San Marco Evangelista - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
San Marco Evangelista in Campidoglio
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Incorporata al Palazzo di Venezia, la sua fondazione, che risale al IV secolo,  si deve a papa S. Marco e  ricostruita nelle forme attuali nel 1468 da papa Paolo II, che ne fece la chiesa dei veneziani a Roma.
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Specifiche
Basilica minore-parrocchia diocesana-chiesa regionale (Veneto, Friuli e Dalmazia)
Proprietà
Demanio dello Stato
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
da MAR a SAB 10.00-13.00 e 16.00 - 18.00; DOM 10.00-13.00 e 16.00-20.00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
Roma Sacra- Itinerario 15–Elio De Rosa editore-1999;
sanmarcoevangelista.it
Indirizzo
Piazza di S. Marco, 47 – Rione Pigna
Realizzazione
Fondata nel 336, restaurata nel Quattrocento e nei secoli successivi
Stile architettonico
Paleocristiano e Barocco
Architetto
Filippo Barigioni (1672-1753)
da non perdere
Reliquie di S. Marco papa. Mosaico absidale. Monumenti funerari
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Storia
La basilica fu fondata nel 336 nel sito dove, secondo la tradizione, l'Evangelista avrebbe vissuto nel suo soggiorno romano intorno al 41 d.C. e poi trasformato in oratorio. Questo primitivo edificio fu distrutto da un incendio e nel V secolo sui suoi resti si sovrappose un secondo edificio, ma nel corso dei secoli successivi la chiesa fu restaurata varie volte, sia per le ripetute inondazioni del Tevere, sia dopo le invasioni e i saccheggi messi in atto dai Goti, dai Longobardi e dai Bizantini tra il VI e VII secolo; poi nel 792 fu rialzato il piano di calpestio e ristrutturato il tetto e le navate laterali; nell'833 furono demolite le parti pericolanti dell'edificio, ricostruendole e decorando l'abside.
Nel 1145, furono traslate nella basilica le spoglie di san Marco papa e poste sotto l'altare maggiore, dove tuttora si trovano. Nel 1154 fu innalzato il campanile e realizzato un ciborio, del quale rimangono le colonne di porfido poste agli ingressi laterali del presbiterio, nonché le dieci colonnine attualmente conservate nell'atrio del portico. Tra il 1464 e il 1471 la basilica venne radicalmente trasformata ad opera del cardinale Pietro Barbo, divenuto pontefice nel 1464 con il nome di Paolo II, che accanto alla chiesa aveva costruito il proprio palazzo, detto appunto di S. Marco, e successivamente di Venezia, in quanto divenuto sede degli ambasciatori veneti in Roma, dopo la donazione fatta da Pio IV, nel 1564, alla Repubblica veneta. In questa occasione fu rifatta la copertura del tetto con lastre di piombo incise con le insegne papali (andate perdute nel restauro dell’ottocentesco), fu realizzato il soffitto ligneo a cassettoni della navata centrale, vennero create le grandi nicchie a conchiglia della navate laterali ed eretto l'imponente portico esterno con la loggia sovrastante.
Tra il 1503 e il 1523 fu rifatto il pavimento cosmatesco, mentre nella seconda metà del XVI secolo, la basilica fu oggetto di ulteriori restauri e rifacimenti, e venne arricchita del coro. Nel 1654-1657 la chiesa fu ristrutturata su progetto di Orazio Torriani: in questa occasione vennero messe in opera nuove vetrate alle finestre e fu risistemato l'apparato decorativo della navata centrale.
Nel 1735 intervenne un nuovo restauro su progetto di Filippo Barigioni, con il quale la chiesa assunse l'aspetto odierno. Tra il 1840 e il 1843, nel corso di lavori per scavi archeologici, fu scoperta la cripta.
Esterno
La facciata, progettata da Leon Battista Alberti, fu eretta nel 1466-1469 con il travertino prelevato dal Colosseo e dal Teatro di Marcello; si articola in due ordini di archi sorretti da pilastri che inquadrano una loggia e un portico le cui arcate sono divise da semicolonne con capitelli compositi a volute diagonali e foglie, mentre la loggia è scandita da paraste con capitelli corinzi, sulle quali si notano quattro scudi scolpiti a bassorilievo e tenuti da teste leonine: le due lesene centrali presentano, a destra, lo stemma di Paolo II e, a sinistra, un busto di S. Marco; le lesene laterali presentano invece gli stemmi del cardinale Marco Barbo.
Sopra la parte iniziale della navata destra, si erge il campanile romanico quadrangolare, costruito alla metà del XII secolo, che si articola in tre ordini aperti da trifore. Nell'atrio del portico sono raccolti numerosi frammenti architettonici e lapidi sepolcrali paleocristiani, un antico pozzo con iscrizioni dell’XI secolo e un’epigrafe funeraria di Vannozza Cattaneo e iscrizioni latine e greche tratte dalla cripta.
