il Medioevo
Santa Maria Maggiore
È una delle quattro basiliche papali e la più importante tra quelle romane dedicate alla Vergine. Collocata sulla sommità del colle Esquilino, è la sola ad aver conservato la primitiva struttura paleocristiana, sia pure arricchita da successive aggiunte romaniche, rinascimentali e tardobarocche.
Specifiche | Basilica Papale |
Proprietà | Santa Sede |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | 7:00-18:30 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Roma Sacra- Itinerario 20–Elio De Rosa editore-2000; La Basiliche Maggiori di Roma-Santa Maria Maggiore-Scala Group-2013 www.basilicasantamariamaggiore.va |
Indirizzo | Piazza di Santa Maria Maggiore – Rione Monti |
Realizzazione | Consacrata nel V secolo, ha subito modifiche nel corso dei secoli. Il campanile è del XIV secolo e la facciata della metà del XVIII secolo. |
Stile architettonico | Paleocristiano, romanico e barocco |
Architetto | Ferdinando Fuga (1699-1781) |
da non perdere | Soffitto a cassettoni, Tomba
di Sisto V, Tomba di S. Pio V, , Mosaici dell’abside “Incoronazione della Vergine”, Cappella Paolina, Baldacchino, Cappella Sistina, Pavimento
cosmatesco |
Storia
E’ una delle quattro basiliche papali di Roma ed è la più importante delle chiese romane dedicate alla Madonna. La chiesa originaria fu fondata, tra il 432 ed il 440, da Sisto III dopo il Concilio di Efeso, che nel 431 aveva sancito il dogma della maternità divina di Maria. La tradizione vuole sia stata la Madonna stessa ad ispirarne la costruzione apparendo in sogno a papa Liberio e al patrizio Giovanni e suggerendo che il luogo adatto sarebbe stato indicato in forma straordinaria. Così quando la mattina del 5 agosto un'insolita nevicata imbiancò l'Esquilino, il papa Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica, costruita poi grazie al finanziamento di Giovanni. Da questa tradizione derivano i nomi di basilica Liberiana e di Santa Maria ad Nives usati in passato per citare la basilica. Il 5 agosto di ogni anno, in ricordo dell'evento prodigioso, avviene la rievocazione della "nevicata" attraverso una celebrazione in cui viene fatta scendere dal soffitto una cascata di petali bianchi.
Tra il 1145 ed il 1153 Eugenio III ricostruì il nartece, riducendolo a portico, e mise in opera il pavimento cosmatesco. Alla fine del XIII secolo, sotto il pontificato di Niccolò IV, venne eretta una nuova abside più arretrata che permise la creazione del transetto decorato da pitture. La decorazione a mosaico del nuovo catino venne affidata a Jacopo Torriti. Alla seconda metà del XIV secolo risalgono la costruzione del campanile e la copertura a volta delle navate laterali. Alla fine del Quattrocento papa Alessandro VI Borgia fece costruire il soffitto cassettonato della navata centrale. Profonde trasformazioni della basilica, che fino ad allora aveva conservato il suo aspetto sostanzialmente medievale, furono avviate tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo da Sisto V e da Paolo V, che eressero le due grandi cappelle laterali, dette appunto Sistina e Paolina. Tra il 1670 ed il 1676 Carlo Rainaldi ridisegnò l’abside nelle forme attuali. Gli ultimi grandi interventi, che conferirono alla basilica l’attuale aspetto si devono a Ferdinando Fuga, che nella prima metà del XVIII secolo completò il palazzo a sinistra della facciata.
Esterno
La facciata principale, caratterizzata da un portico e da una loggia per le benedizioni, fu eseguita tra il 1741 e il 1743, durante il pontificato di Benedetto XIV, da Ferdinando Fuga.
La facciata si staglia al di sopra di un’ampia gradinata e si snoda in due ordini. Il primo, in basso, è un portico a cinque aperture architravate; l’ordine superiore presenta una loggia a tre arcate, di cui la centrale è più alta e sormontata da un frontone a timpano spezzato, rispetto alle laterali.
