San Carlo ai Catinari - Le Chiese di Roma

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cupole di Roma
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Il Barocco
Santi Biagio e Carlo ai Catinari
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Costruita in onore di S. Carlo Borromeo, è chiamata "ai Catinari" per via della vicinanza delle botteghe dei fabbricanti di vasellame e catini che si trovavano nella zona.
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Damaso
Proprietà
Fondo Edifici di Culto
Affidamento
Chierici Regolari di San Paolo (B./CRSP)
Accesso
Non visitabile-restauri in corso

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
P. A.M.Erba-S.Carlo ai Catinari-Padri Barnabiti-1984;
Min. degli Interni-Fondo Edifici per il Culto-Ss.Biagio e Carlo ai Catinari;
Roma Sacra-Itinerario 13–Elio De Rosa editore-1998
F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994;
sancarloaicatinari.wordpress.com/
Indirizzo
Piazza Benedetto Cairoli, 177 – Rione Sant'Eustachio
Realizzazione
Costruita tra il 1620 e il 1650; restauri nel XIX secolo
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Rosato Rosati (1559-1622)-Giovanni Battista Soria (1581-1651)-Virginio Vespignani (1808-1882)
da non perdere
Affreschi (Domenichino, Pietro da Cortona e Guido Reni), Cappella di S. Cecilia (Antonio Gherardi)
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Storia
Nel XII secolo, nel sito sorgeva un ospedale per i poveri con annessa una piccola chiesa denominata San Biagio, che ebbe diversi appellativi: dell’Anello, degli Arcari, al Monte della Farina. Nel 1575 papa Gregorio XIII la donò ai Chierici regolari di S. Paolo (Barnabiti), ma presto il complesso si dimostrò insufficiente alle esigenze dei religiosi che per questo decisero di realizzare una nuova chiesa, titolata a S. Carlo Borromeo e che prese in memoria di quella distrutta, il titolo di Santi Biagio e Carlo ai Catinari.
La costruzione della chiesa iniziò il 26 febbraio 1612 secondo un progetto di Rosato Rosati e nel 1620 venne completata con la cupola. Pur se con alcune interruzioni, i lavori proseguirono negli anni successivi: l’interno dell'edificio fu decorato, anche ad opera di Domenico Zampieri detto il Domenichino, e tra il 1636 e il 1638 venne infine realizzata la facciata su progetto di Giovanni Battista Soria. Inoltre, tra il 1638 e il 1650 furono eseguite le finiture e nel 1642 ultimato l'abside su progetto di Paolo Marrucelli.
Radicali restauri vennero eseguiti tra il 1857 e il 1861 a cura di Virginio Vespignani, e poi, nel 1915, dopo un violento terremoto. La chiesa è chiusa dal 2016 in seguito ai danni causati dal terremoto che ha colpito in quell’anno il Centro Italia, e la sua cupola è tuttora pericolante.
Esterno
La facciata, preceduta da una breve scalinata, è scandita da paraste e suddivisa in due ordini: l'inferiore, presenta al centro un grande portale affiancato da altri due minori e alle estremità due nicchie vuote, sovrastate da finestre incorniciate; nel superiore, al centro tra due colonne, apre un finestrone centinato e balaustrato e, ai lati, presenta finestre con timpano decorato e nicchie vuote affiancate da false paraste. A coronamento è posto un timpano triangolare che include lo stemma del cardinale Giovanni Battista Leni.
La cupola poggia su un tamburo scandito da dodici lesene tra cui si trovano finestroni arcuati: è considerata una tra le più belle cupole di Roma.
Nell'angolo nord-occidentale si innalza il campanile a vela con quattro campane.
Interno
L'interno, originariamente a croce greca e successivamente modificato a navata unica absidata, presenta tre cappelle per lato e al centro una grande cupola ornata nei pennacchi con affreschi raffiguranti le Virtù cardinali, opera di Domenico Zampieri detto il Domenichino.
Lungo la navata destra si aprono tre cappelle: nella prima, dedicata all'Annunciazione e detta anche Cappella Costaguti, si conserva all'altare, una pala con Annunciazione (1624), opera di Giovanni Lanfranco. La cappella successiva, dedicata a S. Biagio, presenta all’altare una pala con il Martirio di S. Biagio (1680), opera di Giacinto Brandi. La terza cappella, dedicata a S. Cecilia, conserva all'altare una pala con S. Cecilia con angeli musicanti (1689- 1691) opera di Antonio Gherardi.
A destra del presbiterio si apre la cappella dedicata alla Madonna della Divina Provvidenza, dove è collocata all'altare, la pala con la Madonna della Divina Provvidenza (1594 ca.), opera di Scipione Pulzone.
Il presbiterio, delimitato da una balaustra eretta nel 1745, presenta al centro l'altare maggiore eseguito da Martino Longhi il Giovane, con una pala con S. Carlo
Borromeo penitente porta in processione il Sacro Chiodo durante la peste (1667), opera di Pietro da Cortona; nel catino absidale si trova affresco di Giovanni Lanfranco con S. Carlo Borromeo in gloria (1646) e nel coro dietro l'abside, S. Carlo Borromeo in preghiera, affresco di Guido Reni (1636).
Dalla sinistra del presbiterio si accede alla sacrestia, dove si trovano un Gesù Cristo Crocifisso (secondo quarto del XVII secolo), in bronzo attribuito ad Alessandro Algardi e un dipinto di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino raffigurante l’Ecce Homo (1589).
Passando alla navata sinistra si susseguono tre cappelle: nella prima, dedicata a S. Antonio Maria Zaccaria, detta anche Cappella Filonardi, è presente all'altare, pala con S. Antonio Maria Zaccaria (1897), opera di Virginio Monti; alle pareti e nelle lunette Storie della vita dei santi Mario, Marta, Abaco e Audiface (1641) opere di Giovanni Francesco Romanelli e di Giacinto Gimignani.
Seguono le cappelle dedicate a S. Anna in cui la tela sull'altare raffigura S. Anna, opera del 1648 di Andrea Sacchi, e quella dedicata a S. Paolo, detta anche Cappella Cavallerini in cui la tela dell'altare con S. Alessandro Sauli e S. Paolo (1760) è stata realizzata da Giuseppe Ranucci.
La controfacciata presenta affreschi di Mattia Preti e di Gregorio Preti  (metà del XVII secolo) raffiguranti episodi della vita di S. Carlo Borromeo.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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