San Giovanni Battista dei Fiorentini - Le Chiese di Roma

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Il Rinascimento
San Giovanni Battista dei Fiorentini
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Situata a ridosso del Tevere, ad un’estremità di via Giulia, e, dedicata al santo patrono di Firenze, la basilica fu edificata per volontà del primo papa Medici, Leone X, per la folta comunità fiorentina che risiedeva nella zona.
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Specifiche
Basilica minore-parrocchia diocesana-chiesa regionale (Toscana)
Proprietà
Ente Religioso Cattolico
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
da LUN a SAB 8:30-12:00 e 17:00-19:00; DOM 8:30-13:00 e 17:30-20:00
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Sacra-Itinerario 11-Elio De Rosa editore-1997
F. Gizzi - Le Chiese rinascimentali di Roma–Newton-1994
sangiovannibattistadeifiorentini.it
Indirizzo
Piazza dell’Oro – Rione Ponte
Realizzazione
Chiesa originaria del 1484, abbattuta e ricostruita nel 1519, la facciata venne costruita nel 1734
Stile architettonico
Rinascimentale
Architetto
Jacopo Tatti Sansovino (1486-1570)- Antonio da Sangallo il Giovane (1483-1546)
da non perdere
Tomba di Carlo Maderno, Tomba di Borromini, statua di
S. Giovannino (Mino del Reame), “Battesimo di Gesù” (Antonio Raggi), Altare (Borromini), Busto di Antonio Cepparelli e di Antonio Coppola (Gian Lorenzo Bernini)
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Storia
Sin dal XIV secolo era presente nella contrada dei Banchi, al rione Ponte una comunità di fiorentini che prevalentemente svolgevano nella contrada dei Banchi, di fronte al Ponte Elio, l'attività di mercanti e cambiavalute. Nel 1448, i fiorentini durante una epidemia di peste che aveva colpito Roma, istituirono la Confraternita della Pietà, i cui membri avevano il compito di assistere gli ammalati e di dare sepoltura alle molte vittime del morbo. La Confraternita ebbe sede in diverse chiese, ma con la rivoluzione urbanistica immaginata da papa Giulio II e concretizzatasi con l'apertura di via Giulia, la Confraternita ottenne dal pontefice il consenso alla costruzione di una nuova chiesa, che doveva diventare il terminale architettonico della strada.
La costruzione della basilica si concretizzò grazie all'impegno di due grandi papi toscani della famiglia De' Medici: Leone X e Clemente VII.
Infatti, nel 1519 Leone X che indisse un concorso per la costruzione della nuova chiesa, dedicata a S. Giovanni Battista: tra i molti disegni presentati, dai più importanti architetti dell'epoca (Jacopo Sansovino, Raffaello Sanzio, Giuliano da Sangallo e Baldassarre Peruzzi), il pontefice scelse quello di Jacopo Sansovino, il quale, nel 1520, diede avvio ai lavori di costruzione dell'edificio a pianta centrale, incontrando sin dall'inizio notevoli difficoltà.
Nel 1523, dopo l'elezione di Clemente VII, la direzione del cantiere passò ad Antonio da Sangallo il Giovane, che realizzò le fondazioni, dopodiché vi fu una lunga fase di stasi dei lavori successiva al Sacco di Roma del 1527, che ripresero solo nel 1534 e che l'architetto fiorentino diresse fino alla sua morte. Neanche, comunque, lui riuscì a portare a termine il proprio progetto, peraltro basato sull'integrazione tra la pianta centrale e quella longitudinale.