La facciata si staglia al di sopra di un’ampia gradinata e si snoda in due ordini. Il primo, in basso, è un portico a cinque aperture architravate; l’ordine superiore presenta una loggia a tre arcate, di cui la centrale è più alta e sormontata da un frontone a timpano spezzato, rispetto alle laterali.
Il movimento verso l’alto viene accentuato anche dalla presenza di statue, che si stagliano al di sopra della balaustra che abbraccia non solo la facciata, ma anche i due palazzi laterali. La facciata settecentesca si sovrappone alla più antica di cui conserva, inserita nella loggia delle benedizioni, l’originale decorazione musiva eseguita da Filippo Rosuti alla fine del XIII secolo che raffigura, nel registro superiore, Cristo benedicente tra i simboli degli Evangelisti, la Vergine, angeli e santi; nel registro inferiore sono rappresentati episodi della vita di papa Liberio con scene della leggenda sulla fondazione della basilica. La facciata è fiancheggiata da due palazzi perfettamente identici; gli architetti che lavorarono alla realizzazione di queste strutture “gemelle” furono Flaminio Ponzio (1605) e lo stesso Fuga, che nel 1743 completò i lavori con la costruzione del secondo palazzo.
Il campanile, in stile romanico, con i suoi 75 metri ed è il più alto di Roma. Fu fatto costruire da Gregorio XI al suo ritorno a Roma da Avignone e ospita alla sommità cinque campane. La campana più antica che possedeva il campanile era chiamata “la Sperduta” in quanto risuonava ogni sera alle 21 per orientare i viandanti rimasti al buio. La tradizione è stata mantenuta con la campana che l’ha sostituita.
L'abside esterna, rivolta verso piazza dell'Esquilino, nel 1673 fu arricchita da Carlo Rainaldi tramite una monumentale scalinata.
Nel portico, a destra, è situata la statua di Filippo IV di Spagna, realizzata da Girolamo Lucenti nel 1692, su disegno di Gian Lorenzo Bernini. Al centro la grande porta di bronzo realizzata da Ludovico Pogliaghi nel 1949, con episodi della vita della Vergine, i profeti, gli Evangelisti e le quattro donne che nell'Antico Testamento prefigurarono la Madonna. A sinistra la Porta Santa, benedetta da Giovanni Paolo II nel 2001, portata a compimento dallo scultore Luigi Mattei con al centro Cristo risorto che appare a Maria, rappresentata come la Salus Populi Romani. In alto a sinistra l'Annunciazione al pozzo, episodio tratto dai Vangeli apocrifi, a destra la Pentecoste.
I due angeli posti sul cancello centrale rappresentano la Verginità, opera di Giovanni Battista Maini, e l'Umiltà opera di Pietro Bracci.
Interno
L’interno della basilica ha conservato, unica tra le basiliche patriarcali, un aspetto ancora vicino a quello originale: presenta un impianto a tre navate, divise da antiche colonne di reimpiego, terminante nell’abside preceduta dall’arco trionfale dove sono raffigurate, disposte in tre registri sovrapposti, scene dell’infanzia di Gesù e, al centro, è raffigurata l’intronizzazione della Croce. Sulle pareti della navata centrale, al di sopra della trabeazione, sono visibili riquadri a mosaico risalenti al V secolo con storie dell’Antico Testamento. Il soffitto, disegnato da Giuliano e Antonio da Sangallo, secondo la tradizione venne dorato col primo carico di oro proveniente dalle Americhe che Isabella e Ferdinando di Spagna donarono ad Alessandro VI. Tra i finestroni si trovano affreschi della fine del Cinquecento con Storie della Vergine. il pavimento a mosaico venne realizzato dai mastri marmorari Cosmati nel XII secolo.
Nel transetto sono visibili tondi affrescati con figure di Profeti, attribuiti al Cavallini, a Cimabue o al giovane Giotto.
All’inizio della navata destra si trova la Cappella Patrizi con l’altare dedicato alla Madonna della Neve. L'altare è affiancato dai memoriali di Costanzo Patrizi (1623), con busto di Alessandro Algardi, e di Patrizio Patrizi (1611) il cui scultore è anonimo.