Si accede all'aula liturgica, attraverso un portale con architrave decorato con ghirlande di fiori e frutta, stemma di Paolo II e nella lunetta un bassorilievo raffigurante S. Marco evangelista in trono e il leone opera di Mino da Fiesole (XV secolo).
Interno
Diversamente dall'esterno, l'interno ha perduto le caratteristiche rinascimentali sotto il pesante rivestimento decorativo sei-settecentesco. A pianta basilicale, è diviso in tre navate da due file di dodici pilastri addossati per motivi statici alle antiche colonne, sulle quali poggiano archi a tutto sesto, sormontati da una doppia serie di bifore quattrocentesche goticizzanti che consentono l'illuminazione dell'aula liturgica. Le navate laterali sono coperte da volte a crociera, mentre quella centrale presenta un soffitto ligneo a cassettoni realizzato nel 1465-1468 da Giovannino e Marco de' Dolci. Il piano di calpestio è rivestito da un pavimento seicentesco che include riquadri cosmateschi, databili al XV secolo. Nelle navate laterali si aprono quattro cappelle per lato alternate ad absidiole quattrocentesche, in gran parte occupate da monumenti funebri.
La navata centrale è decorata da rilievi alternati a due cicli di affreschi del XVII secolo raffiguranti alla parete destra, Storie della vita dei santi Abdon e Sennen, opere di Pier Francesco Mola, Francesco Allegrini, Giovanni Angelo Canini e Guillaume Courtois detto il Borgognone; alla parete sinistra, Storie della vita di S. Marco papa, affreschi di Fabrizio Chiari, Francesco Allegrini, Giovanni Angelo Canini e Guillaume Courtois detto il Borgognone.
Lungo la navata destra si aprono quattro cappelle, alternate ad altrettante absidiole: in successione si presentano la cappella dedicata alla Resurrezione e il monumento funebre del Cardinal Pisani; quindi la cappella dedicata a S. Antonio da Padova e il monumento funebre del canonico Borgia.
Nella terza cappella, dedicata all'Epifania è custodita all’altare, pala con Adorazione dei Magi, opera di Carlo Maratta (seconda metà del XVII secolo), mentre nella terza absidiola è presente il monumento funebre del cardinale Vidman (1660-1665), in marmo di Cosimo Fancelli.
Seguono la cappella dedicata alla Madonna Addolorata e l’absidiola con il monumento funebre del cardinale Francesco Erizzo (1700), in marmo di Francesco Maratti; accanto a questa absidiola, entro una piccola nicchia, a lato dei gradini che salgono al presbiterio, si trova la stele funeraria di Leonardo Pesaro, opera di Antonio Canova.
In fondo alla navata destra, accanto al presbiterio, è ubicata la cappella dedicata al Santissimo Sacramento, progettata nel 1656 da Pietro da Cortona e modificata da Filippo Barigioni: all’interno, si conserva all'altare una pala con S. Marco papa, opera di Melozzo da Forlì (1470 ca.).
Nel presbiterio, sistemato nel 1735-1737 da Filippo Barigioni, sono collocati alle pareti dell'abside, affreschi raffiguranti la Gloria di S. Marco evangelista (secondo quarto del XVII secolo), di Giovanni Francesco Romanelli e il Martirio e sepoltura di S. Marco evangelista (metà del XVII secolo), di Guillaume Courtois detto il Borgognone.
Sotto l'altare è presente il Reliquiario a urna di S. Marco papa e dei santi Abdon e Sennen (metà del XVIII secolo), attribuito a Filippo Barigioni.
L'abside e l'arco trionfale presentano un mosaico del IX secolo raffigurante nel catino absidale, Gesù Cristo redentore benedicente tra santi e papa Gregorio IV e l’Agnello di Dio tra dodici pecore, rappresentanti i dodici apostoli, che convergono verso di esso.
In fondo alla navata sinistra, accanto al presbiterio, è ubicata la cappella dedicata all'Immacolata Concezione dove sono presenti dipinti eseguiti alla metà del XVII secolo da Pier Francesco Mola. Si incontrano di seguito la cappella dedicata a S. Michele Arcangelo e il monumento funebre del cardinale Luigi Prioli (1720); quindi la cappella dedicata a S. Domenico di Guzman e quella di S. Gregorio Barbarigo.
L’ultima cappella è dedicata all'Agnello di Dio e vi si conservano affreschi attribuiti a Carlo Maratta (seconda metà del XVII secolo); nella absidiola che segue si trova il monumento funebre del cardinale Marcantonio Bragadin (1658).
Dalla navata sinistra si entra nella sacrestia, dove si conservano un altare, ricomposto con pezzi del ciborio e dell'altare maggiore eretto da Marco Balbo nel 1474 e rimosso nel 1737, decorato con rilievi di Mino da Fiesole e di Giovanni Dalmata e un dipinto di Melozzo da Forlì raffigurante S. Marco evangelista.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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