Sette e Ottocento
Santa Croce in Gerusalemme
Detta anche basilica Eleniana o Sessoriana fa parte del percorso di visita delle Sette Chiese che i pellegrini anticamente visitavano a piedi: una delle chiese più antiche della città e una delle basiliche fondate, secondo la tradizione, da Costantino dopo la sua miracolosa conversione. La sua antichità e la sua nobile origine ne facevano un luogo di culto da non mancare nel pellegrinaggio romano.
Specifiche | Basilica minore-parrocchia diocesana |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | da LUN a SAB 7:00-12:45 e 15:30-19:30; DOM 7:30-12:45 e 15:30-19:30 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Ministero degli Interni-Fondo Edifici di il Culto-S. Croce in Gerusalemme; santacroceroma.it; gliscritti.it-La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme |
Indirizzo | Piazza di Santa Croce in Gerusalemme – Rione Esquilino |
Realizzazione | Nata all’interno del palazzo imperiale nel IV secolo, fu modificata nel corso dei secoli XV e XVI, per assumere l’attuale aspetto nel XVIII secolo |
Stile architettonico | Rococo |
Architetto | Pietro Passalacqua (1690-1748)-Domenico Gregorini (1692-1777) |
da non perdere | Catino absidale di Antoniazzo Romano; Affreschi di Corrado Giaquinto; Tabernacolo di Sansovino; Cappella delle Reliquie |
Storia
Santa Croce in Gerusalemme sorge sui resti del Sessorium, un complesso residenziale di proprietà imperiale iniziato nella prima metà del III secolo d.C. che comprendeva anche il Circo Variano e l’Anfiteatro Castrense. All’inizio del IV secolo, il complesso fu scelto come abitazione da Elena, madre di Costantino, che trasformò il grande atrio in una cappella per custodirvi le reliquie della Croce da lei portate a Roma. Intorno alla cappella fu edificata la basilica, per questo chiamata anche “Eleniana” o “Sessoriana”.
La chiesa, dedicata da S. Silvestro alla Santa Croce, fu restaurata più volte tra l’VIII e il X secolo e ristrutturata radicalmente nel 1144 da Papa Lucio II, che fece aggiungere anche un portico, ora non più esistente, ed erigere il campanile in laterizi.
Numerosi furono i lavori di restauro e le modifiche nel corso dei secoli successivi: l'attuale aspetto si deve alla ristrutturazione, effettuata per volontà di Benedetto XIV tra il 1740 e il 1758 da Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini, che modificarono in modo definitivo la facciata della chiesa, portandola in avanti e costruendo un atrio ellittico, creando uno dei capolavori del tardo barocco romano con evidenti ascendenze borrominiane.
Esterno
La facciata, in travertino, presenta un solo ordine, scandito da fasci di lesene, in tre campate, di cui la centrale convessa e le laterali concave, dove si aprono tre portali sormontati da due finestroni e un grande ovale, sovrastato da un arco a tutto sesto su colonne. Nel fregio si legge l'iscrizione dedicatoria fatta apporre da papa Benedetto XIV, mentre sopra la balaustra di coronamento, che si interrompe in corrispondenza del timpano curvilineo, al di sopra del quale è posta la Croce di ferro con due angeli adoranti, sono collocate le sei statue raffiguranti, al centro, i Quattro evangelisti e, ai lati, S. Elena e l’imperatore Costantino.
Sul lato destro si eleva il campanile a torre, in laterizi, di forma quadrata e articolato in otto ordini e aperti a doppie monofore e a bifore su colonne. La decorazione è completata da dischi di smalto monocromi, da due piccole edicole e da un grande orologio collocato al penultimo ordine.
L'ingresso alla basilica avviene attraverso tre ampie arcate che immettono in un atrio a pianta ellittica, con piccola cupola sorretta da pilastri affiancati da colonne in granito che, nella basilica paleocristiana, erano situate all'interno. Attraverso le porte del XV secolo si accede all'interno dell'aula liturgica.
