Sette e Ottocento
San Paolo fuori le mura
E’ una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di San Pietro: sorge sul luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto l’apostolo Paolo.
Specifiche | Basilica Papale |
Proprietà | Santa Sede |
Affidamento | Ordine di San Benedetto (OSB) |
Accesso | 7:00-19:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; La Basiliche Maggiori di Roma-S. Paolo fuori le mura-Scala Group-2013; basilicasanpaolo.org; |
Indirizzo | Piazzale San Paolo – Quartiere Ostiense |
Realizzazione | Primitiva basilica costantiniana del IV secolo; attuale basilica è frutto della ricostruzione avvenuta a seguito dell’incendio del 1823 |
Stile architettonico | Paleocristiano e neoclassico |
Architetto | Pasquale Belli (1752-1833) - Luigi Poletti (1792-1869) |
da non perdere | Mosaico absidale, Ciborio, Affreschi con “Storie di S. Paolo”, Chiostro |
Storia
Eretta sul luogo dove secondo la tradizione era stato sepolto l’Apostolo delle genti. Inizialmente era una cappella sepolcrale successivamente trasformata in basilica da Costantino e consacrata nel 324 da papa Silvestro I. Venne poi ampliata e abbellita in forme monumentali da Teodosio, Graziano e Valentiniano II e completata dal figlio di Teodosio, Onorio, nel 395. Tutti questi interventi ne fecero la chiesa più grande della cristianità prima che venisse costruita la basilica di San Pietro divenendo, al contempo, una delle tappe più importanti dei pellegrinaggi a Roma. Dall’VIII secolo si sviluppò attorno alla Basilica un monastero fortificato con campi coltivati ed attività produttive che, cinto da torri e mura difensive alzate per preservare la basilica dalle incursioni saracene, determinò la nascita di un vero e proprio borgo soprannominato Giovannipoli (da papa Giovanni VIII). Nel XIII secolo furono attivi nella chiesa i Vassalletto, una famiglia di marmorari romani, Arnolfo di Cambio, autore del ciborio, e Pietro Cavallini, le cui decorazioni a fresco, nella navata, e a mosaico, in facciata, sono andate perdute. Ulteriori interventi vennero eseguiti nei secoli XV (Benozzo Gozzoli e Antoniazzo Romano) e XVII (Onorio Longhi e Carlo Maderno).
Nel corso dei secoli non subì modifiche rilevanti, pur venendo continuamente arricchita: purtroppo, nel 1823, fu semidistrutta da un incendio. La commissione appositamente istituita da papa Leone XII per la ricostruzione decise per la completa riedificazione del tempio. Il progetto fu affidato a Pasquale Belli che demolì le parti superstiti e ricostruì la chiesa nelle forme attuali (1825-1854) seguendo le dimensioni e la pianta dell’antica basilica. Notevoli furono però le demolizioni: della chiesa originale sono rimasti il mosaico dell'abside, della prima metà del XII secolo; il ciborio di marmo attribuito ad Arnolfo di Cambio; il candelabro per il cero pasquale di Nicolò di Angelo e Pietro Vassaletto (XII secolo); il chiostro del XII secolo; le cappelle che fiancheggiano l'abside, di Carlo Maderno (XVII secolo); il trittico marmoreo del Quattrocento della scuola del Bregno (nella cappella a destra dell'abside dedicata a S. Lorenzo).
I lavori proseguirono anche nei decenni successivi: nel 1860 fu completato il campanile progettato da Luigi Poletti ed entro il 1874 furono completati i mosaici della facciata, mentre solo nel 1928 fu aggiunto il quadriportico esterno, progettato da Virgilio Vespignani e terminato da Guglielmo Calderini.
L'intero complesso degli edifici gode dell'extraterritorialità della Santa Sede e ospita la Comunità dei Monaci Benedettini, presente nel luogo da ben tredici secoli.
Esterno
La facciata, decorata nella fascia superiore da mosaici eseguiti fra il 1854 e il 1874 da Filippo Agricola e Giulio Consoni che si ispirarono per quanto possibile a quello originale del X secolo, è opera di Luigi Poletti, autore anche del campanile e del pronao sul lato settentrionale, quest’ultimo realizzato reimpiegando dodici colonne già nella navata della chiesa precedente. La facciata è preceduta da un grande quadriportico, disegnato alla fine dell’Ottocento da Virgilio Vespignani, al centro del quale si trova la statua di S. Paolo di Giuseppe Obici.
La parte superiore raffigura Cristo benedicente posto in mezzo a S. Paolo e S. Pietro; la striscia centrale l'Agnello divino sul monte del paradiso da cui sgorgano i quattro fiumi simboleggianti i Vangeli, nei quali si dissetano dodici agnelli, che simboleggiano gli apostoli. Nel quadro inferiore, alternati alle finestre sono raffigurati i quattro profeti dell'Antico Testamento: Isaia, Daniele, Geremia ed Ezechiele.
