Il Barocco
San Giuseppe a Capo le Case
Piccola chiesa dedicata a S. Giuseppe. La denominazione di “Capo le Case” deriva dalla zona in cui sorge perché nel Cinquecento vi si trovava il limite tra le ultime case e l’aperta campagna romana.
Specifiche | Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Andrea delle Fratte |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | da LUN a SAB 08:00-10:00; DOM 10:30-12:30 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Roma Sacra – Itinerario 5- Elio De Rosa editore-1996; F. Gizzi – Le chiese barocche di Roma– Newton 1994 |
Indirizzo | Via Francesco Crispi, 24 – Rione Colonna |
Realizzazione | Eretta nel XVI e riedificata nel XIX secolo |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Ignoto |
da non perdere | Altare maggiore; Scala Santa |
Storia
Il nome Capo le Case è quello medievale della località, e significa sostanzialmente "Dove finiscono le case". Infatti, la zona in cui sorge la chiesa, alla fine del Cinquecento aveva ancora un carattere rurale. Poi, Papa Sisto V fece costruire la via Sistina, la nuova strada attirò diverse fondazioni religiose dalla fine del XVI secolo oltre a ricche ville private.
La chiesa ed il convento furono fondati nel 1598 da Francesco Soto, un oratoriano spagnolo e primo discepolo di S. Filippo Neri: il suo intento era aiutare le giovani donne indigenti che rischiavano di guadagnarsi da vivere con la prostituzione. A tal fine trasformò il complesso in un monastero di Carmelitane Scalze. Il monastero si dimostrò popolare tra i benefattori romani, a causa del rigore del suo stile di vita. Nel 1628 monastero e chiesa vennero radicalmente riedificati e a questa data risale l’attuale struttura architettonica. Nel 1873, dopo l’annessione di Roma all’Italia, il monastero fu espropriato dal governo italiano e fu ceduto nel 1880 al Museo Artistico Industriale. La chiesa stessa fu sconsacrata, i suoi arredi e le sue opere d'arte disperse. La chiesa ricevette nuova vita quando nel 1936 fu rilevata dall'Arciconfraternita del Preziosissimo Sangue, anche se dovette subire profonde modifiche.
Nel 1980 il museo divenne Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea.
Esterno
La chiesa è elevata su una doppia scalinata; la facciata è rivestita da una cortina di mattoni, quasi del tutto priva di marmi. Sopra la porta della chiesa è una moderna immagine in mosaico con S. Giuseppe ed il Bambino.
Interno
L’interno è a pianta rettangolare, con due altari per lato. Poiché l'interno fu completamente modificato con la soppressione del convento, la decorazione e l'arredamento attuali sono del tutto moderni e risalgono al 1936. La maggior parte dei dipinti sono di Cleto Luzzi (1938). Il soffitto è a volta a botte semplice e senza decorazioni.
Sul lato destro il primo altare è dedicato alla Sacra Famiglia, quello successivo a S. Melania.
L'altare maggiore è in marmo policromo e la pala d'altare raffigura Il sogno di San Giuseppe opera di Andrea Sacchi (1653 ca.). Oltre l’altare, dopo un vetro, si trova una Scala Santa di ventotto gradini di marmo che conduce ad una piccola cappella ornata di stucchi settecenteschi raffiguranti putti con gli strumenti della Passione. Questa Scala Santa riproduce in piccolo quella del Laterano e come quella dotata di indulgenze papali se salita a ginocchioni.
L’altare sulla testata sinistra è dedicato alla Crocifissione, con un grande crocifisso ligneo davanti ad un affresco della Madonna e di S. Giovanni al Calvario. Quindi si incontra l’altare dedicato a S. Giovanni Battista, con la pala raffigurante il santo, il profeta Eliseo e angeli mentre venerano una immagine della Madonna col Bambino.
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