Il Barocco
Santi Luca e Martina
Sorge ai margini del Foro Romano sui resti del “Secretarium Senatus”, un edificio utilizzato forse come tribunale per i processi ai membri del Senato, ed è ai nostri giorni considerata un capolavoro del barocco romano.
Specifiche | Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Marco Evangelista in Campidoglio |
Proprietà | Accademia Nazionale di S. Luca |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | SAB 9:00-18:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra-Itinerario 3 -Elio De Rosa Editore-1995; F. Gizzi - Le Chiese barocche di Roma-Newton-1994; accademiasanluca.it/accademia/la-chiesa-dei-santi-luca-e-martina |
Indirizzo | Via della Curia, 2 – Rione Campitelli |
Realizzazione | Nasce come chiesa medievale, restaurata nel 1226, viene poi ricostruita tra il 1635 e il 1664 |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Ottaviano Nonni Mascherino (1536-1606) - Pietro Berrettini da Cortona (1596-1669) |
da non perdere | Opere di artisti del Seicento quali Alessandro Algardi e Sebastiano Conca |
Storia
Le sue origini risalgono al VII secolo, quando papa Onorio I dedicò un edificio sacro a S. Martina, martirizzata a Roma nel 228 durante l’impero di Settimio Severo. Decaduta, restaurata e nuovamente consacrata da Alessandro IV nel 1256, fu affidata nel 1588 da papa Sisto V all’Università dei Pittori di S. Luca che la dedicò anche all’Evangelista e decise di avviarne la ricostruzione.
Un primo progetto redatto da Ottaviano Nonni Mascherino rimase inattuato per carenza di fondi: si realizzò soltanto un nuovo pavimento a un livello più alto di quello antico per ricavare un ambiente sotterraneo destinato a accogliere le tombe degli accademici. I lavori furono ripresi solo nel 1635, favoriti dal ritrovamento delle reliquie di S. Martina, e soprattutto all’interessamento di Pietro da Cortona, Principe dell’Accademia, che aveva ottenuto dal cardinale Francesco Barberini il privilegio di sistemare a sue spese la cappella funeraria nella chiesa inferiore. Con l’apertura di via dell’Impero nel 1932, la chiesa fu l’unico edificio risparmiato dalle demolizioni che hanno però determinato il sostanziale isolamento dell’edificio dal contesto urbano
La chiesa inferiore, per disposizione testamentaria di Pietro da Cortona è amministrata dal Conservatorio di Sant’Eufemia, che ne è attualmente proprietario; la chiesa superiore, invece, appartiene ancora oggi all’Accademia di San Luca.
Esterno
La facciata di travertino, leggermente convessa nel mezzo, è tra le opere più belle di Pietro da Cortona ed è considerata uno dei capolavori dell’architettura barocca. La cupola è lievemente arretrata rispetto alla facciata e poggia su un tamburo circolare diviso da paraste in otto sezioni, con finestre a timpano e cornici decorate con l’ape, simbolo araldico dei Barberini.
Interno
L’interno, armonioso e monumentale ma allo stesso tempo austero, è dominato dal colore bianco, unico colore della chiesa ad eccezione dei marmi degli altari; ha una pianta a croce greca con quattro absidi; sul pavimento della navata si nota la lastra tombale di Pietro da Cortona. Nei pennacchi della cupola sono presenti i simboli dei Quattro Evangelisti, opera di Camillo Rusconi (1730 circa).
Ci sono solo due cappelle laterali, una in ogni braccio del transetto. La cappella del transetto destro è dedicata a S. Lazzaro, un monaco di Costantinopoli del IX secolo che fu un deciso oppositore della politica iconoclasta dell'imperatore Teofilo, e presenta all’altare una pala che raffigura il santo che subisce la tortura, opera di Lazzaro Baldi.
All'altare maggiore è posto il dipinto che raffigura S. Luca Evangelista che dipinge la Madonna, copia del caravaggesco Antiveduto Gramatica del dipinto di Raffaello, oggi alla Galleria dell'Accademia di San Luca. Poco sopra la mensa, è posta la statua giacente di S. Martina, opera di Niccolò Menghini (1635).
La cappella del transetto sinistro, dedicata all’Assunzione, contiene, all’altare, una pala altare dedicata alla Vergine Assunta e S. Sebastiano, opera di Sebastiano Conca (1740 circa).
A sinistra dell'altare maggiore si scende alla chiesa inferiore che ospita il monumento funebre di Pietro da Cortona e opere di noti artisti del Seicento, tra cui Alessandro Algardi e Sebastiano Conca. Decorata da marmi policromi e ornamenti di bronzo, in contrasto con il bianco della chiesa superiore, presenta un vano ottagonale illuminato da un oculo aperto in asse con il lucernaio della chiesa superiore: in quattro nicchie vi sono le statue delle sante Eufemia, Cecilia, Agnese e Martina. Da due bracci che si aprono nell’ottagono, uno conduce alla chiesa vera e propria, con al centro l’altare bronzeo dedicato a S. Martina realizzato, su disegno di Pietro da Cortona, da Giovanni Artusi detto il Pescina. La pala d’altare, che raffigura S. Martina che ha una visione della Madonna, è opera di Cosimo Fancelli (1650 circa).
GALLERY