il Medioevo
Santa Maria in Trastevere
La basilica è sicuramente il cuore del rione Trastevere. Per alcuni sarebbe stata la prima chiesa di Roma dedicata alla Vergine Maria, mentre per altri è la prima basilica cristiana aperta ufficialmente al culto. La sua storia architettonica attraversa un periodo che va dal III secolo, per giungere, tra aggiunte, rifacimenti e restauri fino al XIX secolo quando, con gli interventi voluti dal Vespignani fu ripristinato lo stile medievale.
Specifiche | Basilica minore-Parrocchia diocesana |
Proprietà | Diocesi di Roma |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | 7.30-20.30 |
Bibliografia | C. Rendina - Le Chiese di Roma- Newton & Compton-2004; M. Armellini - Le Chiese di Roma dal secolo IV al XIX - 1891; F. Gizzi- Le chiese medievali di Roma- Newton & Compton-1998; B.N. Marconi - Basilica di Santa Maria in Trastevere; C. Michelli Giaccone - Il medioevo a Roma e nel Lazio; Vicariato di Roma-Ufficio per la Pastorale Scolastica- Basilica di Santa Maria in Trastevere. www.santamariaintrastevere.it |
Indirizzo | piazza di Santa Maria in Trastevere-Rione Trastevere |
Realizzazione | Realizzata nel terzo secolo, nel 1138 viene ricostruita e poi restaurata nel 1580. Nel 1617 venne disegnato il soffitto a cassettoni e nel 1702 ricostruito il portico |
Stile architettonico | Romanico |
Architetto | ignoto |
da non perdere | In facciata: Mosaico, Portico con statue di papi (Carlo Fontana). All’interno: Mosaici della vita della Vergine (Pietro Cavallini), Colonne antiche di varia provenienza, Soffitto a cassettoni (Domenichino), Tabernacolo (Mino del Reame), “Madonna della Clemenza”, Mosaici pavimentali cosmateschi. |
Storia
La basilica di S. Maria in Trastevere conserva la memoria di uno dei primi luoghi di culto cristiano a Roma. Secondo un'antica tradizione la basilica sorgerebbe in una zona ove si trovava, in epoca classica, una taberna meritoria in cui si riunivano i soldati andati in congedo dopo una lunga ferma. L'edificazione della chiesa, nel III secolo, avvenne secondo la tradizione nel luogo in cui nel 38 a.C. sgorgò una polla d'olio. Gli Ebrei, che numerosissimi allora abitavano in Trastevere, interpretarono l'accaduto come un segno premonitore della venuta del Messia, e questa credenza è poi passata ai Cristiani che vi hanno visto anche l’annuncio della venuta del Cristo che avrebbe salvato le genti. L'iscrizione “fons olei” che si legge sotto il presbiterio della basilica sta ad indicare appunto il luogo ove sarebbe avvenuto questo evento. La chiesa trasteverina è legata anche alla memoria di Callisto I (217-222), il pontefice che qui avrebbe raccolto la comunità cristiana per celebrare il culto in una chiesa domestica (domus ecclesiae), poi trasformata da papa Giulio I (337-352) in una grande basilica, forse la prima chiesa di Roma dedicata alla Vergine. Era la basilica prediletta dai pellegrini, che giungevano a Roma dal litorale in occasione dei giubilei, rispetto a San Paolo, più difficile da raggiungere soprattutto in epoche segnate da epidemie e calamità. Nel IX secolo, per volere di Gregorio IV, fu aggiunta una cripta per custodire le reliquie di alcuni santi. Nel 1140 Papa Innocenzo Il volle ricostruirla in forme più ampie, utilizzando colonne e marmi antichi provenienti dalle Terme di Caracalla; nei secoli seguenti la basilica si è poi sempre più arricchita, fino ai restauri del XIX secolo commissionati da Papa Pio IX a Virginio Vespignani.