Interno
L'interno della chiesa, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da otto colonne originarie di granito, alternate a sei pilastri settecenteschi, quattro dei quali inglobano altrettante colonne antiche della Basilica sessoriana; nel soffitto ligneo voltato a botte, nel quale si aprono sei lunettoni, è collocato al centro un dipinto di Corrado Giaquinto raffigurante la Madonna che presenta S. Elena e Costantino alla Trinità (prima metà del XVIII secolo).
Il piano di calpestio della navata centrale è coperto da un pavimento cosmatesco decorato a Motivi geometrici, in mosaico e marmo, databile alla metà del XII secolo.
Lungo la navata destra sono posti tre altari rispettivamente dedicati a S. Cesario, S. Bernardo di Chiaravalle e S. Roberto di Molesme.
Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, presenta al centro un ciborio con l'altare maggiore che conserva una vasca romana contenente l’urna con i resti dei santi Cesario e Anastasio. L'abside è ornata, nel semicatino, dall’affresco con la Storia del ritrovamento della Santa Croce per opera di S. Elena e, nell'alto, il Cristo benedicente tra cherubini, attribuito ad Antoniazzo Romano (ca. 1492).
Nella parete si trova il monumento funebre del cardinale Francesco Quiñones (1536-1540), opera di Jacopo Sansovino (1536-1540) e affreschi di Corrado Giaquinto con Storie di Mosè (1750 ca.).
Sulla volta un mosaico di Baldassarre Peruzzi raffigura Gesù Cristo redentore benedicente, Quattro evangelisti e loro simboli, Storie della vera Croce, Sant'Elena e donatore, San Silvestro, San Paolo, San Pietro, Simboli della passione di Gesù Cristo, Agnello di Dio (primo quarto del XVI secolo).
Sul lato in fondo alla navata destra si scende alla cappella di S. Elena che presenta, all’altare, la statua di sant'Elena: l'opera è una scultura romana, raffigurante la Dea Giunone, ritrovata a Ostia Antica e poi trasformata nella santa con l'aggiunta di una croce e il rifacimento della testa e delle braccia.
Secondo la tradizione, sotto il pavimento sarebbe sparsa la terra del monte Calvario, che la santa avrebbe portato con le reliquie della passione di Gesù Cristo.
Per una cordonata, a sinistra dell'abside, si accede alla cappella di S. Gregorio Magno, dove si presenta all'altare un rilievo con Pietà (1628 - 1629 ca.), marmo di
Arcangelo Gonelli e, sulla volta, la Visione di S. Gregorio Magno (1630), affresco di Girolamo Nanni e Francesco Nappi.
Sul lato sinistro del presbiterio, attraverso una scalinata detta del Calvario, si accede alla cappella delle Reliquie dove si conservano alcuni dei più preziosi frammenti sacri della cristianità: la reliquia più famosa, quella che dà il nome alla chiesa, è costituita dai frammenti della Croce di Cristo, ritrovati, secondo la tradizione, da Sant'Elena sul Calvario a Gerusalemme. Assieme ai frammenti della Croce, vengono conservati: il Titulus Crucis, ovvero l'iscrizione che, secondo i Vangeli, era posta sulla croce; un chiodo, anch'esso rinvenuto da Sant'Elena; due spine, appartenenti, secondo la tradizione, alla Corona posta sul capo di Gesù; il dito di San Tommaso, l'apostolo che dubitava della resurrezione di Cristo; una parte della croce del Buon Ladrone.
Dal 1999, in uno spazio adiacente la cappella delle Reliquie è sepolta la venerabile Antonietta Meo detta Nennolina (1930-1937), una bambina dichiarata venerabile dalla Chiesa cattolica nel 2007 e di cui è in corso la causa di beatificazione.
Anche lungo la navata sinistra sono posti tre altari dedicati rispettivamente a S. Silvestro, al Crocifisso e a S. Tommaso apostolo.
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