il Medioevo
Santa Maria in Cosmedin
La basilica è sicuramente il cuore del rione Trastevere. Per alcuni sarebbe stata la prima chiesa di Roma dedicata alla Vergine Maria, mentre per altri è la prima basilica cristiana aperta ufficialmente al culto. La sua storia architettonica attraversa un periodo che va dal III secolo, per giungere, tra aggiunte, rifacimenti e restauri fino al XIX secolo quando, con gli interventi voluti dal Vespignani fu ripristinato lo stile medievale.
Specifiche | Basilica minore-Rettoria di rito Greco-Melchita-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Prisca |
Proprietà | Ente religioso cattolico |
Affidamento | Clero di altra diocesi |
Accesso | 9:30-18:00 |
Bibliografia | C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; M. Armellini - Le Chiese di Roma dal secolo IV al XIX; F. Gizzi - Le Chiese medievali di Roma-Newton Compton-1998; Soprintendenza speciale di Roma – S. Maria in Cosmedin www.cosmedin.org/ |
Indirizzo | Piazza della Bocca della Verità 18 – Rione Ripa |
Realizzazione | Realizzata nel VII secolo e ampliata nel 782; portico e campanile aggiunti nel XII secolo. Tra il XVII e il XVIII secolo ebbe restauri in forme barocche. A fine Ottocento venne riportata all’originale aspetto medievale |
Stile architettonico | Romanico |
Architetto | Giuseppe Sardi (1680-1753) - Giovanni Battista Giovenale (1849-1924) |
da non perdere | Opere cosmatesche: mosaici pavimentali, seggio episcopale, baldacchino, mascherone della “Bocca della Verità” |
Storia
Le sue origini sono molto antiche: la chiesa primitiva sorse nell’area di un gruppo di templi consacrati a Ercole e a Cerere e, intorno alla metà del VI secolo, nell’edificio romano vennero ricavate una piccola chiesa e una diaconia, ossia un ospizio-ospedale per l’assistenza di pellegrini, poveri e ammalati che si sviluppava su due livelli: la diaconia prese il nome di Santa Maria in Schola greca perché amministrata e utilizzata dalla comunità grecobizantina insediata a Roma. Successivamente, nell’VIII secolo, papa Adriano I ordinò la costruzione della nuova chiesa in un’area che venne ad inglobare la diaconia e il podio dell’Ara Maxima di Ercole. La chiesa divenne ben presto il luogo di culto di riferimento a Roma per i greci in fuga da Costantinopoli durante le persecuzioni degli iconoclasti d'Oriente. Per le decorazioni apportate, l'edificio prese il nome di "Kosmidion" che in greco significa ornamento. Restaurata e modificata più volte nel corso dei secoli, nel 1718 la chiesa fu soggetta ad un radicale restauro esterno ed interno ad opera di Giuseppe Sardi: la facciata fu trasformata ed ornata con stucchi e cornici secondo il gusto tardobarocco. Solo con il restauro del 1896-1899 la facciata fu riportata allo stato del XII secolo da Giovanni Battista Giovenale.
Esterno
La chiesa, in laterizi a vista, presenta una facciata a capanna, aperta da un oculo e da tre monofore chiuse da transenne, ed è preceduta da un portico ad arcate su pilastri, con un protiro poggiato su quattro colonne di spoglio.
Nel portico si conservano sulla destra, il monumento funebre del prelato Alfano (XII secolo) e sulla sinistra, la Bocca della Verità, un grande chiusino a disco in marmo, risalente al IV secolo a.C., raffigurante il volto di una divinità fluviale che inghiotte l'acqua, qui collocato nel 1632: al mascherone è legata una famosa tradizione romana, una sorta di giudizio di Dio, che voleva che i bugiardi che avessero introdotto una mano nella sua bocca l’avrebbero avuta mozzata di netto. Il campanile romanico, edificato nel XII secolo è a sette ordini di bifore e trifore, dei quali i quattro superiori si aprono verso l'esterno su ogni lato con una trifora poggiante su colonnine. Nella cella fra le campane ospitate al suo interno, la più antica risale al 1283. Alla sua sommità, il campanile raggiunge i 34,20 metri di altezza.
Interno
L’interno è a pianta basilicale, con tre navate separate da tre gruppi di quattro archi a tutto sesto e tre absidi, il soffitto è a capriate lignee e il pavimento cosmatesco. La navata centrale è decorata alle pareti con resti di un ciclo dipinti murali ad affresco quasi completamente perduto, databile dall'VIII al XII secolo, raffigurante nel registro superiore, Storie dell'Antico Testamento e, nel registro inferiore, Storie del Nuovo Testamento.
A centro della navata è posta la Schola cantorum con un pavimento cosmatesco, con ai lati un Ambone e un Candelabro per cero pasquale, ambedue opere dei Cosmati della seconda metà del XIII secolo.
All’inizio della navata destra, una porta conduce nella sagrestia, costruita nel 1647 e rinnovata nel 1767, dove si conserva un mosaico con l’Adorazione dei Magi (inizi dell’VIII secolo), proveniente dall'oratorio di Giovanni VII nella Basilica di San Pietro e qui trasferito nel 1639.
Di seguito si apre la Cappella del Coro invernale, dove è conservato all'altare un dipinto con la Madonna con Gesù Bambino benedicente, attribuita bottega di Antoniazzo Romano (ultimo quarto del XV secolo).
La navata destra termina con la cappella dedicata a S. Giovanni Battista, decorata con dipinti murali ad affresco eseguiti nel XIX secolo, raffiguranti nel catino l’Agnello di Dio e alle pareti, la Predicazione di S. Giovanni Battista e la Decapitazione di S. Giovanni Battista.
Il presbiterio è separato dalla Schola cantorum tramite la pergula marmorea che attraversa lo spazio delle tre navate da parete a parete. Al centro del presbiterio rialzato, sono collocati l’altare, un antica pietra lavorata di granito rosso, e il Ciborio a baldacchino, in marmo e mosaico, di Deodato di Cosma (XIII secolo). Sull'arco trionfale un affresco rappresentante Santi, angeli e cherubini (IX secolo).
Dietro l'altare si apre l'abside centrale, dove si trovano nel catino un affresco avente per oggetto una Madonna con Gesù Bambino tra sant'Agostino, san Felice, san Dionigi e san Nicola, e alle pareti Storie della vita di Maria Vergine (XIX secolo). Addossata alla parete è posta la Cattedra episcopale con braccioli a figura leonina (XII secolo), in marmo bianco e porfido rosso,
Passando alla navata sinistra si incontra la cappella, dedicata alla Madonna di Loreto, decorata con dipinti murali ad affresco, eseguiti nel XIX secolo), raffiguranti nel catino, la Madonna di Loreto e angeli e alle pareti, la Nascita di Maria Vergine e Dormitio Virginis.
Seguono la cappella dedicata al Santissimo Crocifisso e la cappella dedicata a S. Giovanni Battista de Rossi, progettata da Luca Carimini nel 1860, dove sull’altare sono presenti una pala con S. Giovanni Battista de Rossi tra i poveri e un Reliquiario a teca con il teschio di S. Valentino.
Nella cappella che funge da battistero, realizzato nel XVIII secolo, è collocato il fonte battesimale ricavato da un frammento architettonico romano decorato a motivi fitomorfi.
Dalle due navate è possibile raggiungere la cripta, ricavata nei resti dell'Ara Maxima di Ercole: è un ambiente a tre piccole navate, spartito da sei colonne romane di spoglio, con un altare del VI secolo.
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