Nel 1559 anche Michelangelo (1475-1564) presentò un proprio progetto, a cui però non fu mai dato seguito, del quale rimangono cinque splendidi disegni che immaginano un edificio a pianta centrale, la cui esecuzione venne affidata al suo allievo Tiberio Calcagni (1532-1565) che ne trarrà anche un modello ligneo. Nel 1583 i lavori furono ripresi da Giacomo della Porta che impostò una chiesa a pianta basilicale con tre navate, con cinque cappelle per lato, tre catini absidati e cupola. La costruzione dell’edificio, nuovamente interrotta nel 1592, venne riavviata nel 1602, durante il pontificato di Clemente VIII. Il completamento avverrà solo nel 1620 con l'intervento di Carlo Maderno, il quale ridurrà il progetto del suo predecessore, concludendo abside e transetti con tre pareti piane con finestroni e innalzando la cupola.
Nel corso del Seicento le più importanti famiglie fiorentine di Roma si occuparono della decorazione e arredo dell'aula liturgica, ma l'attuale apparato decorativo dell'altare verrà poi realizzato solo alla metà del XVII secolo, da Francesco Borromini con al centro il gruppo scultoreo di Ercole Antonio Raggi.
Tra il 1734 e il 1738, durante il pontificato di Clemente XII la chiesa fu finalmente ultimata, con l'esecuzione della facciata in forme tardo-barocche, secondo un progetto di Alessandro Galilei.
Esterno
La facciata, in travertino, eretta da Alessandro Galilei nel 1734, è divisa in due ordini: quello  inferiore presenta tre portali d'ingresso: due laterali, sormontati da finestre quadrate con timpano semicircolare, mentre quello centrale, con timpano triangolare, è sormontato da sculture raffiguranti, al centro, lo stemma di papa Clemente XII e, ai lati, le statue delle Allegorie della Carità e della Fortezza, opera di Filippo Della Valle. Inoltre in quattro nicchie sono collocati altrettanti rilievi eseguiti intorno al 1735 da vari artisti con Storie della vita di S. Giovanni
L’attico, raccordato con volute all'ordine superiore, è ornato da sei statue di santi e beati fiorentini. L'ordine superiore presenta al centro un grande finestrone a balcone, con balaustra marmorea e timpano semicircolare, inquadrato da quattro semicolonne; un grande timpano triangolare conclude la facciata. La cupola si imposta su un tamburo ottagonale sul quale si aprono quattro finestre rettangolari, con cornici e altrettante nicchie centinate. Sopra, dopo una zona intermedia leggermente arretrata, si eleva la calotta, scandita in sezioni ogivali, che si conclude con un lanternino barocco finestrato e decorato con volute a figura leonina. Fedeli al loro spirito dissacratore, però, i romani la soprannominarono il “confetto succhiato” per l’immagine suggerita dalla sua forma allungata.
Il campanile a vela è dotato di tre campane, una delle quali, acquistata nel 1583, secondo la tradizione proviene dalla Cattedrale di San Paolo a Londra.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, diviso in tre navate da due file di pilastri in muratura con addossate lesene corinzie e presenta cinque cappelle per lato e volta a botte; molte cappelle contengono monumenti funebri, opera di insigni artisti.
Nella navata centrale, inquadrata da pilastri sorreggenti arcate a tutto sesto, sul lato sinistro sono collocate nel pavimento le tombe di Carlo Maderno e di Francesco Borromini. All'incrocio tra la navata centrale e il transetto s'innalza la cupola che presenta nella calotta la Colomba dello Spirito Santo e l’Iscrizione dedicatoria che riporta l'anno di completamento, 1614.
Lungo la navata destra si aprono cinque cappelle: nella prima cappella, dedicata a S. Vincenzo Ferrer, è collocata la tomba del marchese Onofrio del Grillo ispiratore del protagonista del celebre film Il marchese del Grillo (1981) di Mario Monicelli. Nella seconda cappella, dedicata a S. Filippo Benizzi, detta anche Cappella Firenzuola, progettata nel 1583-1588 da Giacomo della Porta, è presente all'altare un dipinto primo quarto del XVII secolo con S. Filippo Benizzi e, alle pareti laterali, affreschi con Storie della vita dei santi Simone e Giuda Taddeo attribuiti a Orazio Gentileschi. Dopo il vestibolo d'accesso alla sacrestia, strutturalmente simile a una cappella, si incontra la cappella dedicata a S. Girolamo, detta anche Cappella Mancini, dove sono collocati diversi dipinti della fine del XVI secolo raffiguranti episodi della vita di S. Girolamo.
