Sant'Agnese in Agone - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
Sant'Agnese in Agone
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In piazza Navona, uno dei migliori esempi di architettura barocca di Roma, tra splendide fontane e storici edifici spicca sicuramente questa chiesa fu la firma di alcuni dei principali architetti e artisti del XVII secolo, come Francesco Borromini.
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Damaso
Proprietà
Diocesi di Roma
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
Da LUN a VEN 9:00-13:00 e 15:00-19:00; SAB e DOM 9:00-13:00 e 15:00-20:00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
S. Agnese in Agone-Lozzi Roma - 2009
Roma Sacra-Itinerario 7–Sant'Agnese in Agone-Elio De Rosa editore-1996;
F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994
santagneseinagone.org
Indirizzo
Piazza Navona – Rione Parione
Realizzazione
Iniziata nel 1652 e completata nel 1653-1657
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Girolamo Rainaldi (1570-1655)-Carlo Rainaldi (1611-1691)-Francesco Borromini (1599-1667)
da non perdere
Cappelle, altari, pale e sculture in marmo; cripta
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Storia
La chiesa originaria era un oratorio sorto nell’VIII secolo tra i fornici in rovina dello stadio di Domiziano e dedicato a S. Agnese che, secondo la tradizione, subì il martirio in questo luogo. 'oratorio fu ampliato e trasformato da papa Callisto II a partire dal 1123 in una chiesa a tre navate con portico, affacciata sull'odierna via dell'Anima e con l'abside verso il verso il ”campus Agonis”, il campo di gara dello Stadio di Domiziano. Il termine Agone rimase a denominazione del luogo, trasformandosi poi in piazza Navona.
Nel 1651 Giovanni Battista Pamphilj, divenuto papa nel 1644 con il nome di Innocenzo X, dopo aver intrapreso la costruzione dell'imponente palazzo di famiglia e adornata la piazza con la Fontana dei Quattro fiumi (1648-1651) a opera di Gian Lorenzo Bernini, decise di erigere una nuova chiesa, in luogo dell'antica, contigua al palazzo Pamphilj, come cappella di famiglia.
L'incarico per la costruzione del nuovo edificio venne affidato a Girolamo Rainaldi e i lavori furono avviati nel 1652 con la demolizione dell'antica chiesa di Sant'Agnese. Il papa, però, non soddisfatto del progetto dei Rainaldi lo sollevò dall'incarico dei lavori, già in fase avanzata di esecuzione, affidandoli a Francesco Borromini, il quale nel 1654 stese un nuovo progetto che prevedeva l'eliminazione del portico, una cupola sostenuta da un alto tamburo e sormontata da una lanterna circondata da sedici colonne, la costruzione ai lati della facciata di due più bassi campanili e maggiormente distanziati tra loro, in modo da agevolare la vista della cupola e l'impostazione concava della facciata.
Con il successore di Innocenzo X, Alessandro VII i rapporti tra Borromini e la committenza divennero sempre più difficili fino a provocare l'abbandono dei lavori da parte dell’architetto. All'epoca era già stata probabilmente portata a termine la zona centrale della facciata assieme alla trabeazione, mentre mancava il frontone centrale con la lunetta, la lanterna della cupola e i campanili erano stati impostati solo fino all'altezza dello zoccolo. Il cantiere venne affidato, per l'ultimazione dell'edificio, prima ad un collegio di sei architetti diretti da Carlo Rainaldi e poi nel, nel 1660, a Giovanni Maria Baratta e Antonio Del Grande. Nel 1667 Olimpia Maidalchini, cognata di Innocenzo X, incaricò Gian Lorenzo Bernini dei lavori di finitura generale dell'interno.
Nel 1672 fu richiamato a portare a termine i lavori, Carlo Rainaldi che alterò il progetto borrominiano, apportando significative modifiche alla facciata, alla lanterna e ai campanili. Nel XIX secolo, intervenne la necessità di interventi di restauro che tra il 1852 e il 1855 furono diretti da Andrea Busiri Vici, durante i quali vennero realizzati otto grandi finestre in ferro e posta in opera, all'inizio della scalinata d'accesso, una lunga cancellata, opera di Giovan Battista Celsi.
Esterno
La facciata, considerata uno dei capolavori di Francesco Borromini, è preceduta da una scalinata eseguita da Giuseppe Baratta; si presenta ad un solo ordine, segnato da coppie di pilastri e colonne, che asseconda, con la sua curva, il movimento ellittico della piazza. Nella parte inferiore, concava, si apre, su di un corpo aggettante coronato da un timpano triangolare, il portale centrale con un timpano curvilineo; ai lati, sono poste quattro porte minori. L'attico, coronato da una balaustra, è sormontato da due campanili gemelli e dalla cupola posta quasi in facciata, poggiata su di una sequenza di doppi pilastri intercalati da finestrelle.
