Sant'Eustachio in Campo Marzio - Le Chiese di Roma

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Sette e Ottocento
Sant'Eustachio in Campo Marzio
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La chiesa risale al periodo paleocristiano e fu fondata, secondo la tradizione, dall'imperatore Costantino sulla casa di S. Eustachio, ivi martirizzato e sepolto nel 120. Rappresentava, in passato, un centro di soccorso per i poveri.
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Specifiche
Basilica minore-Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Agostino in Campo Marzio
Proprietà
Diocesi di Roma
Affidamento
Clero Diocesano
Accesso
7:45-12:00; 16:00-20:00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Sacra-Itinerario 8–Elio De Rosa editore-1996
F. Gizzi- Le Chiese di Roma del Sette e Ottocento-Newton-1995.
Indirizzo
piazza di Sant'Eustachio, 19 – Rione Sant'Eustachio
Realizzazione
La chiesa risale al periodo paleocristiano, poi ampiamente modificata durante il XII secolo e trasformata dopo il 1724
Stile architettonico
Romanico e Rococo
Architetto
Antonio Canevari (1681-1764)
da non perdere
Altare maggiore e baldacchino
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Storia
In alcuni documenti risalenti al X e XI secolo, la chiesa è detta in platana, in riferimento, secondo un'antica tradizione, ad un albero di platano piantato nel giardino della casa del martire Eustachio, su cui l'imperatore Costantino avrebbe fatto costruire un primo oratorio nel luogo stesso ove il santo avrebbe subito il martirio. La prima menzione della chiesa è del 795, durante il pontificato di papa Leone III, ed è ricordata come un centro di assistenza per i poveri. L'antico edificio fu completamente ricostruito ed ingrandito nel 1195-1196 con papa Celestino III; in questa occasione fu aggiunto il campanile romanico. Tra il XVII e il XVIII secolo la chiesa venne completamente ricostruita, abbattendo tutte le strutture medievali (eccetto il campanile), e ricostruendola secondo i gusti dell'epoca: artefici della ricostruzione furono Cesare Corvara, che diresse i lavori dal 1701 al 1703; Giovan Battista Contini, che aggiunse le cappelle ed il portico; Antonio Canevari, Nicola Salvi e Giovanni Domenico Navone terminarono l'opera con l'aggiunta dell'abside e del transetto. La sua ricostruzione fu necessaria a causa delle piene del Tevere e dell'eccessiva umidità che ne minavano le fondamenta. Ulteriori restauri all'edificio furono apportati nel corso del XIX e del XX secolo, con interventi che riguardarono non solo la salvaguardia delle strutture, ma anche il loro abbellimento.
Esterno
La facciata, opera di Cesare Corvara, è a due ordini, di cui il superiore arretrato rispetto all'inferiore. Sul lato destro è collocata una lapide a ricordo di un'inondazione del Tevere del 1495, le cui acque raggiunsero la basilica. Termina la facciata un timpano entro cui si apre un oculo circondato da rami di palma e sormontato da una corona. In cima alla facciata è collocata una testa di cervo con croce tra le corna. Il cervo si riallaccia alla leggenda di una visione a cui avrebbe assistito S. Eustachio durante una battuta di caccia e che fu all'origine della sua conversione al cristianesimo.
Affianca la chiesa il campanile romanico (XII secolo); per garantirne la stabilità in passato furono murate tutte le bifore, eccetto quelle dell'ordine superiore. L'entrata della chiesa è preceduta da un portico: in esso sono conservate, murate nelle pareti, diverse iscrizioni e memorie, nonché alcuni monumenti funebri. Sulla parete di destra è collocato un dipinto seicentesco raffigurante una Vergine col Bambino.

Interno
L'interno della basilica è a pianta a croce latina, con una sola navata e tre cappelle per lato comunicanti fra loro e decorate con tele e architetture settecentesche. I lati della navata sono ornati, nella parte alta, da vetrate con motivi geometrici, identiche tra loro, realizzate da Corrado Mezzana e Cesare Picchiarini intorno al 1936.
Sul lato destro della navata si trovano le cappelle dedicate alla Sacra Famiglia, all'Annunciazione e al Sacro Cuore di Gesù. Nei transetti laterali vi sono dipinti eseguiti da Giacomo Zoboli tra il 1727 e il 1729.
L'altare maggiore, opera in bronzo e marmi policromi di Nicola Salvi del 1739, venne completato da un baldacchino di Ferdinando Fuga (1749). La tela dell'altare è di Francesco Ferdinandi e raffigura il Martirio di S. Eustachio. La mensa dell'altare poggia su un'urna di porfido rosso antico, che contiene le reliquie del santo titolare della basilica e dei suoi familiari. Un'altra cappella, dedicata al Crocifisso, è collocata sul lato sinistro dell'altare maggiore. Poi si susseguono le cappelle dedicate al Cuore Immacolato di Maria, a S. Michele Arcangelo e a S. Giuliano Ospedaliere.
Nella controfacciata, spiccano la vetrata raffigurante la Maddalena penitente, realizzata nell’ultimo decennio dell’Ottocento da Gabriel e Louis Gesta di Tolosa, e un maestoso organo settecentesco.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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