Oltre la triplice fila di colonne del portico sono ricavate le tre porte che immettono all'interno della basilica. Quella centrale è la più grande, risale al 1931 ed è opera di Antonio Maraini: in essa sono raffigurati episodi della vita dei santi Pietro e Paolo ed è realizzata in bronzo e decorata da una croce realizzata in argento ed incrostata di lapislazzuli.
La porta di destra fungeva da ingresso principale fino al 1967 quando è stata scelta come Porta Santa: opera di Enrico Manfrini, illustra il tema della Trinità. La parte interna della porta, chiamata porta Bizantina e risalente all'XI secolo, è divisa in 54 pannelli nei quali sono incise scene di vita di Gesù e dei suoi apostoli. Infine, la Porta Paolina, decorata dallo scultore Veroi, rappresenta alcuni momenti della vita di S. Paolo.
Interno
L'intera basilica, lunga 131,66 metri, larga 65, alta 29,70, è imponente e rappresenta per grandezza la seconda delle quattro basiliche papali di Roma.
L’interno, a croce latina, è diviso in cinque navate, prive di cappelle laterali e separate da quattro file di 20 colonne monolitiche di granito. Il pavimento è in marmo. La navata centrale, più ampia, presenta alle pareti affreschi con storie della vita di S. Paolo; nella fascia immediatamente sopra gli archi che dividono le navate, vi è la serie dei tondi contenenti i ritratti di tutti i pontefici, da S. Pietro fino a papa Francesco. Realizzati con la tecnica del mosaico e su sfondo oro, furono iniziati nell'anno 1847, durante il pontificato di Pio IX. La navata mediana è chiusa dall’Arco di Trionfo, decorato da mosaici di V secolo. Presso le grandi colonne dell’Arco Trionfale si trovano le due statue di S. Paolo (Salvatore Revelli) e di S. Pietro (Ignazio Jacometti). Nel soffitto, ampiamente decorato d’oro, figura lo stemma di Pio IX, il Papa che fece completare la ricostruzione.
L’altare centrale, al di sotto del quale si trova la confessione e la tomba dell’apostolo, è sormontato dal ciborio gotico di Arnolfo di Cambio (1285), costituito da quattro colonne di porfido rosso che sorreggono la copertura ornata da statue angolari e mosaici colorati.
In una teca posta proprio sopra il sepolcro di S. Paolo, è conservata la catena che serviva per tenere il suo polso agganciato al soldato che ne sorvegliava la prigionia a Roma; è composta da nove anelli, sorretti all’estremità da due monete romane del tempo.
A destra dell’altare, è posto il grande candelabro per il cero pasquale, realizzato da Nicola D’Angelo e Pietro Vassalletto nel 1170.
L’abside è dominata dal mosaico voluto da Innocenzo III e terminato al tempo di Onorio III: al centro, il Cristo è circondato dai simboli dei quattro Evangelisti e dei Vegliardi dell’Apocalisse. Sotto l’abside trova spazio la Cattedra papale in marmo e bronzo dorato, opera di Luigi Poletti. Al di fuori dell’abside si conservano i frammenti dei mosaici del Cavallini che decoravano l’antica facciata.
Nella vicina cappella del SS. Sacramento, disegnata da Carlo Maderno, si trovano la tomba di Pietro Cavallini e due opere scampate all’incendio del 1823: un crocifisso del XIV secolo, attribuito allo stesso Cavallini, e una statua lignea di S. Paolo della fine del Trecento.
Il transetto riprende nella decorazione lo schema della navata centrale: le pareti sono decorate da marmi policromi e scandite da lesene corinzie nella fascia inferiore, mentre in quella superiore continuano gli affreschi sulla vita di S. Paolo alternati ai finestroni in alabastro. Alle due testate vi sono due altari gemelli dedicati alla Madonna (altare di destra, con pala raffigurante l'Incoronazione della Vergine) e a S. Paolo (altare di sinistra, con pala raffigurante la Conversione di S. Paolo). Sul transetto si aprono quattro cappelle, due a destra e due a sinistra dell'abside, in corrispondenza alle relative navate laterali. Le cappelle sulla destra sono dedicate a S. Lorenzo sul cui altare è posto un trittico marmoreo di Andrea Bregno (1495) e la cappella di S. Benedetto. Le cappelle sulla sinistra sono dedicate al Ss. Sacramento, sul cui altare si trova un Crocifisso ligneo attribuito a Pietro Cavallini, e la cappella di S. Stefano.
Nelle immediate vicinanze vi sono il Battistero e la Sala del Martirologio o oratorio di S. Giuliano, in cui si trovano affreschi del XII-XIII secolo, raffiguranti molti santi venerati nell'antico monastero abbaziale di S. Paolo. Da questo oratorio si può accedere al chiostro duecentesco opera di Jacopo e Pietro Vassalletto, con ricche e variegate colonnine binate che sostengono archetti sui quali corre una trabeazione ornata da intarsi policromi e mosaici. Nel chiostro sono conservati numerosi frammenti architettonici provenienti dall’antica basilica e reperti archeologici dal vicino sepolcreto ostiense.
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