Esterno
La facciata, del XII secolo, ha tre grandi finestre centinate (aperte dal Vespignani) e coronamento orizzontale a sguscio sormontato da un timpano. La parte inferiore è preceduta dal portico del Fontana (1702), a cinque arcate; sulla balaustra, statue di pontefici opera di Jean Baptiste Théodon, Michel Maille, Lorenzo Ottoni e Vincenzo Felici. Sopra il portico si alza la facciata della basilica sormontata da un frontone decorato nei restauri del XIX secolo dal pittore Silverio Capparoni con affreschi, ora in gran parte svaniti. Sotto al frontone, si trova un grande mosaico di autore ignoto, raffigurante la Madonna che allatta il Bambino, ai piedi della quale sono inginocchiati i due committenti; ai lati, due teorie di sante con una lampada in mano. Il mosaico è stato eseguito da varie mani in epoche diverse. Le otto figure centrali (Madonna con il Bambino, i due committenti e le quattro vergini più vicine a destra e a sinistra) sono le più antiche, eseguite nel XIII secolo; più tarde sono le tre ultime sante a destra, l'ultima delle quali più recente e di mano diversa dalle altre due. Le rimanenti tre a sinistra sono state eseguite per ultime, ma comunque non più tardi dell'inizio del XIV secolo.
Il campanile, di chiaro stile romanico per la sua forma squadrata e massiccia, risale alla prima metà del XII secolo e la sua edificazione viene inserita nell'ambito del rinnovo della chiesa effettuato sotto Innocenzo II ed Eugenio III nel XII secolo. Fu in seguito restaurato all’inizio del XVII secolo e nel 1713. La struttura, alta circa 20 metri, è costituita da un alto basamento inglobato nella chiesa e nell'edificio adiacente su cui s'impostano i quattro ordini superiori. Di base quadrata, il campanile ha il primo piano scandito da trifore a pilastro, il secondo e il terzo da doppie bifore su colonnine, il quarto da trifore su colonnine. Il lato che guarda verso la piazza presenta, al secondo piano, un orologio del XIX secolo, inserito al posto delle doppie bifore. Sempre nel prospetto principale l'ultima trifora è sormontata da un'edicola che custodisce un mosaico su fondo oro rappresentante La Madonna con il Bambino.
Sotto il portico si trova quello che può essere considerato il primo museo epigrafico cristiano. Qui, infatti, sono raccolti i resti provenienti da varie catacombe romane e una serie di epigrafi, di marmi e sculture. Le cornici marmoree delle tre porte sono di media età imperiale; notevoli anche il rilievo con i pavoni che bevono da un vaso (IX secolo) e l’affresco quattrocentesco dell’Annunciazione.
Interno
L’interno di Santa Maria in Trastevere è una delle più riuscite architetture del secolo XII, permeata di rinnovato classicismo che le aggiunte cinque-seicentesche (cappelle laterali e soffitti lignei) e ottocentesche (partitura a lesene della navata) non hanno sostanzialmente modificato. E’ distribuito in tre navate divise da un vero e proprio ordine architravato: le 22 colonne antiche di granito, di vario diametro, con basi e capitelli ionici e corinzi sostengono una trabeazione costituita da frammenti antichi che continua sulla controfacciata, collegando i due colonnati secondo un criterio di unità compositiva; l’arco trionfale, retto da due colonne di granito con capitelli corinzi e trabeazione classica, inquadra il transetto notevolmente rialzato. Il pavimento cosmatesco, quasi completamente rifatto dal Vespignani, ricalca quello originario, realizzato dalla bottega dei Cosmati, marmorari romani operanti tra il XII e XIII secolo. Esso è dominato dai colori rosso, verde e oro, intrecciati tra loro. I soffitto ligneo a lacunari è opera del Domenichino, che nell’ottagono centrale dipinse l’Assunta nel 1617.
La basilica ha undici cappelle: quattro nella navata destra; cinque nella sinistra e due, le più grandi, ai lati del transetto.
