San Giorgio in Velabro - Le Chiese di Roma

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San Giorgio in Velabro
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Si trova in una zona che occupa un posto speciale nella storia leggendaria della città. Il Velabro, all’epoca solo una distesa di terreni acquitrinosi, è indicato dalla tradizione come il luogo dove si fermò la cesta con Romolo e Remo.
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli
Proprietà
Ente Religioso Cattolico
Affidamento
Canonici Regolari dell'Ordine della Santa Croce (OSC/O.Cruc.)
Accesso
Da LUN a VEN 7:00-18:15; SAB e DOM 7:45-19:00

Bibliografia
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
F. Gizzi - Le Chiese medievali di Roma-Newton-1998;
oscgeneral.org/la-storia-della-basilica-di-san-giorgio-al-velabro/
Ministero dei Beni e delle attività Culturali-S. Giorgio in Velabro-2002
Indirizzo
Via del Velabro, 19 Rione Ripa
Realizzazione
Realizzata nel VI secolo, venne ricostruita nel 1200 e restaurata nel 1923.
Stile architettonico
Paleocristiano e Romanico
Architetto
Ignoto
da non perdere
Reliquie di S. Giorgio, affreschi di Pietro Cavallini
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Storia
La chiesa venne edificata per volere di papa Leone II nel VII secolo nella zona orientale del Foro Boario, detta Velabro, a ridosso dell'Arco degli Argentari. A questa epoca, risalirebbe l'attuale forma basilicale dell'edificio e buona parte della muratura di facciata, i muri esterni delle due navate e quelli sopra le colonne e le colonne stesse (di spoglio, diverse una dall'altra nella forma, nella lunghezza e nel materiale). Resti dell'edificio del VII secolo sono stati individuati alla base del campanile. Nel VII secolo la chiesa era dedicata a S. Sebastiano, soldato romano cristianizzato, il quale, secondo la tradizione, sarebbe stato gettato nella vicina Cloaca Massima dopo aver subito il martirio proprio in questo luogo.
Nell'VIII secolo papa Zaccaria, di origine greca, fece trasportare qui le reliquie di S. Giorgio, soldato martirizzato nel IV secolo durante l'impero di Diocleziano e fu in questa occasione che la chiesa fu intitolata a S. Giorgio. L’intitolazione al santo guerriero si spiega con la presenza in zona di una fiorente colonia greca, della quale facevano parte i monaci orientali fuggiti dalle persecuzioni iconoclaste.
Nel IX secolo, per volontà di Gregorio IV, l'edificio fu sottoposto a un complessivo lavoro di ristrutturazione: a questa epoca, infatti, risalirebbe la ricostruzione dell'abside, del portico originale, della schola cantorum e della sacrestia.
Nel XII secolo, dopo i danneggiamenti subiti nel 1084 durante il sacco dei Normanni, fu restaurata e dotata del campanile romanico, venne rialzato il presbiterio e costruito l'altare con il ciborio.
Numerosi restauri si susseguirono nel corso dei secoli, anche per riparare ai danni degli allagamenti che erano frequenti in una zona situata sotto il livello del fiume. L’aspetto attuale della chiesa è dovuto però ai radicali i lavori condotti negli anni Venti del Novecento da Antonio Muñoz, che ripristinò le forme romaniche della chiesa, cancellando ogni testimonianza delle epoche successive, per esempio le decorazioni di epoca barocca, e lasciando spoglie le pareti. Nel 1993 un attentato terroristico distrusse quasi completamente il portico, danneggiò gravemente il timpano, provocò diversi guasti alla decorazione interna e dissesti statici alle strutture murarie, al campanile e all'annesso convento. Dopo un lungo restauro, la chiesa è stata riaperta nel 1996.
Esterno
La facciata a capanna si presenta preceduta da un portico, costruito nel XIII secolo, sorretto da quattro pilastri in laterizi; quattro colonne con capitelli ionici e corinzi e una cancellata ne costituiscono il prospetto frontale. Nel fregio, sotto la cornice, vi sono due teste di leoni mentre al di sotto corre un'iscrizione metrica. La parte superiore della facciata, coronata da un timpano, è aperta al centro da un oculo. Sotto il portico si trovano due finestre della chiesa originale, oggi tamponate, diversi frammenti archeologici e il portale d'ingresso, costituito da cornici di età romana.
Sul lato della navata sinistra s'imposta il campanile, risalente al XII secolo e diviso in cinque ordini da ricorsi di cornici su mensole, che ha i tre piani inferiori con trifore a pilastri, ora cieche, il quarto aperto con trifore a pilastri, mentre l'ultimo piano presenta trifore poggianti su colonnine marmoree e capitelli a stampella.
Interno
L'interno a pianta basilicale a tre navate, divise da una doppia fila di otto colonne di spoglio in granito e marmo pavonazzetto con capitelli ionici e corinzi, recuperate da antichi templi romani. Le navate laterali sono del tutto spoglie. Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si trova il Ciborio della fine del XII secolo, costituito da quattro colonne con capitelli corinzi e un architrave con decorazione musiva su cui una serie di colonnine sostiene la copertura a piramide tronca. L’altare maggiore (XII-XIII secolo) è composto da una lastra con motivi cosmateschi poggiante su quattro colonnine. Sotto l'altare, al centro della scalinata che conduce al presbiterio, è posta la confessione, dove sono conservate le reliquie della testa di S. Giorgio, la sua spada e un brandello dello stendardo. Il catino absidale è decorato con un affresco raffigurante Gesù Cristo benedicente tra S. Giorgio, la Madonna, S. Pietro e S. Sebastiano (fine del XIII secolo), attribuito a Pietro Cavallini.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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