San Girolamo della Carità - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
San Girolamo della Carità
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Una chiesa ricca di storia, arte e spiritualità nel segno di due giganti del cristianesimo: S. Girolamo e soprattutto S. Filippo Neri, uno dei principali artefici della rinascita religiosa della Roma cinquecentesca.
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Damaso
Proprietà
Patronato di S. Girolamo della Carità
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
Da MAR a VEN 17.00- 19.00;  DOM 10.00-13.00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
Roma Sacra–Itinerario 12-San Girolamo della Carità-Elio De Rosa ed.-1998;
F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994;
chiesasangirolamodellacarita.it
Indirizzo
Via di Monserrato, 62 – Rione Regola
Realizzazione
Chiesa originaria sorta su una casa romana, ricostruita nel XVII secolo
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Domenico Castelli (nd-1657)- Carlo Rainaldi (1611-1691)
da non perdere
Altare maggiore; Cappella Spada; statua di S. Filippo Neri
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Storia
Secondo la tradizione, fu edificata sulla casa della matrona Paola che vi ospitò nel 382 S. Girolamo chiamato a Roma da papa Damaso. Restaurata e riedificata nel corso dei secoli, la chiesa ospitò a partire dal 1524 l'Arciconfraternita della Carità, dedita ad opere caritative quali l’assistenza agli infermi e ai carcerati, che ricevette un decisivo impulso quando si trasferì nel convento attiguo alla chiesa S. Filippo Neri, che qui vivrà per oltre trent’anni, a partire dal 1551, avviando nelle sue stanze quegli incontri di meditazione, dialogo spirituale e preghiera che prenderanno il nome di “oratorio” e che costituiranno l’anima e il metodo della Congregazione dell’Oratorio.
Distrutta da un incendio nel 1631, la chiesa viene completamente ricostruita tra il 1654 e il 1660 ad opera di Domenico Castelli, mentre la facciata è opera di Carlo Rainaldi.
Esterno
La facciata in travertino bianco è a due ordini di paraste; il timpano arcuato sulla trabeazione del primo, ripete in dimensioni maggiori quello del sottostante portale, motivo ripreso dal coronamento dell’intero prospetto su cui si innalzano la croce in ferro battuto e, ai lati, due vasi fiammeggianti.
La parete laterale destra della chiesa è caratterizzata da due coppie di lesene corinzie corrispondenti alla posizione delle cappelle e al centro è interrotto dal portale laterale con architrave sormontata da un timpano.
Interno
L’interno è a navata unica, coperta da un ricco soffitto ligneo intagliato, con due cappelle laterali per lato. Tra ciascuna coppia di cappelle si trova una galleria con balcone balaustrato ad arco. Il pavimento, contenente lastre tombali, fu posato nel 1660 da Alessandro Sarti che realizzò anche le due acquasantiere a forma di conchiglia all'ingresso.
Il soffitto ligneo del XVII secolo è a cassettoni e il pannello centrale contiene l'intaglio dell'Ecce Homo, simbolo della Confraternita, mentre i due grandi pannelli laterali contengono lo stemma del cardinale Giulio Antonio Santori. Gli altri pannelli contengono gli Strumenti della Passione.
La prima cappella sul lato destro è la cappella Spada, dedicata a S. Maria Liberatrice; fu ritenuta a lungo come progettata da Francesco Borromini, ma in realtà fu il padre oratoriano Virgilio Spada, uno dei primi discepoli di S. Filippo Neri, che fece ristrutturare la cappella di famiglia e sembra che ne condivise la responsabilità della progettazione coadiuvato da Francesco Righi.
La pala d'altare è un affresco staccato con la Madonna con il Bambino di fine Quattrocento, fiancheggiato da due medaglioni in rilievo raffiguranti i santi Francesco e Bonaventura, realizzati da Paolo Naldini.
Alle pareti laterali, sdraiati su divani di marmo nero e cuscini di alabastro, vi sono le figure dormienti di diversi membri della famiglia Spada qui sepolti; i loro busti e statue sono tutti della scuola del Bernini.
