Il Rinascimento
Santa Maria della Consolazione
La chiesa è legata all’immagine della Madonna della Consolazione affrescata su un muro del vico Jugario nel 1385. Essa confortava i condannati a morte la cui esecuzione avveniva presso la Rupe Tarpea, alle pendici del Campidoglio. Nei secoli la chiesa è divenuto uno dei più frequentati santuari mariani di Roma; a questa Madonna ricorsero per “consolazione” colpevoli e innocenti, malati e chirurghi del vicino ospedale, confraternite e singoli fedeli, santi e peccatori.
Specifiche | Rettoria-luogo sussidiario della parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli |
Proprietà | Diocesi di Roma |
Affidamento | Ordine dei Frati Minori Cappuccini (OFM Cap.) |
Accesso | Da LUN a VEN 6:30-20:30; SAB 7:00-20:30; DOM 9:00-20:30 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; P. Ferdinando da Riese- S. Maria della Consolazione-1999; F. Gizzi-Le chiese rinascimentali di Roma- Newton-1994; www.chiesadellaconsolazione.it |
Indirizzo | Piazza della Consolazione, 94 – Rione Campitelli |
Realizzazione | Edificata nel 1470, ricostruita nel 1583-1600 |
Stile architettonico | Manierista |
Architetto | Martino Longhi il Vecchio (1534-1591) |
da non perdere | Storie della Passione” di Taddeo Zuccari; “Madonna col Bambino e santi” di Livio Agresti; icona di Maria del XIII secolo; affresco di “S. Maria della Consolazione” sull’altare maggiore; “Natività, “Assunzione” e “Scene della vita di Maria e Gesù” del Pomarancio; “Sposalizio mistico di S. Caterina”, rilievo marmoreo di Raffaello da Montelupo; “Adorazione dei Magi”, di Giovanni Baglione |
Storia
La chiesa sorge tra i colli Campidoglio e Palatino accanto alla Rupe Tarpea, dove fin dall'antichità e per tutto il XVI secolo venivano eseguite le condanne a morte. La sua storia ha origine da una tradizione legata all'immagine della Madonna della Consolazione, fatta affrescare su un muro del Vico Jugario dal nobile Giordanello degli Alberini nel 1385 e che doveva confortare e consolare gli ultimi istanti dei condannati a morte: da qui il nome della chiesa.
Si narra che il 26 giugno 1470 un giovane, ingiustamente accusato di omicidio, venne miracolosamente salvato dalla forca dopo essersi appellato alla Vergine. Diffusasi la notizia del prodigio, il culto della Madonna si intensificò rendendo necessario assicurare all'immagine un luogo di culto dignitoso, al riparo dalle intemperie. Raccolte le offerte dei fedeli e con gli aiuti della famiglia Della Rovere, la primitiva chiesa della Consolazione fu edificata in soli quattro mesi e consacrata il 3 novembre 1470. L'icona mariana fu staccata dal muro originario e posta nella chiesa. La decorazione della chiesa fu affidata ad Antoniazzo Romano. Presto si verificò la necessità di ampliare il santuario e nel 1583 il cardinale Alessandro Riario commissionò a Giacomo della Porta la costruzione della cappella maggiore e dell'altare per accogliere decorosamente l'immagine mariana, dando avvio ad una ricostruzione generale della chiesa, affidata poi a Martino Longhi il Vecchio. Nel 1600, alla morte dell'architetto, la chiesa si presentava con tre navate e otto cappelle laterali; la facciata, rimasta incompleta, fu terminata solo nel 1827 da Pasquale Belli. Alla fine dell'Ottocento, la cappella alla testata della navata sinistra accolse icona e arredi della Madonna delle Grazie mentre la cappella corrispondente nella navata destra accolse una copia dell'icona di S. Maria in Portico. Negli anni Quaranta del novecento, per l'abbassamento del livello stradale, si rese necessaria la costruzione di una scalinata.
Sul retro della chiesa, si innalza il complesso dell'ex Ospedale di Santa Maria della Consolazione, sorto nel 1470 e soppresso nel 1936, oggi sede del Comando della Polizia municipale di Roma.
Esterno
La chiesa, impostata su alto podio e preceduta da un'ampia scalinata, presenta un facciata suddivisa in due ordini: l'inferiore, è articolato da lesene corinzie in cinque campate, delle quali le tre centrali, leggermente più avanzate rispetto alle altre due, sono aperte da tre portali, dei quali il centrale è sovrastato da un timpano triangolare, mentre gli altri due da uno semicircolare; il superiore presenta al centro un finestrone inquadrato da due colonne, mentre sulla balaustra sono collocate quattro statue, eseguite nel XIX secolo raffiguranti i profeti Isaia, Zaccaria, Ezechiele e Geremia. A coronamento della facciata è posto un grande timpano triangolare sormontato da una croce raccordato all'ordine inferiore da volute semplici. I due campanili gemelli, posti proprio sopra le due cappelle ai lati dell'abside, sono a due piani, con il secondo più stretto del primo e contenente una campana.
Dietro l'abside della chiesa, rivolta verso il Foro romano, è situata una edicola dove vi è dipinta la "Madonna delle Grazie", opera di Niccolò Berrettoni, risalente al 1658 e definita "Consolatrix Afflictorum", come recita anche l'iscrizione. Fu qui posta a memoria e riconoscenza per la liberazione della città da una terribile pestilenza.