Lungo la navata destra la prima cappella, dedicata a S. Francesca Romana, è detta anche Cappella Bussi e fu realizzata tra il 1721 e il 1727: all'interno si trova all'altare una pala con “Comunione di S. Francesca Romana”, di Giacomo Zoboli, mentre sulle pareti sono posizionati monumenti funebri.
Segue la Cappella del Presepe, dedicata alla Natività di Gesù, edificata nel 1739 su progetto di Filippo Raguzzini, con all’altare la pala con la Natività di Gesù di Etienne Parrocel. Quindi si ha la cappella dedicata al Ss. Crocifisso, costruita nel 1652, sul cui altare è collocato un crocifisso ligneo del XV secolo. Infine si ha la quarta cappella, dedicata a S. Pietro, eretta nel 1583 da Martino Longhi il Vecchio, in cui è esposta all'altare la tela di Giuseppe Vasconio “Gesù Cristo consegna le chiavi a san Pietro” (seconda metà del XVII secolo).
Nel transetto destro è collocato il Monumento funebre del cardinale Francesco Armellini Pantalassi de' Medici e di suo padre Benvenuto (XVI secolo), attribuito ad Andrea Sansovino.
Dal transetto destro si accede alla Cappella della Madonna di Strada Cupa o del Coro d'inverno, realizzata nel 1625 su progetto del Dominichino, dove si conservano all'altare una Madonna con Gesù Bambino e S. Giovannino detta anche Madonna di Strada Cupa, affresco cinquecentesco attribuito a Perin del Vaga, allievo di Raffaello e la Fuga in Egitto di Carlo Maratta (secondo quarto del XVI secolo).
Nel presbiterio, rialzato rispetto al piano pavimentale della navata, è delimitato nella parte centrale in basso da transenne e plutei cosmateschi, si trovano al Fons Olei che segna il punto del terreno dal quale sarebbe scaturito miracolosamente l'olio; il Ciborio, con quattro colonne corinzie di porfido, ricomposto da Virginio Vespignani con elementi antichi di spoglio; l’Altare (VIII-IX secolo), realizzato con lastre di marmo pavonazzetto di epoca romana; il Candelabro per cero pasquale (seconda metà del XII - fine XIII secolo), opera della bottega romana dei Vassalletto.
L'abside della basilica è un gioiello dell'arte musiva: la decorazione del catino e dell'arco trionfale risale alla prima metà del XII secolo, mentre quella posta nelle pareti dell'abside, all'altezza delle finestre, venne realizzata alla fine del XIII secolo. Nell'arco trionfale sono presenti, Monogramma cristologico, simboli degli Evangelisti, Isaia e Geremia (terzo quarto del XII secolo), mosaico, opera di maestranze romane.
Il mosaico del catino absidale presenta Gesù Cristo in trono con Maria Vergine e santi (terzo quarto del XII secolo): l'opera è articolata su tre registri, nella quale sono raffigurati al centro, Gesù Cristo in trono con Maria Vergine tra S. Pietro, altri santi e papa Innocenzo II; in alto, Padiglione dell'empireo con la mano di Dio Padre che incorona il Figlio; in basso, l’Agnello di Dio con dodici pecore convergenti: le due teorie di sei ovini escono da altrettante città (Betlemme a sinistra e Gerusalemme a destra), e vanno identificati con gli Apostoli.
Alle pareti dell'abside ciclo musivo con Storie della vita di Maria (fine del XIII secolo), mosaici, di Pietro Cavallini: il ciclo è costituito da sette riquadri, impostati su due registri, raffiguranti nel registro superiore gli episodi principali la vita della Vergine: Nascita, Annunciazione, Natività, Epifania, Presentazione al tempio, Dormizione della Vergine.
Nel registro inferiore si trova, al centro, Madonna con Gesù Bambino tra i santi Pietro e Paolo e il cardinale Bertoldo Stefaneschi, committente dell’opera; ai lati, Angeli che reggono i misteri mariani (1600), affreschi di Agostino Ciampelli.
