Ss. Nomi di Gesù e Maria - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
Santissimi Nomi di Gesù e Maria a via Lata
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La chiesa di Gesù e Maria è ritenuta uno dei più armoniosi edifici sacri del barocco romano. Una tradizione la definisce una delle sette margherite di Roma.
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Damaso
Proprietà
Fondo Edifici di Culto
Affidamento
Ordine degli Agostiniani Scalzi (OAD)
Accesso
9:00-12:30 e 15:30-19:30

Bibliografia
C. Rendina- Le Chiese di Roma-Newton & Compton Editori, 2000
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891
I. Barbagallo, La Chiesa di Gesù e Maria-P. Agostiniani Scalzi-2002
Roma Sacra-Itinerario 1–Elio De Rosa editore-1995;
Ministero degli Interni-Fondo Edifici di Culto- Gesù e Maria al Corso;
F. Gizzi-Le chiese barocche di Roma-Newton & Compton Editori, 1994
Indirizzo
Via del Corso, 45 – Rione Campo Marzio
Realizzazione
Progetto originario del 1633, rielaborato nel 1675 e restaurato nella seconda metà dell’Ottocento
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Carlo Rainaldi (1611-1691)
da non perdere
Monumenti funebri in forma di palchetti teatrali
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Storia
Sorge sul luogo della cinquecentesca villa dei principi Orsini. Fu acquistata nel 1615 dagli Agostiniani Scalzi per costruirvi la loro nuova sede romana e la casa per la formazione dei seminaristi. I religiosi inizialmente adattarono una parte ad abitazione ed utilizzavano la piccola cappella, dedicata a S. Antonio abate, successivamente abbattuta per far posto al nuovo complesso.
La nuova chiesa con l'annesso convento fu costruita in due distinte fasi: l'edificazione, iniziata nel 1633, su progetto di Carlo Maderno, proseguì con molta lentezza, anche per le notevoli difficoltà economiche; nel gennaio 1636, benché non ancora ultimata, fu aperta al culto e dedicata a Gesù e a Maria. Successivamente, l'edificio, che mancava della parte finale e della facciata, fu ultimato tra il 1671 e il 1674 sotto la direzione di Carlo Rainaldi e nel gennaio 1675 fu solennemente consacrato, come ricorda una lapide murata per l'occasione in sacrestia. Fra il 1678 e il 1690 fu messo in opera l'apparato decorativo interno e il rivestimento marmoreo.
Nel 1833, durante una epidemia di colera, il convento fu adattato a lazzaretto per assistere i romani colpiti dal morbo e dopo il 1870 subì diverse trasformazioni perdendo la sua originaria destinazione d’uso.
Esterno
La facciata, opera di Carlo Rainaldi, in travertino e laterizi, riflette l'austerità dell'ordine mendicante agostiniano: è aperta da un solo portale con timpano centinato sormontato da una grande finestra rettangolare incorniciata, inquadrata da quattro lesene corinzie poggiate su di un lato basamento, che sostengono un timpano triangolare vuoto e la trabeazione con l'iscrizione dedicatoria “IESU ET MARIAE”.
Interno
La chiesa, di chiara impostazione barocca, si presenta ad un'unica navata con tre cappelle per lato e volta a botte, decorata da affreschi raffiguranti l’Assunzione di Maria ed evangelisti, opera di Giacinto Brandi e allievi (ultimo quarto del XVII secolo).
La decorazione, costituita da marmi policromi, realizzata nel 1678-1690, per volontà del vescovo Giorgio Bolognetti che fece della chiesa il "pantheon" della propria famiglia, si caratterizza per la presenza dei monumenti funebri di alcuni componenti della famiglia Bolognetti, realizzati tra il 1670 e il 1686 da vari artisti, tra i quali Francesco Aprile, Francesco Cavallini e Michele Maglia. I diversi monumenti sono collocati sopra i confessionali, in forma di logge o palchetti teatrali, entro i quali "recitano" i personaggi, ricchi di movimento ed espressività.
Sul lato destro si aprono tre cappelle: nella prima, dedicata al Ss. Crocifisso, si trova il Monumento funebre del conte Cini (XIX secolo), opera di Rinaldo Rinaldi. Segue la cappella, dedicata a S. Nicola da Tolentino, che presenta all'altare una pala con Apparizione della Madonna con Gesù Bambino a S. Nicola da Tolentino (seconda metà del XVII secolo), attribuita a Basilio Francese o a Giovanni Bernardo Carbone.
La terza cappella, a S. Anna, presenta all'altare una pala con S. Anna e Maria bambina (prima metà del XVIII secolo), opera di Girolamo Pesci.
Nel presbiterio, caratterizzato per la ricchezza dei materiali utilizzati e realizzato nel 1678-1680 su disegno di Carlo Rainaldi, è posto l'altare maggiore dove sono collocati, al centro, una pala con Incoronazione di Maria Vergine, opera di Giacinto
Brandi; in alto, Angeli adoranti e angeli che reggono globo raggiato (1680 ca.), marmo di Francesco Cavallini e Paolo Naldini; ai lati, statue di S. Giovanni Battista e S. Giovanni evangelista, marmi di Giuseppe Mazzuoli.
Passando alle cappelle del lato sinistro, si incontra la cappella dedicata alla Madonna del Divino Aiuto, che presenta all'altare una pala con S. Agostino e S. Monica con angeli (fine XVIII secolo), attribuita a Pietro Labruzzi: al centro dell'opera è collocato un dipinto raffigurante Madonna con Gesù Bambino detta Madonna del Divino Aiuto. La cappella successiva, dedicata a S. Giuseppe, ridecorata da Giuseppe Valadier in forme neoclassiche nel 1824, conserva all'altare una pala con Sacra Famiglia (ultimo quarto del XVII secolo), opera di Giacinto Brandi.
L’ultima cappella è dedicata a S. Tommaso da Villanova: qui  si notano alle pareti laterali affreschi di Felice Ottini con S. Francesco d'Assisi in estasi e S. Maria Maddalena nel deserto (ultimo quarto del XVII secolo).
Nella controfacciata sono ubicati l’organo e, ai lati del portale, le tombe della famiglia Del Corno, strutturate in modo simile a quelle dei Bolognetti.
Dall'aula liturgica si accede alla sacrestia decorata con affreschi, databili alla prima metà del XVII secolo, attribuiti a Giovanni Lanfranco, al quale è assegnata anche la pala d'altare raffigurante l’Immacolata Concezione.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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