Successivamente, sul lato destro, c'è l'atrio d'ingresso laterale della chiesa.
La cappella successiva, la cappella Speziali, è dedicata alla Crocifissione e presenta un crocifisso ligneo della metà del Quattrocento, che secondo la tradizione parlò a S. Filippo Neri mentre questi diceva messa.
L'archivolto dell'arco d'ingresso presenta rilievi con scene della Passione.
La cappella a destra del presbiterio è la cappella Marescotti, dedicata a S. Giovanni Battista. La pala d'altare raffigura la Madonna col Bambino ei santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista.
In alto, la volta, presenta al centro l'affresco dell'Ascensione, contornato da quattro tondi ovali raffiguranti gli Evangelisti.
Sulla parete destra del transetto è presente il monumento funebre di Asdrubale di Monte Acuto, attribuito a Pietro da Cortona (1629).
L'altare maggiore è inserito all’interno di una piccola abside rettangolare con volta a botte; la parte inferiore dell'arco è decorata da rosoni entro cassettoni ottagonali. Le pareti sono riccamente decorate in policromia e sull'arco trionfale sono seduti una coppia di angeli in stucco.
L'altare, attribuito a Carlo Rainaldi, è riccamente decorato con bronzi e marmi pregiati; la pala d'altare è una copia di Antonio Corsi (1797) del dipinto raffigurante l'Ultima Comunione di S. Girolamo del Domenichino. Il dipinto originale fu saccheggiato dai francesi e, una volta restituito, è conservato nella Pinacoteca Vaticana.
A sinistra dell'altare maggiore si trova la Cappella Antamoro, dedicata a S. Filippo Neri, opera Filippo Juvarra del 1707. La pala d'altare è una grande statua in marmo del santo in estasi di Pierre Legros, con una finestra ovale dietro la quale ha una grande finestra a raggiera e una cornice dorata che creano un effetto spettacolare, come un alone sovradimensionato. Putti marmorei giocosi sopra la finestra aggiungono una nota suggestiva e si insinuano nell'oculo del piccolo soffitto con volta a crociera. Sulla parete sinistra del transetto è presente il monumento funebre di Paolo Odescalchi (1585). La cappella successiva sul lato sinistro, appartenuta alla famiglia Malagotti, è dedicata a S. Carlo Borromeo. Sull'altare è una Madonna col Bambino e i santi Carlo Borromeo e Filippo Neri, della seconda metà del Seicento. Sulla parete sinistra è il monumento a Cesare Magalotti e alla sua famiglia (1614). L’ultima cappella sul lato sinistro, commissionata dalla famiglia Sampieri alla fine del Cinquecento, è dedicata ai santi Pietro e Paolo. La pala d'altare con Cristo che consegna le chiavi a S. Pietro è di Giovanni Francesco Romanelli, mentre gli affreschi settecenteschi sulle pareti laterali sono di Giacomo Mengozzi.
Tra le due cappelle sul lato sinistro si trova l'ingresso alla sagrestia, sotto la tribuna che ospita l'organo della chiesa. Sopra la porta opposta un'epigrafe ricorda che questo fu il luogo dove S. Filippo Neri fondò gli Oratoriani. L'anticamera della sagrestia presenta nelle pareti diverse lastre tombali del XVI secolo,
La sagrestia risale al 1717 ed è di Matteo Sassi. L'opera in legno intagliato è stata installata da Filippo Juvarra, mentre la pala d'altare raffigurante La Madre col Bambino con i santi Girolamo e Filippo Neri è di Pietro Barbieri.
Le stanze di S. Filippo Neri
Sopra il transetto, si trova quello che può essere considerato il Primo Oratorio di S. Filippo Neri. Quando si dovette trasferire a Santa Maria in Vallicella, questo ambiente fu conservato. Tuttavia, dopo la canonizzazione di S. Filippo nel 1622 si decise di trasformare due ambienti in uno spazio devozionale o oratorio. Nella prima sala sono esposti una serie di ritratti di personaggi legati a S. Filippo. La seconda è adibita a cappella, con una pala raffigurante i santi Filippo Neri e Camillo de Lellis.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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