Santa Prassede - Le Chiese di Roma

panoramica
cupole di Roma
Vai ai contenuti
il Medioevo
Santa Prassede all'Esquilino
banner_s Prassede
Dedicata alla martire del I secolo Prassede, che insieme al padre Pudente e la sorella Pudenziana furono convertiti da Paolo e battezzati da Pietro, ha subito nel corso dei secoli molte modifiche che ne hanno amplificato la bellezza architettonica.
separatore
Specifiche
Basilica minore-Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria Maggiore in S. Vito
Proprietà
Fondo Edifici di Culto
Affidamento
Congregazione Vallombrosana dell'Ordine Benedettino (OSB Vall.)
Accesso
da LUN a SAB 10.00.12.00 e 16.00-18.00; DOM 10.00-11.00
e 16.00- 18.00

Bibliografia
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
M. Armellini - Le Chiese di Roma dal secolo IV al XIX;
Roma Sacra – Itinerario 28- S. Prassede-Elio De Rosa Editore-2004;
Ministero degli Interni-Fondo Edifici di Culto-Santa Prassede;
P. Gallo-S. Prassede-Monaci Vallombrosani-2000;
Basilica di S. Prassede-Edizioni d'Arte Marconi-2000
F. Gizzi - Le Chiese medievali di Roma-Newton-1998.
Indirizzo
Via di Santa Prassede, 9 – rione Monti
Realizzazione
Chiesa originaria risalente al IX secolo, restaurata nel XII e XVI secolo.
Stile architettonico
Romanico
Architetto
Ignoto
da non perdere
Catino absidale. Cappella di S. Zenone con mosaici bizantini. Colonna della flagellazione
separatore
Storia
Nell'area della basilica di Santa Maria Maggiore sorsero molti luoghi di culto tra cui, come attesta un epitaffio del 491, un titulus Praxedis. Questo fa riferimento a S. Prassede, sorella di S. Pudenziana e figlia del senatore romano Pudente, convertiti al cristianesimo da S. Paolo. Secondo alcune narrazioni liturgiche, composte nel V - VI secolo, le due sorelle sarebbero state uccise perché dedite alla sepoltura dei martiri in pozzi situati in un terreno adiacente alla domus paterna. La chiesa fu arricchita e rinnovata da papa Adriano I intorno al 780 e successivamente da Leone III e da Pasquale I agli inizi del IX secolo, quando fu anche affiancata da un monastero affidato a monaci greci. A metà del XII secolo la chiesa fu affidata ai canonici regolari per passare poi, dal 1198, ai monaci della congregazione vallombrosana che tuttora la reggono. Tra la fine dell'XII e l'inizio del XIII secolo fu aggiunto il campanile ed altri interventi, interni alla chiesa, si operarono nei secoli successivi, commissionati dai vari cardinali titolari della basilica.
Esterno
L'entrata principale alla chiesa, utilizzata raramente, è in via San Martino ai Monti, il tratto superiore dell’antico clivus Suburanus, attraverso un protiro romanico che immette a due rampe di scale che salgono fino al cortile quadrangolare, dominato dalla facciata a mattoni della chiesa; invece l’entrata abituale, ma secondaria, si trova sul lato destro dell’edificio su via di Santa Prassede e conduce direttamente nella navata destra della basilica.   
La facciata a capanna, che nella parte alta era ornata a mosaico, è aperta nella parte superiore da tre monofore a doppia ghiera di mattoni e, in quella inferiore, dal portale barocco con timpano marmoreo e un cornicione riccamente decorato. Il campanile, a pianta rettangolare, s'innalza con un solo piano scandito da una coppia di bifore poggianti su colonnine marmoree e capitelli; all'interno sono inserite due campane del 1621.
Interno
L’interno è a tre navate divise da colonne; la navata centrale, risistemata tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, è coperta da un soffitto a cassettoni e presenta al centro del pavimento cosmatesco un disco di porfido che, secondo la tradizione, copre uno dei pozzi nei quali S. Prassede e la sorella S. Pudenziana raccoglievano i resti dei martiri. Alle pareti laterali della navata centrale si conservano un ciclo di otto dipinti murali con Storie della passione di Gesù Cristo (fine XVI secolo), affreschi di Giovanni Balducci, Paris Nogari, Girolamo Massei, Agostino Ciampelli e Baldassarre Croce.
