Il Barocco
Santa Maria in Campitelli
La chiesa è uno dei santuari mariani più antichi di Roma. La sua origine è legata ad un'antica immagine mariana, comparsa miracolosamente nell’anno 524 nel portico dove la patrizia Galla offriva ospitalità a malati e bisognosi. Qui ebbe origine il culto a S. Maria in Portico, punto di devozione per secoli della popolo romano.
Specifiche | Parrocchia diocesana |
Proprietà | Diocesi di Roma |
Affidamento | Chierici Regolari della Madre di Dio di Lucca (OMD) |
Accesso | Da LUN a SAB 7:00-14:00 e 16:30-20:00; DOM 8:00-20:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; www.santamariainportico.it Roma Sacra-15° Itinerario-Elio De Rosa editore-1999 D. Silverio,-Madonne miracolose di Roma-Palombi-2000 S. Gittarelli-Le edicole sacre di Roma-Edizioni ACM-2008 F. Gizzi - Le Chiese barocche di Roma, Newton-1994 www.laboratorioroma.it/percorsi-di-architettura/ |
Indirizzo | piazza Campitelli, 9 - Rione Sant'Angelo |
Realizzazione | La prima chiesa fu consacrata nel 1217, ricostruita nella prima metà del Seicento e nuovamente modificata tra 1662 e il 1667 |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Giovanni Antonio De Rossi (1616-1695)-Carlo Rainaldi (1611-1691) |
da non perdere | Altare maggiore con al centro l’immagine miracolosa detta di S. Maria in Portico, opera in lamina e smalti del secolo XI. Cappella delle Reliquie |
Storia
L'origine della chiesa era legata ad un'antica immagine mariana, comparsa miracolosamente nell’anno 524 nel portico dove la patrizia Galla offriva ospitalità a malati e bisognosi. Qui ebbe origine il culto a S. Maria in Portico, punto di devozione per secoli della popolo romano, profondamente venerata nei periodi di pestilenza e nel 1217 fu consacrata la prima chiesa di S. Maria in Portico.
Nel 1601 papa Clemente VIII concesse la chiesa a san Giovanni Leonardi e ai Chierici regolari della Madre di Dio, e nel 1618 il cardinale Mellini, vicario di Paolo V, concesse alla congregazione anche la piccola chiesa di Santa Maria in Campitelli, allora situata presso quello che in seguito sarebbe diventato palazzo Caetani Lovatelli. I lavori cominciarono nel 1619 e si protrassero fino al 1648. Ben presto però anche la nuova chiesa si dimostrò inadatta per le esigenze di culto e nuovi lavori di ingrandimento risultano inutili.
La costruzione di una nuova chiesa fu voluta da Papa Alessandro VII nel 1660 come esecuzione di un voto fatto al popolo romano per conservarvi l’immagine della Madonna in Portico che i romani, minacciati dalla peste, erano soliti pregare; infatti ad essa si attribuì la cessazione della peste nel 1656. Il Papa pose la prima pietra il 29 settembre 1660 e concesse per l’occasione alla Madonna il titolo di “Romanae Portus Securitatis”. L’edificazione della nuova chiesa fu affidata a Carlo Rainaldi in seguito affiancato da Giovanni Antonio De Rossi. La nuova chiesa, terminata nel 1667, venne consacrata ufficialmente nel 1728 con il nome di Santa Maria in Portico in Campitelli in onore della sacra immagine
Esterno
La facciata mostra uno schermo di due piani di colonne in fronte alla parete, indicando così la trasparenza dello spazio generale del progetto. Le colonne, per la prima volta in un prospetto di chiesa, sono completamente staccate dal fondo; per la diversità delle decorazioni, per la particolare distribuzione di porte e finestre, la facciata presenta straordinari effetti di chiaro scuro, scenografici e plastici, pur essendo priva di ornamentazione scultorea.
La cupola, ricoperta di tegole, poggia su un tamburo cilindrico sul quale si aprono otto finestre ellittiche; la calotta semisferica è definita da costoloni in otto sezioni. La struttura si conclude con un elegante lanterna barocca.
La facciata mostra uno schermo di due piani di colonne in fronte alla parete, indicando così la trasparenza dello spazio generale del progetto. Le colonne, per la prima volta in un prospetto di chiesa, sono completamente staccate dal fondo; per la diversità delle decorazioni, per la particolare distribuzione di porte e finestre, la facciata presenta straordinari effetti di chiaro scuro, scenografici e plastici, pur essendo priva di ornamentazione scultorea.
Interno
L’interno è a pianta irregolare, meno larga verso l'altare maggiore che non verso l'entrata e navata unica con volta a botte. Ventiquattro colonne corinzie in marmo di Carrara, dodici delle quali sotto la cupola, dirigono lo sguardo dall'entrata verso gli spazi laterali delle cappelle e verso la Sacra Immagine custodita nell'abside. La cupola è illuminata da sei grandi finestroni ovali. Su quello In asse con il portone d'ingresso sono stati murati a croce due rocchi d'alabastro che al tramonto si colorano di una particolare luce rosata per l'incidenza del raggi solari. Nel quattro pennacchi della cupola si trovano iscrizioni in lettere dorate desunte dalle Sacre Scritture e riferite alla Vergine. Gli Stemmi dei Chigi e della città di Roma ricordano che la chiesa fu innalzata per voto del Popolo Romano e per volontà del Pontefice. Le cappelle laterali furono offerte da alcune famiglie romane che vi allestirono i loro monumenti funebri. Il pavimento, in marmo di Carrara. è stato rinnovato nel 1857.
