Il Barocco
Sant'Antonio in Campo Marzio
E’ conosciuta per lo più come Sant’Antonio dei Portoghesi: questa titolazione deriva dall’attribuzione del luogo di culto alla comunità nazionale dei devoti che, ogni anno, giungevano in pellegrinaggio a Roma. Ancora oggi è la chiesa nazionale della comunità portoghese a Roma.
Specifiche | Rettoria-Chiesa nazionale (Portogallo)-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Agostino in Campo Marzio |
Proprietà | Stabilimento della casa ed ospedale della Nazione Portoghese |
Affidamento | Clero di altra diocesi |
Accesso | da LUN a SAB 8:30-13:00 e 15:00-18:00; DOM 9:00-12:00 e 16:00-18:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra -Itinerario 6-Elio De Rosa editore-1996 F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994; ipsar.org |
Indirizzo | Via dei Portoghesi, 2 – Rione Campo Marzio |
Realizzazione | Edificata tra il 1638 e il 1674 |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Martino Longhi il Giovane (1602-1660)-Carlo Rainaldi (1611-1691) |
da non perdere | Tavola della “Madonna e S. Antonio” di Antoniazzo Romano |
Storia
Fu fondata nel 1445 da Antonio Martinez de Chaves ed edificata nel luogo in cui Donna Giovanna da Lisbona, nobile portoghese, aveva istituito un ospizio per le sue compatriote povere. L'edificio, originariamente dedicato a S. Antonio abate, in tale occasione venne intitolato a S. Antonio da Lisbona, venerato in Italia come S. Antonio da Padova.
La chiesa venne quindi posta sotto la protezione dell'ambasciatore portoghese presso la Santa Sede, il quale constatando che essa era troppo piccola per le celebrazioni liturgiche, stabilì un ampliamento della cappella originaria. Per questo a partire dal 1624 iniziarono i lavori di ampliamento della struttura, diretti dal 1629-1630 da Martino Longhi il Giovane; tra il 1674 e il 1676 Carlo Rainaldi realizzò la cupola al centro del transetto e nel 1695 Cristoforo Schor modificò e ultimò la facciata.
Con l'occupazione napoleonica di Roma, la chiesa e l'ospizio per i pellegrini vennero chiusi, ma nel 1814 la proprietà tornò al governo portoghese che dapprima sottopose la chiesa ad una complessa opera di ristrutturazione e poi la riaprì al culto nel 1842.
Nel 1873 l'architetto Francesco Vespignani fece eseguire nuovi restauri, progettando le vetrate istoriate e decorando l'interno della cupola.
Esterno
La facciata barocca, costruita nel 1636-1638 da Martino Longhi il Giovane, ma poi compiuta da Cristoforo Schor, è a due ordini; nel piano inferiore si aprono tre portali: quello centrale è sovrastato da un timpano triangolare che racchiude un angelo alato in marmo circondato da festoni. Il livello superiore è dominato da un finestrone e dallo stemma dei Braganza, antica famiglia portoghese che aiutò finanziariamente la chiesa; completano la decorazione del prospetto due volute di raccordo, che si trasformano in telamoni, e due angeli asimmetrici seduti, colti nell'atto di suonare lunghe trombe.
Interno
L'interno presenta una pianta croce latina coperta a volta a botte, una cupola ribassata al centro del transetto, due cappelle per lato e l'abside semicircolare.
La navata presenta pilastri ad arcate con annesse lesene ioniche, rivestite in diaspro siciliano rosso e bianco e sorreggenti una volta a botte. La decorazione a stucco sulla volta a botte di Pompeo Gentile inquadra un affresco centrale raffigurante l’Apparizione della Crocifissione al re Alfonso I Henriques del Portogallo di Salvatore Nobili. La cupola, completata dal Rainaldi nel 1657, è illuminata da quattro finestre ellittiche nel tamburo. L'interno è decorato da stucchi dorati a forma di croce greca, con le nervature che si congiungono a corona intorno all'occhio della lanterna, e nei quadranti sono quattro tondi con raffigurazioni di Beate portoghesi.
Lungo il lato destro, nella prima cappella, dedicata a S. Caterina d'Alessandria, è presente la Stele funeraria del conte Alessandro de Souza di Holstein, marmo di Antonio Canova. Segue la cappella dedicata a S. Giovanni Battista, che conserva un ciclo di dipinti con Storie della vita di S. Giovanni Battista.
Nel terminale del transetto destro è posta la cappella dedicata a S. Elisabetta del Portogallo, progettata da Luigi Vanvitelli; Il dipinto che si trova sull’altare, opera di Luigi Agricola, rappresenta S. Elisabetta del Portogallo (ultimo quarto del XVIII secolo). Il presbiterio e l'abside, decorati di marmi policromi, si presentano oggi nell'assetto dovuto ai restauri del XVII secolo secondo il progetto di Martino Longhi il Giovane, completato da Christophoro Schor. All’altare maggiore è posto, entro mostra, Madonna porge Gesù Bambino a S. Antonio di Padova (1692), opera di Giacinto Calandrucci. Alle pareti laterali si trovano tele di Giovanni Odazzi e di Michelangelo Cerruti (inizi del XVIII secolo) che rappresentano Beate poetoghesi.
Nel terminale del transetto sinistro è posta la cappella dedicata all'Immacolata Concezione, progettata da Luigi Vanvitelli; sulle pareti laterali sono ubicati monumenti funebri. Segue la cappella dedicata alla Natività dove è collocato un ciclo di tre dipinti con Storie dell'infanzia di Gesù (1782), opera di Antonio Concioli. Infine si incontra la cappella dedicata a S. Antonio abate, che conserva all’altare un dipinto con la Madonna con Gesù Bambino in trono tra S. Francesco d'Assisi e S. Antonio da Padova (ultimo quarto del XV secolo), opera di Antoniazzo Romano.
Sulla controfacciata è collocato un organo a canne Mascioni, realizzato nel 1748 da Manuel Pereira de Sampayo in occasione del Giubileo Universale del 1750. Durante la Seconda guerra mondiale, il prezioso strumento subì gravi danni, ma nel 1956, dopo un accurato restauro, fu sostituito da un nuovo organo dalla Ditta Fratelli Ruffatti che utilizzò però la cassa originaria. Nel 2008, il maestro organista Jean Guillou effettuò un successivo intervento conservativo inserendo un nuovo corpo d’organo e nuovi registri.
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