Il Barocco
San Giuseppe dei Falegnami al Foro
Situata alle pendici del Campidoglio, sorge sul Carcere Mamertino, o Carcer Tullianum, la più antica prigione di Roma. Costituito da due ambienti sovrapposti, il complesso ospitava l’antica chiesa di San Pietro in Carcere, dove, secondo la tradizione, gli apostoli Pietro e Paolo furono rinchiusi prima di subire il martirio.
Specifiche | Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Marco Evangelista in Campidoglio |
Proprietà | Diocesi di Roma |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | DOM 11:00-12:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra-Itinerario 3 -Elio De Rosa Editore-1995; F. Gizzi - Le Chiese barocche di Roma-Newton-1998; www.sangiuseppedeifalegnami.org |
Indirizzo | Clivo Argentario, 1 – Rione Campitelli |
Realizzazione | Eretta tra il 1597 e il 1663; restaurata nel XIX secolo e tra il 2018 e il 2020 |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Giacomo Della Porta (1540-1602) - Giovanni Battista Montano (1534-1621)- Giovanni Battista Soria (1581-1651) - Antonio Del Grande (1625-1671) |
da non perdere | Soffitto ligneo; dipinti delle cappelle; Carcere Mamertino |
Storia
La chiesa originaria venne eretta al di sopra del Carcere Mamertino, a sua volta sovrastante il Tullianum. Si tratta di due ambienti sovrapposti che costituisco quello che per i Romani era il “carcer”: un ambiente di passaggio in attesa dell’esecuzione capitale dei condannati. In queste carceri furono giustiziati personaggi famosi come Giugurta, Vercingetorige, i partecipanti alla congiura di Catilina e secondo la tradizione vi furono rinchiusi anche S. Pietro e S. Paolo prima di subire il martirio.
Nel 1540 la Congregazione dei Falegnami aveva preso in affitto la chiesa di San Pietro in Carcere sopra il Carcere Mamertino per svolgere le proprie riunioni e funzioni religiose. Tuttavia, ben presto, data l’inadeguatezza dell’angusto edificio, la confraternita sentì l’esigenza di erigere una chiesa più ampia e accogliente. Per la realizzazione del nuovo edificio, affidata a Giacomo della Porta e, alla morte di questi, a Giovan Battista Montano, da innalzare sempre su quello preesistente di San Pietro in Carcere, dovette essere demolita la vecchia chiesa risalente alla metà del Cinquecento. Nel 1602 vennero conclusi i lavori della facciata e della copertura dell’edificio. Dopo la morte del Montano i lavori furono portati avanti dall’allievo Giovan Battista Soria che seguì l’ampliamento dell’oratorio e la costruzione della sacrestia.
Successivamente, dal 1657, l’incarico della prosecuzione dei lavori fu assegnato ad Antonio del Grande che completò la realizzazione della nuova chiesa che fu consacrata nel 1663.
La chiesa non subì sostanziali modifiche fino al 1880 quando furono intrapresi lavori di restauro, sotto la direzione di Antonio Parisi, che diedero alla chiesa una nuova abside, modificando inoltre le decorazioni interne. Il restauro terminò nel 1884. Nel 1932 inoltre fu modificata l’assetto della piazza antistante alla chiesa, al fine di facilitare l'accesso al carcere sottostante, ponendo la chiesa in posizione rialzata rispetto al piano stradale. Nel 2018 a causa del crollo di una larga porzione del tetto, ha causato la perdita del soffitto ligneo e resa inagibile la chiesa che, dopo i necessari lavori di restauro, è stata riaperta al culto nel 2020.
Esterno
Disegnata dal Montano, la facciata della chiesa si presenta a doppio ordine, con finestrone centrale, sovrastato da un grande timpano triangolare, alla cui base si trovano due timpani più piccoli. Impreziosita da volute ed edicole, era originariamente decorata da pitture ad affresco e su lavagna ma attualmente, nell’ordine inferiore, sono appena visibili La Fuga in Egitto, sopra il portale incorniciato da semicolonne e timpano, e i santi Pietro e Paolo, nei riquadri laterali.
Interno
L’interno è a navata unica, fiancheggiata da due cappelle per lato; sulle pareti della navata affreschi di Cesare Mariani, eseguiti nel corso dei restauri ottocenteschi, raffigurano personaggi biblici.
L’originale soffitto ligneo seicentesco a cassettoni, travolto per due terzi a causa del crollo della copertura nel 2018, è stato ricostruito con il recupero dei materiali, restaurando quanto sopravvissuto e ricostruendo con gli stessi materiali ciò che era andato perduto. Opera del Montano, il soffitto presenta, al centro, un suggestivo rilievo con la Natività, incorniciata da figure di angeli e, alle estremità, due rilievi di minore dimensione con le scene di S. Giuseppe col Bambino e della Sacra Famiglia.
La prima cappella a destra, dedicata a S. Giuseppe, presenta all’altare “Il transito di San Giuseppe” di Bartolomeo Colombo (1648); segue sulla parete della navata una porta ad arco che immette nell’Oratorio in cui si trovano affreschi di Marco Tullio Montagna (prima metà del Seicento) raffiguranti "Storia della Sacra Famiglia".
La cappella successiva, dedicata a S. Anna, conserva all’altare un dipinto raffigurante la Sacra famiglia con S. Anna, opera di Giuseppe Ghezzi (1692).
Su entrambi i lati del presbiterio sono presenti due nicchie con le statue dei santi Pietro e Paolo.
L'edicola ottocentesca dell'altare ha un frontone triangolare sopra una nicchia absidale che contiene una statua di S. Giuseppe con il Bambino Gesù; la lunetta, con l’”Eterno e lo Spirito Santo” è opera di Antonio Viviani (1610). Sulle pareti del presbiterio presentano affreschi di Cesare Mariani raffiguranti l’”Arrivo a Betlemme” e la “Sacra Famiglia nella bottega di Giuseppe” (1883). A sinistra del presbiterio si incontra la cappella della Vergine Addolorata, con un dipinto della metà dell’Ottocento.
Seguono la cappella dedicata alla Natività, con la pala d’altare che la raffigura, opera di Carlo Maratta (1651) e la cappella dei Magi in cui nel 1989 è stata posta la pala di Orazio Bianchi con “Lo sposalizio della Vergine” (1605).
La controfacciata ospita una cantoria seicentesca con sovrastante organo a canne.
Tra il pavimento e la volta del Carcere Mamertino, un ambiente sottostante ospita la cinquecentesca Cappella del Crocifisso, il cui nome ha origine da un crocifisso in legno miracoloso detto "di Campo Vaccino", precedentemente conservato al di sopra della porta del Carcere Mamertino.
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