Il Rinascimento
Nostra Signora del Sacro Cuore
Risalente al XV secolo, la chiesa si presenta molto differente dalla sua forma originale, avendo visto nel corso dei secoli rifacimenti e restauri legati alle trasformazioni urbanistiche della zona di piazza Navona.
Specifiche | Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Damaso |
Proprietà | Ente Religioso Cattolico |
Affidamento | Missionari del Sacro Cuore di Gesù (MSC) |
Accesso | da LUN a SAB 7:35-12:00 e 17:00-21:15; DOM 9:45-12:00 e 17:00-21:15 |
Bibliografia | M.
Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C.
Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Sacra- Itinerario 7 –Elio De Rosa editore-1996;
mscitalia.org/santuario-di-nostra-signora-del-sacro-cuore-roma/ |
Indirizzo | Corso Rinascimento, 10 – Rione Parione |
Realizzazione | Eretta nel 1450, la costruzione fu portata a termine nel 1636. Ristrutturata a fine Ottocento e negli anni Trenta del Novecento |
Stile architettonico | Rinascimentale e neorinascimentale |
Architetto | Luca Carimini (1830-1890) - Arnaldo Foschini (1884-1968) |
da non perdere | Cappella di S. Giacomo di Sangallo il Giovane |
Storia
La chiesa, il cui interno è visibilmente recente, ha invece una storia antica. Il primo edificio fu eretto nel XIII secolo nell'area dello Stadio di Domiziano per volontà dell'infante Enrico, figlio del re di Castiglia Ferdinando III e prese il nome di San Giacomo degli Spagnoli. Nel 1440 il canonico della cattedrale di Siviglia don Alfonso de Paradinas fece interamente ricostruire l'edificio affidando i lavori a Bernardo Rossellino e, morendo, legò il proprio patrimonio alla chiesa. Alessandro VI Borgia ordinò nuovi lavori di ampliamento, fece allargare una piazza di fronte all'ingresso su via della Sapienza (oggi Corso Rinascimento) e trasferì negli edifici annessi gli ospizi per i pellegrini spagnoli. La chiesa divenne così, nel 1506, la chiesa nazionale del regno di Castiglia a Roma. Nel 1518 fu di nuovo rimaneggiata da Antonio da Sangallo il Giovane.
La chiesa e i suoi annessi furono per molto tempo mantenuti dai lasciti degli spagnoli di Roma; tuttavia, venute a mancare le risorse finanziarie, nel 1818 la chiesa fu abbandonata dagli spagnoli in favore di Santa Maria di Monserrato, dove vennero anche trasferiti gli arredi e le tombe che si trovavano in San Giacomo. La chiesa fu sconsacrata fino a che, nel 1878, l’edificio fu venduto ai missionari francesi del Sacro Cuore. Alla fine dell'Ottocento fu intrapresa una ristrutturazione radicale della chiesa su progetto di Luca Carimini, che fra l'altro ne modificò la facciata principale su piazza Navona. La chiesa fu riconsacrata, affidata alla Congregazione dei missionari del Sacro Cuore di Gesù e intitolata a Nostra Signora del Sacro Cuore.
Nel 1931 l'apertura di corso del Rinascimento comportò all'edificio originale nuove modifiche e la demolizione dell'abside e del transetto, a cura di Arnaldo Foschini.
Esterno
Sul lato rivolto su Corso Rinascimento, dove è posto l’ingresso principale, il profilo della chiesa è difficilmente inquadrabile: si distinguono due livelli, ma solo quello inferiore è relativo alla chiesa; quello superiore appartiene agli ambienti che oggi ospitano l’Ordine Provinciale dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù.
L'edificio presenta un antico portale che reca sull'architrave lo stemma del Regno di Spagna; sopra c'è un fregio che mostra le conchiglie che sono l'emblema di S. Giacomo. La facciata su piazza Navona è a due livelli, quello inferiore ha un alto basamento sul quale si trovano sei pilastri; i capitelli sostengono una trabeazione con l’iscrizione dedicatoria. Sono presenti tre finestre ad arco con cornici modanate; questi toccano la trabeazione e sono sopra i tre portali, di cui quello centrale è più grande degli altri due e con contorno finemente lavorato e ornato nel timpano da “angeli” opera di Mino del Reame e di Paolo Taccone. Sulla punta del frontone si trova una statua moderna della Madonna.
Il secondo livello ha la stessa larghezza del primo ma la metà dell'altezza e presenta sei pilastri dello stesso stile, ma leggermente più stretti. Sostengono una seconda trabeazione con un'iscrizione dedicatoria al Sacro Cuore. Sono presenti tre grandi rosoni e finestre di dimensioni uguali anche se quella centrale ha una cornice più grande con doppia modanatura.
Interno
L’interno è del tipo “Hallenkirche” (chiesa a sala) ovvero presenta tre navate di uguale altezza, con volte a crociera, divise da pilastri lobati.
Sul lato destro si trovano le cappelle sono dedicate alla Resurrezione e a S. Anna; quindi si trovano la sacrestia e la cantoria, opera di Pietro Torrigiano, costituita da un balcone balaustrato con decorazioni in bianco e oro e stemma cardinalizio al centro. Seguono altari dedicati a S. Vincenzo de Paoli, a S. Margherita Maria Alacoque e a S. Benedetto Labre.
Il presbiterio presenta un fondale marmoreo a serliana opera di Pietro e Domenico Rosselli, posto dietro l'altare maggiore. L'attuale altare maggiore è neobarocco, a forma di arco trionfale sostenuto da una coppia di colonne corinzie; la pala di altare è costituita da un ritratto moderno a figura intera della Madonna con il Bambino.
Passando al lato sinistro si susseguono gli altari dedicati al Cristo portacroce, alla Madonna Addolorata e a S. Antonio da Padova.
Quindi si trova la cappella dedicata a S. Giacomo, l’unica rimasta della chiesa originale del XVI secolo; opera di Antonio da Sangallo il Giovane, costruita tra il 1517 e il 1523. Sulla parete di fondo dietro l'altare, si trova una copia della statua di S. Giacomo: l'originale del opera di Jacopo Tatti, detto il Sansovino, fu trasferita a Santa Maria di Monserrato come la maggior parte delle opere d'arte più antiche e dei monumenti funerari presenti nella chiesa quando gli spagnoli decisero di abbandonare questa chiesa. Sulle pareti laterali, affreschi di Pellegrino Aretusi da Modena rappresentanti scene della vita di S. Giacomo.
Infine si trova la cappella del Giudizio, con una pala d’altare che rappresenta Cristo che giudica le anime del Purgatorio.
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