Ss. Silvestro e Martino ai Monti - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
Santi Silvestro e Martino ai Monti
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E’ uno dei primi esempi di riconversione di domus ecclesiae in struttura architettonicamente più adatta alle esigenze dei Cristianesimo che si andava sempre più diffondendo a Roma a partire dal IV secolo. Quello che in origine si chiamava titulus Equitii, dal nome della famiglia dei proprietari, è ancora oggi visibile nell’area sotterranea dell’attuale chiesa.
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Specifiche
Basilica minore-parrocchia diocesana
Proprietà
Fondo Edifici di Culto
Affidamento
Ordine dei Fratelli di Nostra Signora del Monte Carmelo (O.Carm./OC)
Accesso
07.00-12.00 e 16.00-19.00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton & Compton-2004;
Roma Sacra-Itinerario 31-Elio De Rosa editore-2005
parrocchiasanmartinoaimonti.it
Indirizzo
Via del Monte Oppio, 28 – Rione Monti
Realizzazione
Già esistente nel IV secolo, ricostruita nel V e VIII secolo, trasformata nel XVII secolo
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Filippo Gagliardi (1606-1659)
da non perdere
Affreschi di Filippo Gagliardi; sotterranei
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Storia
La basilica, secondo la tradizione, venne edificata nel IV secolo sorge sopra il titulus Equitii, la domus ecclesiae di proprietà di Equizio, presbitero di papa Silvestro I. Originariamente era un oratorio dedicato a tutti i martiri (con il termine titulus si indicavano luoghi di riunione delle primitive comunità cristiane), successivamente alla fine del V secolo viene ricostruita una seconda chiesa sull’oratorio sottostante per volere di Papa Simmaco e dedicata ai Santi Martino di Tours e a Papa Silvestro I. Ulteriori lavori vennero avviati nella metà del IX secolo, quando furono dipinte le pareti della basilica ed eseguita la decorazione musiva dell'abside. Nel 1570, furono intrapresi vari lavori di ristrutturazione, fra i quali il rifacimento del soffitto a cassettoni della navata centrale, andato poi distrutto in un incendio, e arricchito l'apparato decorativo interno. Nel 1636 l'edificio subì un radicale rinnovamento strutturale: i lavori si protrassero fino al 1667, quando, su progetto di Filippo Gagliardi, fu eretta la facciata attuale, la scalea che conduce all'ingresso posteriore e la piccola torre campanaria a vela sopra l'abside. Ulteriori restauri si ebbero infine tra il 1780 e il 1795 e nel XIX secolo.
Esterno
La facciata, impostata su un alto podio con scalinata, è articolata in due ordini scanditi da lesene, divisi da una cornice marcapiano e conclusa da un grande timpano con oculo: il superiore, è aperto al centro da un finestrone sormontato da un timpano semicircolare spezzato; l'inferiore, presenta al centro un portale, sormontato da un timpano triangolare spezzato, che ai lati presenta due bassorilievi in stucco, eseguiti nel 1667 da Stefano Castelli, raffiguranti sulla sinistra S. Silvestro  e sulla destra S. Martino di Tours.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, è a tre navate divise da ventiquattro colonne provenienti dall'antica basilica del V secolo con capitelli compositi sui quali poggia la trabeazione, al di sopra della quale sono collocate otto sculture in stucco realizzate intorno al 1655 da Pietro Paolo Naldini, raffiguranti rispettivamente S. Ciriaca, S. Stefano, S. Fabiano e S. Nicandro alla parete destra e S. Giusta, S. Innocenzo I, S. Martino di Tours e S. Teodoro di Eraclea alla parete sinistra. La navata centrale presenta un soffitto ligneo a cassettoni policromo, mentre le laterali presentano coperture lignee monocrome a rilievo, databili alla metà del XVII secolo. Le pareti delle navate laterali sono decorate con un ciclo di sedici dipinti murali raffiguranti Storie della vita dei profeti Elia ed Eliseo, affreschi di Gaspard Dughet detto anche Gaspard Poussin (XVIII secolo).
Lungo la navata destra sono posti cinque altari che conservano dipinti del XVII secolo: sul primo altare si trova la Visione di S. Maria Maddalena de' Pazzi, opera di Matteo Piccione; al secondo altare, Estasi di S. Teresa d'Avila, di Giovanni Greppi; al terzo altare, S. Martino di Tours che dona parte del mantello al povero, di Fabrizio Chiari; al quarto altare, Martirio di S. Stefano, di Giovanni Angelo Canini; infine, al quinto altare, Estasi di S. Carlo Borromeo, di Filippo Gherardi. Nel presbiterio, rialzato per la presenza della cripta e delimitato nella parte centrale da una balaustra, è posto all'altare un Tabernacolo a tempietto circolare e sei candelieri in argento dorato di Francesco Belli (fine XVIII secolo). L'abside semicircolare e l'arco trionfale sono decorati da affreschi eseguiti nel 1794 da Antonio Cavallucci coadiuvato da Giovanni Micocca, raffiguranti, nella calotta, Dio Padre, la Madonna con Gesù Bambino in gloria con ai lati S. Pietro e S. Paolo; alla parete, tra le finestre, S. Andrea Corsini, S. Maria Maddalena de' Pazzi, S. Pietro Tommaso e S. Teresa d'Avila; sull'arco trionfale, S. Silvestro, S. Carlo Borromeo, S. Martino di Tours e S. Francesco Saverio.
Dalla scalinata centrale del presbiterio si scende nella cripta realizzata, intorno al 1650, da Filippo Gagliardi con profusione di colonne doriche e decorata, sulle volte, da stucchi di Pietro Paolo Naldini.
Accanto al presbiterio, sulla navata sinistra, si trova la cappella dedicata alla Madonna del Carmelo, dove all'altare si conserva una Madonna con Gesù Bambino, dipinto di Girolamo Massei (fine del XVI secolo);  l'opera è inserita in un dipinto raffigurante Angeli che liberano le anime del Purgatorio, di Antonio Cavallucci (fine del XVIII secolo). Segue l’altare della Ss. Trinità ove è posto il dipinto di Giovanni Angelo Canini Trinità tra S. Bartolomeo e S. Nicola di Bari (metà del XVII secolo). Quindi si hanno l’altare con S. Alberto Magno (1575), opera di Girolamo Muziano (XVI secolo) e l’altare con la Visione di S. Angelo Carmelitano, di Pietro Testa detto il Lucchesino (XVII secolo).
All'inizio della navata sinistra, è ubicato un dipinto murale raffigurante S. Cirillo di Costantinopoli che battezza il sultano, affresco di Jan Miel (XVII secolo).
Dalla navata sinistra si accede alla sacrestia, dove sono conservati preziosi oggetti liturgici e paramenti sacri, tra i quali una lampada votiva del V secolo ritenuta dalla tradizione la tiara di S. Silvestro.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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