Interno
L'interno ha una pianta a croce greca, con il braccio trasversale più lungo di quello longitudinale e al centro della chiesa un ottagono che presenta sugli assi principali l'ingresso, l'abside e due cappelle laterali. Nei quattro lati diagonali rispetto agli assi, tra coppie di colonne di marmo rosso, si aprono quattro nicchie in cui sono ubicati altrettanti altari con paliotti e rilievi marmorei. Questi e i catini, che li sormontano, furono realizzati secondo il progetto decorativo al quale partecipò anche Alessandro Algardi, che non poté terminare l'incarico a causa della sua morte avvenuta nel 1654 e pertanto l'opera fu proseguita da due sue allievi, Ercole Ferrata e Domenico Guidi.
La cupola sorretta da otto colonne di marmo rosso è decorata con dipinti murali raffiguranti sulla calotta, la Gloria del Paradiso (1689), affresco di Ciro Ferri e sui pennacchi, le Virtù cardinali (1666-1672), affreschi di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia. Nel lato destro il primo altare che si incontra è quello dedicato a Sant'Alessio, decorato con la pala dedicata alla Morte di S. Alessio, opera di Giovanni Francesco Rossi (1660-1663).
Segue la cappella di S. Agnese, edificata in quanto a seguito della modifica del progetto architettonico della chiesa decisa alla morte del papa Innocenzo X, si
ritenne opportuno dedicare alla santa titolare non più l'altare maggiore, bensì una cappella più vicina al luogo del martirio. All'altare è collocata la statua di S. Agnese tra le fiamme (post 1660), in marmo di Ercole Ferrata. Dalla cappella, attraverso la scala posta sulla destra dell'altare si accede alla cripta, l'unica parte superstite della primitiva chiesa e costruita sul luogo del martirio di S. Agnese. All'interno è presente un pavimento romano a mosaico e all’altare un rilievo raffigurante S. Agnese condotta al martirio (1662-1663), marmo di Alessandro Algardi e Giovanni Buratti. Il secondo altare, dedicato a S. Emerenziana, è decorato con la pala dedicata al Martirio di S. Emerenziana, opera di Ercole Ferrata e Leonardo Retti (1660 post - 1709 ca.).
All'altare maggiore, entro una mostra d'altare, costituita da quattro colonne di verde antico di epoca romana sulle quali poggia un timpano sovrastato da Angeli che recano la colomba con la palma simbolo del martirio, è collocato un Rilievo con Sacra Famiglia tra angeli con S. Giovannino, S. Elisabetta e S. Zaccaria (1676-1688), in marmo di Domenico Guidi.
Passando al lato sinistro si trova l’altare dedicato a S. Cecilia, con un rilievo con Martirio di S. Cecilia (1662-1665), in marmo di Ercole Antonio Raggi. Segue la cappella di S. Sebastiano, simmetrica a quella di S. Agnese,  dove all'altare si conserva la statua di S. Sebastiano (1717-1719), in marmo di Pietro Paolo Campi.
Per una porta che si apre sulla parete destra della cappella di S. Sebastiano, attraverso un corridoio si accede alla cappella di S. Filippo Neri, che presenta sulla volta un affresco di Francesco Allegrini con Maria Vergine che accoglie in cielo S. Filippo Neri (metà del XVII secolo) e, all’altare, un tabernacolo che conserva la reliquia del teschio di S. Agnese. Nel corridoio che immette nella cappella si trova anche l'accesso alla cripta monumentale dove sono collocate le tombe dei Pamphilj.
Di assoluto interesse anche la cappella dedicata a S. Francesca Romana, che fu battezzata in Sant’Agnese. Sull’altare della cappella si trova una pala marmorea, attribuita a Domenico Guidi, con la santa che, affiancata da un angelo, mostra il libro della Regola dell’ordine da lei fondato. Nella volta un affresco, attribuito a Francesco Cozza , rappresenta la santa assunta in cielo e accolta dalla Trinità. Al di sotto della mensa dell’altare, è situato il fonte battesimale della santa, ricavato da un blocco di pietra proveniente dalla chiesa preesistente. Infine si trova l’altare, dedicato a S. Eustachio, decorato con la pala dedicata al Martirio di S. Eustachio, opera iniziata da Melchiorre Caffà  e proseguita da Ercole Ferrata coadiuvato da Giovanni Francesco Rossi.
Sulla controfacciata, sopra il portale d'ingresso, è ubicato il monumento funebre di papa Innocenzo X (1730 ca.), in marmo di Giovanni Battista Maini.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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