Sette e Ottocento
Santi XII Apostoli
Intitolata ai dodici principali discepoli di Gesù, è l’unica basilica di Roma che non sia stata costruita su edifici romani preesistenti, anche se furono utilizzati materiali di spoglio. Qui sono sepolti gli apostoli e santi martiri Giacomo il Minore e Filippo.
Specifiche | Basilica minore-Parrocchia diocesana |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Ordine dei Frati Minori Conventuali (OFM Conv.) |
Accesso | da LUN a SAB 07:00-12:00 e 16:00-19:00; DOM 08:30-12:00 e 16:00–19:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton - 2004; L. Finocchi Ghersi-La basilica dei Santi Apostoli a Roma- ed. Artemide-2011 Roma Sacra–Itinerario 4- Basilica dei Ss. Apostoli-Elio De Rosa editore-1995 vaticannews.va/it/basilica dei santi xii apostoli-2021 |
Indirizzo | Piazza Santi Apostoli, 51 – Rione Trevi |
Realizzazione | Eretta nel IV secolo, è stata oggetto di un completo rifacimento nel 1702-1708 |
Stile architettonico | Rococo e Neoclassico |
Architetto | Carlo Fontana (1638-1714) - Francesco Fontana (1668-1708)-Giuseppe Valadier (1762-1839) |
da non perdere | Affresco della volta; sculture di Canova; cripta con reliquie degli Apostoli |
Storia
La basilica dei Santi XII Apostoli fu probabilmente la prima chiesa di Roma ad essere stata costruita senza sfruttare preesistenti strutture di epoca romana. La prima costruzione si ebbe sotto Giulio I, nel IV secolo, che la chiamò con il suo nome, Basilica Iulia. Nel secolo successivo, il Liber Pontificalis la cita con il nome di titulus apostolorum.
Nel VI secolo fu costruita sulla prima una nuova basilica con pianta a croce greca, quale ex voto del generale Narsete, sotto il pontificato di Papa Pelagio I; a questo Papa, intorno al 560, si deve il trasferimento a Roma delle reliquie degli apostoli Filippo e Giacomo dai territori dell’Impero Romano d’Oriente.
La chiesa fu progettata con ampi spazi e ricchi marmi di spoglio provenienti dal Foro di Costantino.
Nel 1348 un grave terremoto distrusse la chiesa che venne riedificata nella prima metà del XV secolo da papa Martino V (1417 - 1431), in concomitanza della costruzione dell'adiacente palazzo di famiglia: fu in questa occasione che venne dedicata ai Dodici apostoli.
La chiesa fu restaurata intorno al 1475, per volontà del cardinale Giuliano della Rovere (futuro papa Giulio II), che commissionò a Baccio Pontelli il portico a nove arcate su due ordini, antistante la facciata, e a Melozzo da Forlì il dipinto murale, ad affresco, con Ascensione di Gesù Cristo risorto fra angeli e apostoli (1480 ca.): l'opera rimase nella sua ubicazione originaria fino al 1711, quando l'abside venne distrutto per rimodernare l'edificio, e allora fu staccato e diviso in sedici parti, delle quali quattordici sono oggi conservate ai Musei Vaticani, uno al Palazzo del Quirinale e un altro al Museo del Prado di Madrid. L’intera chiesa fu completamente rimaneggiata da Francesco e Carlo Fontana e infine da Nicola Michetti, per volere di papa Clemente XI nel 1702. La facciata fu completata da Giuseppe Valadier nel 1827.
Esterno
La facciata neoclassica, realizzata nel 1827 da Giuseppe Valadier, è aperta da un finestrone centrale ai cui lati due lesene sostengono la trabeazione con l'iscrizione commemorativa; alla sommità si trova un timpano triangolare sormontato da una croce.
La basilica è preceduta da un portico, realizzato da Baccio Pontelli nel 1476, obliquo rispetto all'asse della chiesa, che presenta nove arcate su due ordini: il primo formato da pilastri ottagonali con capitelli a foglie e il secondo con semicolonne ioniche che addossate ai pilastri scandiscono una loggia, chiusa nel 1674-1675 da Carlo Rainaldi, con l'inserimento di finestre barocche con il timpano decorato da un Angelo, e della balaustra, dove sono collocate le statue di Gesù Cristo e dei dodici apostoli.