Nella parte inferiore dell'abside, al centro del coro ligneo ottocentesco, è collocata la Cattedra episcopale (XIII secolo), in marmo, di ambito cosmatesco: l'opera è costituita da due grifi eretti che sostengono il sedile e lo schienale a disco.
Sulla navata sinistra si aprono cinque cappelle: quella dedicata a S. Girolamo, detta anche Cappella Avila, fu edificata intorno al 1686 da Antonio Gherardi; sull’altare è posta una pala con S. Girolamo di Antonio Gherardi del 1686.
Segue la cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù in cui è collocata all'altare una pala con S. Giovanni Battista (primo quarto del XVII secolo), attribuita ad Antonio Carracci. Quindi si trova la cappella dedicata a S. Francesco d'Assisi, eretta nel 1590-1591, decorata con dipinti eseguiti alla fine XVI secolo da Fenzoni Ferraù raffiguranti all'altare, pala con “Estasi di S. Francesco d'Assisi, sulla volta l’affresco “Dio Padre in gloria con angeli musicanti” e nelle lunette affreschi con “Storie della vita di S. Francesco d'Assisi”.
La cappella successiva, edificata nel 1618, è dedicata ai santi Mario e Callisto: sull’altare è posta una pala con S. Callisto I e S. Mario con due angeli (XVII secolo). Nel battistero, eretto alla fine del XVI si conserva un Fonte battesimale (1741), realizzato su disegno di Filippo Ragazzini.
Nel transetto sinistro, dove è posto l'altare dedicato ai santi Filippo e Giacomo apostoli, si trovano diversi monumenti funebri.
Dal transetto sinistro si accede alla Cappella Altemps detta anche della Madonna della Clemenza, eretta tra il 1584 e il 1585, da Martino Longhi il Vecchio, a pianta quadrangolare con la volta a padiglione e le pareti laterali decorati con stucchi e affreschi, eseguiti nel 1588-1589 da Pasquale Cati, raffiguranti sulla volta, Storie della vita di Maria Vergine e Quattro evangelisti e alla pareti laterali, Allegoria del Concilio di Trento e Papa Pio IV promulga la bolla "Benedictus Deus". All'altare, è collocato il celebre dipinto raffigurante la Madonna con Gesù Bambino in trono e angeli (seconda metà del VI secolo): l'immagine è chiamata anche Madonna della Clemenza, poiché, secondo la tradizione, in occasione di una rovinosa siccità che aveva provocato un'enorme scarsità di viveri, fu portata in processione, al termine della quale il cielo divenne plumbeo e una benefica pioggia irrigò i campi. L’icona è considerata "acherotipa" cioè realizzata in modo prodigioso non da mano umana e comunque risulta una delle più antiche tra le immagini della Vergine pervenuteci.
GALLERY
Le storie della Vergine di Pietro Cavallini
Nelle Storie della Vergine, considerate il capolavoro di Pietro Cavallini, l'autore è protagonista di una autentica innovazione, abbandonando la staticità bizantina per far agire i personaggi in uno spazio dotato di un rinnovato respiro "classico" e con un uso personalissimo dei colori, contribuisce a creare volumi tridimensionali definiti da una luce morbida e graduale, quasi a trattare il mosaico con la scioltezza di un affresco. Così, in questi mosaici si ritrova un qualcosa di inaspettatamente antico, ma che tuttavia va visto come l’anello di congiunzione tra memoria del passato e nascita del nuovo linguaggio pittorico italiano. I mosaici di Pietro Cavallini sono, in pratica, i primi esempi di una nuova sensibilità pittorica che viene a maturare negli ultimi due decenni del XIII secolo. I sette riquadri, commissionati da Bertoldo Stefaneschi a Pietro Cavallini, raffigurano un quadro votivo centrale della Madonna con il Bambino, tra gli Apostoli Pietro e Paolo, con il committente in ginocchio e sei mosaici che, con delicata bellezza, riproducono gli episodi principali la vita della Vergine: Nascita, Annunciazione, Natività, Epifania, Presentazione al tempio, Dormizione della Vergine.