San Giovanni in Fonte - Le Chiese di Roma

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il Medioevo
Battistero Lateranense
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Conosciuto anche come San Giovanni in Fonte, è il primo battistero costruito subito dopo la libertà di culto concessa ai cristiani nel 313 d.C. dall’imperatore Costantino. Parte integrante del complesso del Laterano e della residenza dei Pontefici, rimase sempre operante e con un ruolo centrale nella vita della Roma cristiana.
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Specifiche
Battistero-Parrocchia diocesana dei SS. Salvatore e SS. Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano
Proprietà
Santa Sede
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
7:00-12:30 e 16:00-19:00
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
Roma Sacra-Itinerario 19–Elio De Rosa editore-2000;
La Basiliche Maggiori di Roma-San Giovanni in Laterano-Scala Group-2013
vatican.va/various/basiliche/san_giovanni/
battisterolaterano.it
Indirizzo
Piazza di San Giovanni in Laterano, 4 – Rione Monti
Realizzazione
Nucleo originario del IV secolo, poi modificato e restaurato da vari interventi fino a quello del 1637
Stile architettonico
Paleocristiano
Architetto
Ignoto
da non perdere
Fonte battesimale, affreschi e mosaici
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Storia
È il più antico Battistero monumentale di Roma, il cui titolo è S. Giovanni in Fonte. Fu fatto edificare nel IV secolo da Costantino, insieme alla Basilica di San Giovanni in Laterano, su un edificio termale del II secolo, forse di un palazzo imperiale o della Domus Faustae, come luogo di culto per la comunità cristiana. Tra il 432 e il 440 fu sostanzialmente ricostruito, con un colonnato interno, coperto da una cupola e occupato quasi interamente da una grande vasca per consentire il rito battesimale tramite immersione. Sempre nel V secolo furono aggiunti l'atrio e tre cappelle addossate al perimetro esterno e dedicate rispettivamente a S. Giovanni Battista, alla Santa Croce e a S. Giovanni Evangelista; poi, nel VII secolo fu aggiunta la cappella di S. Venanzio. L'edificio, che per secoli fu l'unico battistero di Roma, fu modificato anche in seguito. Dopo secoli di abbandono conseguente prima alla permanenza del papa ad Avignone e poi al trasferimento in Vaticano, nel XVI secolo, iniziarono interventi di recupero, tra cui la realizzazione di una nuova porta di ingresso, eliminando la cappella della Santa Croce. Nel XVII secolo, fu rinnovato l'interno con un nuovo apparato decorativo. Questo battistero fu per molte generazioni il solo battistero di Roma e la sua struttura ottagonale fornì il modello per altri battisteri in tutta Italia.
Esterno
L'esterno, in laterizio, mostra la traccia di aperture chiuse in epoche diverse. Il fregio esterno, decorato con gli stemmi della famiglia Chigi, è opera di Francesco Borromini (1657). Nell’antico ingresso, caratterizzato da un frammento di architrave romano e due colonne di porfido racchiude un pronao con due absidi laterali dove sono state ricavate, la cappella dei martiri Cipriano e Giustina e quella dedicata alle sante vergini e martiri Rufina e Seconda.
Interno
L'edificio, che ancora oggi corrisponde alla costruzione del V secolo, presenta una pianta ottagonale, con copertura a cupola, sorretta da due ordini di colonne: il più basso è costituito da otto colonne di porfido rosso; l’ordine superiore è costituito da più sottili, in marmo bianco, anch'esse architravate che sorreggono un tiburio ottagonale, la cupola con finestre ovali e la sovrastante lanterna.
Al centro di un recinto circolare cinquecentesco è posto il fonte battesimale: un’urna di basalto verde con copertura in bronzo opera di Ciro Ferri (XVII secolo).  L’imperatore Costantino aveva ornato la vasca battesimale con sette fontane d’argento in forma di cervi dalle cui bocche usciva l’acqua. A ricordo dei sette cervi d’argento trafugati nel corso delle invasioni barbariche, Papa Paolo VI nel 1967, fece adornare la vasca con due statue di cervi in bronzo,
Sui lati si aprono tre cappelle: sul lato destro, dopo l’ingresso, si trova la cappella dedicata a S. Giovanni Battista, di forma ovale e volta a cupola; sopra l'altare si trova un tabernacolo composto da due colonne scanalate a spira di serpentino con basi e capitelli dorati e un'architrave di marmo bianco; la statua in bronzo del Battista entro la nicchia è stata attribuita a Donatello ma è opera di Donato da Formello. Gli affreschi laterali sul battesimo di Gesù e sulla decollazione del Battista sono di fine secolo XVIII.
L’antico portico accoglie due piccole absidi con due cappelle del XII secolo, rispettivamente dedicate alle sante Rufina e Seconda e ai santi Cipriano e Giustina, La prima presenta una pala d'altare raffigurante il Salvatore tra le sante Rufina e Seconda e, alle pareti, affreschi della Vergine e di S. Filippo Neri attribuiti alla scuola di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato (XVII secolo).
L'altra cappella è dedicata ai martiri Cipriano e Giustina, ha nella calotta un mosaico del V secolo e un’altare barocco, di fine XVIII secolo. Sulle pareti, in alto, copie moderne di opere di Andrea Sacchi con storie di Giovanni Battista e, in basso, affreschi con storie di Costantino, opere di Andrea Camassei, Giacinto Gimignani e Carlo Maratta (XVII secolo).
Quindi si incontra la Cappella di S, Venanzio, con soffitto ligneo del XVI secolo e mosaici bizantini nell'arco trionfale dell'abside. Al centro del soffitto, un ovale con la Vergine Assunta. Il timpano con quattro colonne e i sepolcri cardinalizi sono di Carlo Rainaldi, mentre le sculture sono opera di Jacopo Antonio Fancelli, allievo ed aiuto del Bernini, e il ritratto e i puttini di Paolo Naldini.
La cappella del lato sinistro, dedicata a S. Giovanni Evangelista, conserva la sua forma originaria a croce greca con mosaico centrale. All'ingresso, le porte bronzee, realizzate alla fine del secolo XII, da Pietro e Uberto da Piacenza. Una nicchia sull'altare ospita la statua di bronzo del santo a opera, nel 1772, di Luigi Valadier. Sopra l'ingresso della cappella si trova un affresco di Carlo Maratta sull'intronizzazione della Croce.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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