Lungo la navata destra si aprono quattro cappelle. Nella prima cappella, originariamente dedicata a S. Bernardo degli Uberti ed in seguito alla Madonna del Rosario, è presente all'altare una pala con Miracolo di S. Bernardo degli Uberti (XVIII secolo) di Filippo Luzi.
Nella seconda cappella, dedicata a S. Pio X, detta anche Cappella Cesi ed edificata nel XVI secolo, si conservano all'altare una tela di Arnaldo Bartoli raffigurante S. Pio X (1955). Alle pareti laterali sono presenti l’Adorazione dei Magi e Ss. Gioacchino e Anna che ricevono l'annuncio della nascita di Maria (1661-1663) di Guglielmo Cortese detto il Borgognone. Altri affreschi del XVII secolo sono presenti nelle lunette e nei pennacchi.
La cappella che segue, dedicata a S. Zenone, viene considerato il massimo capolavoro dell’arte bizantina a Roma. Fu fatta edificare nel primo quarto del IX secolo da papa Pasquale I come sacello della madre Teodora; il portale esterno presenta in alto un mosaico con la Vergine e Sante e Cristo e apostoli. L’interno, su
fondo d’oro mostra nella volta il tondo con Cristo sorretto da quattro angeli e tutt’intorno altre scene, tra cui Cristo al Limbo, il Trono gemmato con i Ss. Pietro e Paolo, la Trasfigurazione, la Vergine, S. Prassede, S. Pudenziana e Teodora, la madre di Pasquale I con l’aureola quadra: questa particolare simbologia indica che la donna, al momento in cui il mosaico fu composto, era probabilmente ancora in vita. Dal sacello si accede ad un ambiente dove in una nicchia si conserva una colonna alta circa 63 cm e con un diametro che varia da 13 a 20 cm, che si ritiene sia stata la colonna alla quale Gesù abbia subito la flagellazione.
La quarta cappella ha la funzione di cappella funeraria e conserva il monumento funebre del cardinale Alain de Coëtivy (XV secolo), in marmo, attribuito ad Andrea Bregno.
Nella navata, al nono pilastro destro si trova il monumento funebre di Giovanni Battista Santoni, la prima scultura di Gian Lorenzo Bernini, realizzata quando l’autore aveva appena sedici anni. Subito dopo si apre l'ingresso laterale alla basilica e quindi la cappella del Crocifisso, edificata nel XIII secolo: vi si trovano la tomba del cardinale Pantaleone Anchier (XIII secolo) e gli affreschi della Madonna della salute e della Crocifissione con S. Giovanni e la Madonna (XIII-XIV secolo).
L'arco trionfale, che separa la navata dal presbiterio, e il catino absidale presentano l'elemento più rilevante della chiesa con il ciclo di mosaici, risalenti al rifacimento del IX secolo. Nell’arco trionfale sono rappresentati, entro una città stilizzata (Gerusalemme), Gesù Cristo affiancato da due angeli e al di sotto di questi, a sinistra Maria e S. Giovanni Battista, a destra S. Prassede. Seguono i dodici apostoli, sei per lato. Alle estremità si trovano sulla sinistra Mosè che tiene in mano una tavola con l'iscrizione Lege (legge) e a destra il profeta Elia con in mano un libro, simbolo dell'Antico Testamento. La città ha due porte aperte, al cui esterno sono raffigurati gli eletti di cui parla l’Apocalisse, guidati da un angelo che indica loro l'entrata.
Nel catino absidale nella parte superiore è collocato al centro, tra nuvole stilizzate, il Cristo con ai lati alla sua sinistra S. Pietro, S. Pudenziana e un diacono e alla sua destra S. Paolo, S. Prassede e papa Pasquale I. Questi personaggi sono racchiusi in uno spazio delimitato da due palme, che richiamano il paradiso: sulla palma di sinistra, è raffigurata la fenice (simbolo di nascita e di rinascita).