All'interno del nartece sono conservati un leone di pietra del XIII secolo, opera dei Vassalletto, un rilievo con Aquila imperiale incorniciata da una corona di foglie di quercia (II secolo) proveniente dal Foro di Traiano e la stele funeraria di Giovanni Volpato, opera di Antonio Canova.
Interno
L'interno è suddiviso in tre navate, scandite da pilastri con lesene corinzie binate, e con tre cappelle per lato intercomunicanti. La navata centrale è coperta da una volta a botte decorata, al centro, con un affresco raffigurante il Trionfo dell'Ordine francescano (1707), opera di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia. La prima cappella della navata destra è dedicata a S. Bonaventura da Bagnoregio e presenta all’altare il dipinto di Nicola Lapiccola “Visione di S. Bonaventura e del beato Andrea Conti (XVIII secolo) e una “Madonna con Gesù Bambino “ (1480 ca.), attribuita ad Antoniazzo Romano.
Nella cappella successiva, dedicata all'Immacolata Concezione, è collocata all'altare, “Immacolata Concezione e angeli” (1749 - 1750), dipinto di Corrado Giaquinto. Segue la cappella dedicata a S. Antonio da Padova, detta anche cappella Odescalchi, che conserva all’altare il dipinto di Benedetto Luti “Apparizione di Gesù Bambino a S. Antonio da Padova (1721 - 1722 ca.). Sulla parete retrostante all'altare di questa cappella sono stati individuati nel 1959, situati in un'intercapedine fra la chiesa e l'adiacente palazzo Colonna, dipinti murali che decoravano il luogo di sepoltura del cardinale Bessarione: si tratta di affreschi attribuiti a Melozzo da Forlì e ad Antoniazzo Romano, con scene relative alle storie di S. Michele Arcangelo.
In fondo alla navata destra, accanto al presbiterio, è posta la Cappella del Crocifisso, realizzata nel 1858, dove si conservano all’altare, un Crocifisso cinquecentesco e alle pareti, Storie della vita di S. Francesco d'Assisi e di alcuni santi francescani, opera di Domenico Bruschi.
Il presbiterio presenta sulla volta la “Cacciata degli angeli ribelli dal paradiso” (1715 ca.) affresco di Giovanni Odazzi e, all’altare, il “Martirio dei santi Filippo e Giacomo apostoli (1704), dipinto di Domenico Muratori: si tratta della più grande pala d'altare conservata a Roma (metri 20 x 10). Alle pareti sono presenti diversi monumenti funebri della famiglia Riario.
Dinanzi al presbiterio, una scalinata a tenaglia conduce alla cripta, realizzata nel 1879 da Luca Carimini, che accoglie oltre alle spoglie dei santi Filippo e Giacomo apostoli, le reliquie di alcuni martiri e monumenti funebri tra cui quello di Raffaele della Rovere attribuito ad Andrea Bregno ( fine XV secolo). Gli ambienti della cripta, tra cappelle e ambulacri, colonne e statue, sono imitazione delle antiche necropoli cristiane: i dipinti a tempera sono infatti ispirati alle catacombe di S. Callisto e di Domitilla.
Nella parete di fondo della navata sinistra si trova il Monumento funebre di papa Clemente XIV (1783 - 1787), marmo di Antonio Canova. Anche nella navata sinistra si aprono tre cappelle: nella prima, dedicata a S. Francesco d'Assisi, detta anche Cappella Colonna, si conservano all'altare, pala con S. Francesco d'Assisi sorretto dagli angeli (1726), olio su tela di Giuseppe Bartolomeo Chiari. Segue la cappella dedicata a S. Giuseppe da Copertino, con all'altare la pala con Estasi di S. Giuseppe da Copertino (1777), opera di Giuseppe Cades. L’ultima cappella verso l’ingresso è quella della Pietà o della Madonna Addolorata, progettata nel 1807 da Francesco Manno, che presenta all'altare la pala con “Deposizione di Gesù Cristo dalla croce”, opera dello stesso Francesco Manno.
Nella controfacciata è presente un dipinto devozionale con Cristo in trono affiancato da Maria, S. Giovanni Battista, S. Michele Arcangelo, S. Eugenia e il cardinale Bessarione.
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