Di seguito si accede alla canonica e al battistero. Edificata tra il 1605 e il 1608 da Flaminio Ponzio, la canonica ospitava il coro invernale. La volta della zona del coro fu decorata da Domenico Cresti, detto il Passignano (1608–10) con affreschi raffiguranti i Padri della Chiesa e profeti raggruppati attorno ad una Immacolata Concezione. L’altorilievo in marmo dell’Assunzione di Maria è un capolavoro realizzato da Pietro Bernini (1608–10), padre di Gian Lorenzo. Nell’Ottocento, durante il pontificato di Leone XII, il coro invernale fu trasformato da Giuseppe Valadier in battistero. Per tale ambiente il pontefice donò una vasca in porfido rosso, utilizzata come fonte battesimale.
La cappella di S. Michele Arcangelo era una antica cappella, dedicata a S. Michele Arcangelo e S. Pietro in Vincoli, poi ristrutturata da Ferdinando Fuga in occasione dell’Anno Santo 1750. Le decorazioni pittoriche del soffitto (XV secolo), con le raffigurazioni dei quattro Evangelisti, sono le uniche pitture parietali di Piero della Francesca ancora conservate a Roma. Prima della cappella successiva si trovano due altari che occupano nicchie nelle pareti laterali della navata. La prima è dedicata alla Sacra Famiglia e la pala ellittica che la raffigura con S. Anna è di Agostino Masucci (XVIII secolo). L'altare successivo è dedicato al beato Nicola Albergati con la pala d'altare di Stefano Pozzi (XVIII secolo).
Anche la cappella delle Reliquie o del Crocifisso fu ricostruita nell’ambito del cospicuo intervento dovuto a Ferdinando Fuga in occasione dell’Anno Santo 1750; è decorata con dieci colonne di porfido ed interamente rivestita da marmi. Due edicole di marmo giallo nascondono altrettanti scrigni nei quali si custodiscono preziosi reliquiari. Il Crocifisso ligneo posto sopra l’altare risale alla prima metà del Quattrocento. Segue l’altare dell’Annunciazione con decorazioni del Passignano, autore della pala raffigurante L'Annunciazione e dell'affresco della volta raffigurante la Madonna con lo Scapolare.
La Cappella Sistina, detta “del Presepe” fu commissionata da Papa Sisto V tra il 1585 ed il 1587. Progettata da Domenico Fontana presenta una pianta a croce greca dotata di due cappelle sussidiarie. L’esecuzione degli affreschi e dei lavori in stucco venne affidata a una squadra di numerosi artisti, sotto la direzione di Cesare Nebbia e di Giovanni Guerra. Le loro opere illustrano la storia dell’infanzia di Gesù. Al centro della cappella si trova l’altare dove quattro angeli in bronzo dorato a grandezza naturale, opera di Sebastiano Torregiani, sorreggono il ciborio che è il modello della cappella stessa, riccamente decorato con angeli e profeti. Ai piedi dell’altare, al termine della doppia scala della Confessione che conduce all’Oratorio del Presepe, il cui nucleo è databile all’alto medioevo e che riproduce la grotta della natività di Betlemme, è posto al piano inferiore ed è raggiungibile tramite una doppia scala. Nella grotta sono presenti i superstiti elementi scultorei del presepe di Arnolfo di Cambio (1291): il gruppo scultoreo, realizzato in marmo di Carrara, costituisce il primo presepe conosciuto dalla storia dell’arte. S. Giuseppe, il bue e l’asino affiancano uno dei Magi in ginocchio e altri due in piedi, scolpiti in un solo blocco nell’atto di avvicinarsi alla Madonna con Bambino, opera della seconda metà del Cinquecento.
All’esterno della cappella, sul pavimento, c’è la lastra tombale della famiglia Bernini, sotto la quale venne sepolto anche Gian Lorenzo.