All'inizio della navata destra è situato il battistero con due tabernacoli quattrocenteschi, un ciborio ed una custodia degli olii santi provenienti dalla vecchia chiesa. Sulla destra del portale si trova il monumento al cardinale Francesco Nardi. La Cappella di S. Michele, la prima della navata destra, contiene un Arcangelo Michele dipinto da Sebastiano Conca che era stato realizzato originariamente per la chiesa di S. Eustachio e poi qui trasferito nel 1738.
La cappella di S. Anna proviene dalla vecchia chiesa e fu ripristinata nel 1692 su progetto di Carlo Rainaldi. La pala d'altare dipinta nel 1685 da Luca Giordano
raffigura la Destinazione della Vergine. Sull'arco d'ingresso un affresco attribuito a Michelangelo Ricciolini rappresenta la Gloria di S. Anna. I due angeli che sorreggono il quadro e gli stucchi sono di Michel Maille, Francesco Cavallini e Francesco Baratta.
La cappella dedicata a S. Nicola di Bari sull’altare contiene un dipinto della Vergine con S. Giovanni Battista e S. Nicola. La cappella dedicata a S. Zita è detta anche del “Gesù morto” per via della statua esposta sotto l’altare.
Nel lato destro del vano cupola si trova il monumento del cardinale Bartolomeo Pacca scolpito nel 1863 da Ferdinando Petrich. La cappelletta delle reliquie contiene un altarino portatile bizantino detto di S. Gregorio Nazianzeno con immagini del Redentore, la Vergine e S. Giovanni evangelista.
L’altare maggiore custodisce l’immagine della Madonna del Portico. Disegnato dal Rainaldi, l'opera fu portata a termine da Giovanni Antonio De Rossi con la collaborazione di Ettore Ferrata e Giovanni Paolo Schor. La grande Gloria contenente l'immagine della Madonna è opera di Melchiorre Caffà, mentre il ciborio fu realizzato nel 1737 da Michelangelo Specchi. Il catino absidale è decorato da un affresco eseguito da Giovanni Battista Conti raffigurante papa Alessandro VII che offre alla Vergine il modello della nuova chiesa.
La parete sinistra del vano cupola contiene la pala di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia raffigura la Nascita di S. Giovanni Battista. La cappella Capizucchi o di S. Paolo fu commissionata dal Cardinale Raimondo e si tratta di uno dei primi progetti di Mattia De Rossi. Il quadro sull'altare di Ludovico Gimignani rappresenta la Conversione di S. Paolo. Ai lati sepolcri dei Capizucchi. La volta attribuita a Michelangelo Ricciolini raffigura la Gloria di S. Paolo. La cappella di S. Giovanni Leonardi fu fatta costruire dal cardinale Altieri su disegno di Giovanni Battista Contini. La pala centrale dipinta da Marcello Sozzi nel 1860 raffigura la Gloria del Beato Leonardi la cui reliquia si trova sotto l'altare. Nella volta la Gloria di S. Giovanni Battista affrescata da Giacinto Calandrucci.
La Cappella Altieri, opera di Sebastiano Cipriano, fu costruita nel 1708 ed è dedicata alla Beata Ludovica Albertoni. Sull'altare la pala marmorea di Lorenzo Ottoni raffigura la Sacra Famiglia che appare alla Santa Ludovica Albertoni. La volta affrescata è opera di Giuseppe Passeri con Assunzione della Vergine. Ai lati sono i monumenti funebri della famiglia Altieri.
GALLERY
L'icona di Santa Maria in Portico
Le fonti attestano la conservazione dell’icona nella chiesa di Santa Maria in Portico fin dal XII secolo, ma i canoni iconografici fanno pensare ad una immagine più antica. L’opera è attribuibile ad una scuola Italo-Bizantina, occorre infatti tener presente che la vecchia chiesa di Santa Maria in Portico era situata nel quartiere dei Greci che vi si stabilirono nell’VIII secolo dopo la fuga da Costantinopoli, portando le tradizioni culturali e religiose della loro terra.
L’immagine conservata nell’altare maggiore, in un tabernacolo dorato di Giovanni Antonio de Rossi, è un lavoro in lamina di rame dorato con fondi a smalto, alto 26 cm e largo 20,50 con uno spessore di 3 mm. L’icona rappresenta la Vergine con il Bambino in braccio nella tipica iconografia bizantina dell’Odigitria (colei che indica la via). Tutto si staglia su fondo azzurro fra due fronde di quercia, ed è inserito in un’edicola con arco a tutto sesto costituita da pilastri ionici, nella sommità le teste dei santi Pietro e Paolo. La cornice in smalto rosso, decorata da rosette dorate con il bottone azzurro, ne costituisce il contorno.
Durante la sua storia millenaria a questa immagine sono stati attribuiti diversi miracoli. Alla sua intercessione è attribuita la cessazione della peste nel 1656, e la costruzione della nuova chiesa fu voluta da Papa Alessandro VII come esecuzione del voto fatto dal popolo romano per conservarvi l’immagine della Madonna in Portico che i romani erano soliti pregare. Il popolo la pregò ed attribuì alla sua intercessione anche la fine del terremoto del 1703, il più grave che abbia colpito Roma. Nel tempo la devozione è stata sempre grande, cosicché nel 1924, in occasione del XIV centenario della sua apparizione, a ricordo dei molti benefici, vennero murati dei piatti votivi, creati per l'occasione, in diversi angoli delle strade dei rioni Campitelli e Sant'Angelo ove la Madonna del Portico era particolarmente venerata.