quotidianamente al culto. Dal 2020 la chiesa è stata concessa alla comunità di rito siro-malabarese, proveniente dallo stato del Kerala nel sud dell’India.
Esterno
La chiesa presenta una facciata con due torri campanarie gemelle impostate ai lati, realizzata in laterizi a due ordini: l'inferiore, si estende in larghezza fino a comprendere il basamento dei campanili; quello superiore, si conclude con il timpano con al centro lo stemma di papa Urbano VIII in rilievo decorato con festoni, nastri e cornucopie. La facciata è aperta da un unico portale e una finestra rettangolare, che sono entrambe modanate.
Interno
La chiesa presenta una pianta basilicale conclusa da un'abside semicircolare. L'interno, diviso in tre navate da colonne romane di spoglio con capitelli ionici addossate a sei pilastri per lato, è stato arricchito con decorazioni nel 1721-1722 da Carlo Gimach. Le navate laterali sono aperte alla metà da una cappella a pianta rettangolare.
La navata centrale è coperta da un soffitto a cassettoni, che mostra al centro il Martirio di S. Anastasia di Sirmio (1722), opera di Michelangelo Cerruti.
All’inizio della navata destra è situata la Cappella delle Reliquie, risalente al XVII secolo, dove alle pareti laterali è presente una ciclo di quattro dipinti con Storie di S. Carlo Borromeo e di S. Filippo Neri (1679 ca.), opera di Lazzaro Baldi e della sua bottega. Un reliquiario del XVII secolo custodisce le reliquie del mantello di S. Giuseppe e di una parte del velo della Vergine: la tradizione vuole che provengano da Gerusalemme e che siano state portate a Roma da S. Girolamo.
A metà della navata, nella cappella dedicata a S. Giovanni Battista è conservata, all'altare, la pala con S. Giovanni Battista nel deserto (1658 ca.), dipinto di Pier Francesco Mola.
Nel transetto destro è posto l'altare dedicato a S. Turibio de Mogrovejo, dove è collocato un dipinto di Francesco Trevisani (1726) che raffigura il santo.
Nel presbiterio, rialzato di alcuni gradini, la mostra d’altare racchiude l’Adorazione dei pastori (seconda metà del XVII secolo), opera di Lazzaro Baldi. Sotto la mensa d'altare si trova la statua di S. Anastasia, iniziata da Francesco Aprile e terminata da Ercole Ferrata nel 1667, che raffigura la santa giacente sulla pira del martirio.
Nel transetto sinistro è posto l'altare dedicato alla Madonna del Rosario dove si
conservano, all'altare, una Madonna del Rosario con S. Domenico di Guzman e S. Caterina da Siena (1686 ca.), dipinto di Lazzaro Baldi; alla parete destra è presente il monumento funebre del cardinale Angelo Mai (1857), marmo di Giovanni Maria Benzoni.
A metà della navata sinistra, nella cappella dedicata a S. Giorgio, è presente il dipinto di Etienne Parrocel che raffigura S. Giorgio e S. Publio (secondo - terzo quarto del XVIII secolo).
All'inizio della navata, si trova la cappella dedicata a S. Girolamo e S. Giuseppe, dove si conservano, entro una lunetta, l’affresco attribuito a Lazzaro Baldi e Domenico Ponti con il Martirio di S. Anastasia di Sirmio (seconda metà del XVII secolo); dipinti attribuiti a Domenico Zampieri detto il Domenichino raffigurante S. Girolamo che celebra la Messa (prima metà del XVII secolo) e uno attribuito a Lazzaro Baldi con i Funerali di S. Anastasia di Sirmio (seconda metà del XVII secolo). Inoltre, è presente un Ciborio (metà del XII - metà del XIII secolo), in marmo e mosaico della bottega dei Cosmati.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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