Segue la cappella dedicata a S. Filippo Neri, detta anche Cappella Torriani, progettata da Ferdinando Fuga, dove è presente all’altare un reliquiario contenente la croce appartenuta al santo.
Nel terminale del transetto destro è posta la cappella dedicata ai santi Cosma e Damiano, detta anche Cappella Merli, progettata da Carlo Maderno, dove si conservano all'altare, la tela di Salvator Rosa con il Martirio dei santi Cosma e Damiano (1669) e, alle pareti, monumenti funebri.
Dal transetto destro, accanto all'altare maggiore, si accede alla cappella dedicata alla Madonna della Misericordia, progettata da Carlo Maderno, dove si nota all'altare, Madonna con Gesù Bambino (fine XV secolo), affresco attribuito a Filippino Lippi; alle pareti sono affreschi del primo quarto del XVII secolo con episodi della vita della Vergine Maria.
Il presbiterio fu disegnato da Pietro da Cortona nel 1634, ma eseguito oltre vent'anni dopo da Francesco Borromini e ultimato tra il 1673 e il 1676 da Ciro Ferri. Presenta all'altare, entro la mostra, realizzata da Francesco Borromini nel 1640, il gruppo scultoreo con Battesimo di Gesù Cristo (1669), marmo di Ercole Antonio Raggi; alle pareti sono presenti monumenti funebri.
Nel terminale del transetto sinistro è posta la cappella dedicata a S. Maria Maddalena, detta anche Cappella Capponi, dove si notano, all'altare, la tela di Astolfo Petrazzi con S. Maria Maddalena in gloria (1622) e, alla parete destra, Monumento funebre di Antonio Barberini, marmo della bottega di Gian Lorenzo Bernini.
Dal transetto sinistro, accanto all'altare maggiore, si accede alla cappella dedicata al Crocifisso, detta anche Cappella Sacchetti, progettata da Carlo Maderno, dove si conservano all'altare, un Gesù Cristo crocifisso (inizio del XVII secolo) in bronzo, realizzato da Paolo Sanquirico e, sulla volta e alle pareti, Storie della passione di Gesù Cristo eseguite nel 1621-1624 da Giovanni Lanfranco.
Passando alla navata sinistra si aprono cinque cappelle progettate da Giacomo Della Porta: subito dopo il transetto si trova la cappella dedicata a S. Francesco d’Assisi, detta anche Cappella Scarlatti, dove sono custoditi, all'altare, un dipinto di Santi di Tito con S. Francesco d'Assisi (1585) e, alle pareti, affreschi di Niccolò Circignani raffiguranti episodi della vita di S. Francesco (1583-1585).
Segue la cappella, dedicata a S. Antonio Abate, detta anche la Cappella Bacelli, che conserva affreschi di Agostino Ciampelli e Antonio Tempesta (primo quarto del XVII secolo), oltre a monumenti funebri. La cappella successiva, la Falconieri, che funge da battistero, custodisce un S. Giovanni Battista che predica nel deserto (1580-1583 ca.), opera di Giovanni Battista Naldini e il gruppo scultoreo con Battesimo di Gesù Cristo (1634-1644 ca), di Francesco Mochi. Le cappelle che seguono sono quelle dedicate a S. Maria Maddalena de' Pazzi, detta anche Cappella Cavalcanti, e quella dedicata a san Sebastiano, detta anche Cappella Montauti.
Nella controfacciata, sopra al portale centrale è collocato, sulla cantoria, un organo a canne, in legno dorato del XVII secolo.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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