L’altare maggiore è sovrastato da un baldacchino opera di Ferdinando Fuga; davanti ad esso si apre la Confessione, realizzata da Virginio Vespignani tra il 1861 e il 1864, dove è collocato il reliquiario della Culla. Il reliquiario, opera del Valadier, è in cristallo, a forma di culla, e contiene pezzi di legno che la tradizione vuole appartenere alla mangiatoia su cui fu deposto Gesù Bambino. La statua di Pio IX è opera di Ignazio Jacometti e fu collocato nell'ipogeo per volontà di Leone XIII. L'altare vero e proprio è un'urna di porfido contenente le reliquie di S. Mattia ed è accompagnato da angeli in bronzo disegnati da Pietro Bracci. Anche in questa urna si trovano le reliquie dei santi Simplicio, Faustino e Beatrice, e porzioni di quelle dei SS Lorenzo e Stefano a San Lorenzo fuori le Mura. Durante la costruzione dell'altare nel XVIII secolo furono trovate alcune ossa che si supponeva fossero quelle di S. Girolamo, ma tale teoria non ha mai trovato conferma.
La decorazione a mosaico dell'abside, opera di Jacopo Torriti si divide in due parti distinte: nella conca absidale c'è l'Incoronazione della Vergine; nella zona inferiore scene dalla vita di Maria: l’Annunciazione, la Dormitio, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione di Gesù al Tempio. Al centro della conca, racchiusi in un grande cerchio, Cristo e Maria sono seduti su di un grande trono con il Figlio che pone sul capo della Madre la corona gemmata. Ai loro piedi il sole e la luna e intorno cori di angeli adoranti a cui si aggiungono santi.
Passando al lato destro della navata si trova la cappella Paolina; fu fatta edificare da Paolo V Borghese su disegno di Flaminio Ponzio, tra gli anni 1606 e 1612 per custodire l'Immagine della Madonna "Salus Populi Romani", la più importante icona mariana che la tradizione attribuisce a S. Luca Evangelista. Presenta una pianta a croce greca, coperta da una cupola e rivestita di marmi pregiati; gli artisti più celebri dell'epoca hanno contribuito nell'adornarla. Stefano Maderno è autore del bassorilievo in marmo, posto in alto sull’altare, raffigurante Papa Liberio, che traccia il perimetro della basilica sulla neve. I monumenti funebri di Clemente VIII e Paolo V Flaminio Ponzio furono eseguiti su disegno di Flaminio Ponzio da Silla di Viggiù, mentre le cariatidi sono opera di Pietro Bernini. Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino, è l’autore della lunetta sopra l’altare e dei pennacchi della cupola dove sono raffigurati i grandi Profeti. Gli affreschi sulle volte sono opera di Guido Reni, mentre l’Assunta, all'interno della cupola, è di Ludovico Cardi, detto il Cigoli.
Segue la Cappella Sforza che costituisce il mausoleo dei cardinali Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora ed Alessandro Sforza. Secondo il Vasari, autore del progetto era stato Michelangelo Buonarroti alla cui morte i lavori proseguirono sotto la direzione di Tiberio Calcagni e Giacomo della Porta che progettò i sepolcri laterali. I ritratti inseriti nei monumenti funebri e la pala d’altare (1573) sono stati attribuiti a Gerolamo Siciolante da Sermoneta. Anche la tavola quadrata sull’altare è del Siciolante e rappresenta l’Assunzione della Vergine.
Seguono l'altare dedicato a S. Francesco d’Assisi, con la pala d'altare che raffigura l'estasi di S. Francesco di Placido Costanzi (XVIII secolo) e la statua della Madonna con il Bambino, detta “Regina Pacis” in quanto voluta da Benedetto XV in ringraziamento per la fine della Prima guerra mondiale e realizzata da Guido Galli nel 1918.
L'altare successivo è dedicato a Papa S. Leone Magno, e la pala d'altare del papa che ha la visione della Madonna è di Sebastiano Ceccarini.
Quindi si trova la Cappella Cesi, dedicata a S. Caterina d’Alessandria e commissionata intorno al 1560 dal cardinale Federico Cesi. Si ritiene che sia stata progettata da Guidetto Guidetti, in collaborazione con Giacomo Della Porta. Ha pianta rettangolare e presenta sepolcri laterali con le figure bronzee sdraiate dei cardinali Paolo (sinistra) e Federico Cesi (destra) realizzate negli anni 1566-70 da Guglielmo della Porta. La pala d’altare raffigurante il Martirio di S. Caterina e gli affreschi sovrastanti sono opera di Girolamo da Sermoneta (1566).
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