Nella parte inferiore del mosaico absidale sono rappresentati tredici agnelli. Quello al centro rappresenta il Cristo, posto su una piccola altura da cui sgorgano quattro fiumi del paradiso che scorrono nella direzione dei quattro punti cardinali (che rappresentano i quattro evangelisti); i sei agnelli per lato raffigurano i dodici apostoli; ai lati dei due gruppi di apostoli vi sono le rappresentazioni delle città di Betlemme (a sinistra) e di Gerusalemme (a destra). Questa parte inferiore del catino absidale è chiusa da una iscrizione fatta apporre da papa Pasquale.
Il presbiterio presenta tre rampe di scale: una centrale di accesso alla cripta, mentre le laterali conducono alla zona presbiterale rialzata di alcuni gradini. Nella parete dell'absidale, dietro all'altare maggiore, è posta una tela Domenico Maria Muratori avente per tema di S. Prassede che raccoglie il sangue dei martiri; al centro, il Ciborio di Francesco Ferrari: l'opera, a pianta quadrata, è costituita da quattro colonne di porfido rosso che appartenevano al precedente del IX secolo. Ai lati del Ciborio si trovano, sulla destra, una tela di Francesco Gai “Assunzione di Maria” (XIX secolo) e sulla sinistra la cantoria e l’organo. Sotto al presbiterio vi è la cripta, con alcuni sarcofagi dei quali due con iscrizioni che attesterebbero la sepoltura di S. Prassede e S. Pudenziana. Questo ambiente è stato totalmente ristrutturato tra il 1728 e il 1743. Sull’altare cosmatesco vi è un affresco del XVIII secolo, copia di uno più antico del XIII, raffigurante la Vergine e S. Pudenziana.
Dal fondo della navata di sinistra si accede alla sacrestia e quindi in un ambiente posto alla base del campanile, dove nel 1808 sono stati ritrovati alcuni dipinti murali ad affresco, eseguiti nel IX secolo, raffiguranti Storie del Martiri.
Lungo la navata sinistra si aprono quattro cappelle: subito dopo la sagrestia si trova la cappella del Ss. Sacramento, dedicata a S. Giovanni Gualberto ed edificata nella prima metà del XIX secolo e decorata con dipinti murali ad affresco e mosaici eseguiti nel medesimo periodo da Giulio Bargellini.
La cappella seguente, dedicata a S. Veronica e detta anche Cappella Olgiati, fu realizzata da Martino Longhi il Vecchio tra il 1583 e il 1586 e commissionata dalla famiglia Olgiati, di cui all’interno si conservano tre monumenti funebri di membri della famiglia. La pala dell’altare è di Federico Zuccari e raffigura l’Incontro di Gesù con la Veronica. Ai lati dell’altare vi sono dipinti del Cavalier d’Arpino, con i Ss. Andrea e Bernardo di Chiaravalle. Alle pareti, altre due tele raffiguranti la Risurrezione di Cristo e l’Assunzione di Maria al cielo e sulla volta, Ascensione di Gesù Cristo, Profeti e Sibille con angeli, Dottori della Chiesa, Storie della passione di Gesù Cristo (1593-1595), affreschi sempre del Cavalier d'Arpino.
Quindi si ha la cappella, dedicata a S. Carlo Borromeo, edificata nel 1735; ai quattro lati della cappella, entro delle nicchie, sono quattro statue di angeli che rappresentano le virtù cardinali (XVIII secolo). La pala dell’altare è di Etienne Parrocel e raffigura S. Carlo che ringrazia Dio per la fine della peste. Alle pareti laterali due dipinti di Ludovico Stern (1709-1777) con S. Carlo in preghiera e S. Carlo in estasi. Infine si trova la cappella dedicata a S. Pietro apostolo, edificata nel 1721 che conserva all'altare, una pala con Visita di S. Pietro alla casa del senatore Pudente (XVIII secolo), e alle pareti laterali, S. Giovanni Battista indica Gesù Cristo come l'Agnello di Dio e S. Emerenziana prega sulla tomba di S. Agnese (XVIII secolo), di Giuseppe Severoni.
Nella controfacciata, ai lati del portale d'ingresso, sono collocati due dipinti murali, ad affresco, eseguiti nell'ultimo quarto del XVI secolo da Stefano Pieri, raffiguranti sulla sinistra, la Madonna annunciata e sulla destra S. Gabriele arcangelo annunciante.
separatore
GALLERY

Created with WebSite X5
Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
Torna ai contenuti