Interno
La chiesa ha una pianta basilicale, divisa da pilastri rettangolari, in tre navate absidate con cappelle laterali, ma è priva di transetto. La navata centrale è coperta da una volta a botte.
Lungo la navata destra si aprono quattro cappelle: la prima che si incontra è la cappella Mattei, dedicata al Ss. Crocifisso, decorata con uno ciclo di dipinti murali ad affresco con Storie della Passione di Gesù Cristo, eseguiti nel 1553-1556 da Taddeo Zuccari, raffiguranti alla parete di fondo, al centro sull'altare, Gesù Cristo crocifisso e ai lati Due profeti; alla parete sinistra, scene della Passione. al centro del pavimento si trova una pietra circolare con il sepolcro della famiglia Mattei.
La seconda cappella fu fatta realizzare dalla famiglia Pelucchi di Città di Castello. È ricca di stucchi e pitture e contiene monumenti funebri con i busti dei defunti. La pala dell'Altare raffigura la Madonna in trono e santi, di Livio Agresti (XVI secoli), allievo di Perin del Vaga. Le tele laterali raffigurano la vocazione di S. Pietro e di S. Andrea (fine del XVI secolo), e il martirio di Sant'Andrea, del secolo XVIII.
La cappella successiva, dedicata alla Natività di Gesù, detta anche Cappella degli Affidati o dei Pastori, conserva tre dipinti eseguiti nel 1632-1633 da Giovanni Baglione, raffiguranti all'altare l’Adorazione dei Magi e alle pareti l’Adorazione dei pastori e la Presentazione di Gesù al Tempio. Dopo questa cappella, si entra nell'atrio della sacrestia, ambiente che anticamente serviva da comunicazione con l’Ospedale, dove è collocata una scultura lignea policroma di Gesù Crocifisso degli inizi del XVI secolo.
Alla fine della navata destra, accanto al presbiterio, si apre la cappella dedicata a S. Maria delle Grazie, edificata nella seconda metà del XIX secolo, dove si conserva e venera la copia della celebre immagine raffigurante la Madonna delle Grazie (VI secolo), olio su tavola di ambito bizantino, proveniente dalla chiesa omonima, vicina al Foro Romano, andata distrutta. L'icona originale fu trafugata nel 1970.
Nel presbiterio, progettato da Giacomo Della Porta (1532–1602) e completato da Martino Longhi il Vecchio; entro un'edicola sull'altare si trova la venerata immagine della Madonna della Consolazione, ritenuta opera di Antoniazzo Romano. Sulle pareti laterali sono collocati due dipinti di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio: Nascita di Maria Vergine e Assunzione di Maria (inizio del XVII secolo).
Lungo la navata sinistra si aprono cinque cappelle: quelle più prossima al presbiteri è la cappella di S. Maria in Portico, edificata nella seconda metà dell’Ottocento, dove è posta la copia dell’antica icona del XII secolo, conservata all'altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli.
Segue la cappella dei "Vignaroli": questa era in origine una piccola stanza dove si vendevano candele ed ex voto. Acquisita alla fine del XVI secolo dalla Compagnia dei Vignaroli (custodi e lavoratori di vigne) e dei Cavatori di pozzolana, presenta all’altare una tela dall'inconsueta iconografia, con il Battista adulto a colloquio con la Vergine; le pareti laterali contengono un ciclo di dipinti murali con Storie della vita di Gesù Cristo (fine del XVI secolo), affreschi di Antonio Circignani detto il Pomarancio. La cappella successiva fu dedicata nel 1618 dall'Università dei Pescatori, a S. Andrea, l'apostolo pescatore loro protettore. Fu progettata da Martino Longhi il Vecchio e decorata da Marzio di Colantonio tra il 1601 e il 1607 con un ciclo di dipinti murali raffiguranti all'altare, S. Andrea apostolo e, alle pareti, il Martirio di S. Andrea e la Crocifissione di S. Pietro.
Quindi si trova la cappella dedicata a Maria Ss. Assunta, detta anche Cappella dei Garzoni degli Osti perché fu concessa nel 1575 all'Università dei Garzoni degli Osti per le proprie celebrazioni. E’ decorata con un ciclo di dipinti eseguiti da Francesco Nappi, tra il 1620 e il 1630, raffiguranti all'altare, Assunzione di Maria, opera che purtroppo risulta priva della parte inferiore poiché è stata ritagliata e asportata dai ladri nel 2009; sulle pareti e sulla volta scena della vita di Gesù, mentre nei pennacchi sono raffigurati Dottori della chiesa.
Poi segue la cappella della famiglia Sacchi, dedicata alle stimmate di S. Francesco d'Assisi: presenta all'altare, pala con S. Francesco d'Assisi che riceve le stimmate (XVII secolo). Infine si trova la cappella voluta dalla famiglia Dondoli, dedicata alla Immacolata Concezione che presenta all’altare una grande pala marmorea eseguita in fasi e da artisti diversi: il gruppo della Madonna col Bambino e S. Caterina d’Alessandria preesisteva nella chiesa sin dal 1539 e la sua esecuzione è opera di Raffaello da Montelupo; nel 1584 furono aggiunte le figure di S. Sigismondo, e quella di Dio Padre benedicente.
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