il Medioevo
San Sebastiano fuori le mura
La basilica, situata sul lato destro della via Appia antica a poco meno di due chilometri dalla porta omonima, in origine era nota come basilica apostolorum. Da questo luogo, citato nelle fonti antiche come ad catacumbas (forse per la presenza di avvallamenti o fosse, kymbas in greco), deriverebbe per estensione anche il termine "catacomba". In effetti la basilica costituisce tuttora il fulcro della più ampia e conosciuta area di cimiteri paleocristiani di Roma.
Specifiche | Basilica minore-parrocchia diocesana |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Ordine dei Frati Minori (OFM) |
Accesso | 10:00-17:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Roma Sacra-Itinerario 18–Elio De Rosa editore-2000; Ministero degli Interni-Fondo Edifici di Culto-S. Sebastiano fuori le mura; sansebastianofuorilemura.org |
Indirizzo | via Appia Antica, 136 - Quartiere Ardeatino |
Realizzazione | Chiesa originaria del IV secolo, completamente modificata agli inizi del XVII secolo |
Stile architettonico | Paleocristiano e Barocco |
Architetto | Flaminio Ponzio (1560-1613) - Giovanni Vasanzio (1550-1621) |
da non perdere | Soffitto ligneo, Cappella delle Reliquie, “Salvator Mundi” di Bernini |
Storia
La chiesa fu costruita nel IV secolo, sul luogo dove, secondo la tradizione, erano conservate le spoglie degli apostoli Pietro e Paolo, qui traslate nel 258 dalle Vie Cornelia e Ostiense durante le persecuzioni e successivamente riportate nei siti originari quando furono edificate le basiliche a loro dedicate. Intorno al 305, con la sepoltura del martire romano S. Sebastiano nella catacomba, si sviluppò un'importante cimitero cristiano sul quale l'imperatore Costantino fece erigere, nel primo quarto del IV secolo, una grande chiesa, originariamente denominata Basilica Apostolorum, in onore di S. Pietro e S. Paolo, ma nel corso del tempo il culto a S. Sebastiano ha prevalso sia nella denominazione dell'area funeraria sia della basilica, oggi a lui intitolata.
Nell'826, le spoglie di S. Sebastiano, conservate nella cripta, furono traslate nella basilica di San Pietro in Vaticano per il timore di un assalto dei saraceni: fatto che si verificò circa venti anni dopo quando la chiesa venne distrutta durante una incursione dei pirati.
Poco tempo dopo, sia la chiesa che il monastero annesso vennero ricostruiti il complesso fu completamente ricostruito da papa Niccolò I.
Nel 1218 Onorio III, in occasione di ulteriori restauri, riportò le spoglie del martire nella basilica, conservati ancora oggi presso la Cappella di S. Sebastiano. In tale occasione furono costruiti il campanile e il chiostro, i cui resti sono stati rinvenuti nel corso degli scavi novecenteschi sotto la navata sinistra.
Nel corso dei secoli la chiesa ha subito diversi restauri, ma la trasformazione del complesso nelle forme attuali ebbe inizio con i lavori intrapresi tra il 1608 e il 1613 su progetto di Flaminio Ponzio e sotto la direzione artistica di Guido Reni. Il restauro fu completato da Giovanni Vasanzio, mentre la facciata fu realizzata nel 1612. Nella nuova basilica, ricavata occupando la sola navata centrale della chiesa costantiniana (ormai in decadenza), furono rifatti soffitto e pavimento, e iniziate le due cappelle laterali delle Reliquie e di S. Sebastiano.
Esterno
La facciata, realizzata da Flaminio Ponzio nel 1612, prospetta su di un ampio cortile ed è suddivisa in due ordini: il superiore, scandito da quattro coppie di paraste, è aperto da tre grandi finestre rettangolari con timpano semicircolare; un grande timpano triangolare conclude il prospetto; l'inferiore, è costituito da un portico a tre arcate con quattro coppie di colonne di spoglio con capitelli ionici provenienti dalla basilica costantiniana; dalle tre arcate dell'ordine inferiore si accede in un portico nel quale si aprono il portale di ingresso alla chiesa ed altre due porte laterali, una delle quali conduce ad un locale adibito a lapidarium, mentre l'altra permette l'accesso al piano superiore mediante una scala a chiocciola di forma ovale.
Interno
L'interno della chiesa si compone di una sola navata, coperta da un soffitto a cassettoni, conclusa da una grande arcata che introduce al presbiterio a pianta quadrata, coperto da una cupola raccordata da pennacchi. Il soffitto ligneo realizzato nel 1612 da Annibale Durante su disegno di Giovanni Vasanzio, presenta al centro il Martirio di S. Sebastiano e ai lati gli stemmi del cardinale Scipione Caffarelli Borghese e di papa Gregorio XVI.
Lungo il lato destro, accanto all'ingresso, si trova il monumento funebre di Altobello da Montecorvino (1515), e entro una nicchia, il Salvator Mundi (1679), ultimo capolavoro di Gian Lorenzo Bernini.
Nella prima cappella, detta delle Reliquie, si conservano la pietra con impronte ritenute dei piedi di Gesù relative al momento del “Domine quo vadis ?”, una delle frecce che colpirono S. Sebastiano e la colonna cui fu legato.
Dopo il monumento funebre del cardinale Giovanni Maria Gabrielli (XVIII secolo) si incontra l’altare, dedicato a S. Francesca Romana e quindi l’antico ingresso alle catacombe di S. Sebastiano. Seguono l’altare dedicato a S. Girolamo e la cappella Albani, dedicata a S. Fabiano, decorata con opere di Pier Leone Ghezzi e Giuseppe Passeri (inizi del XVIII secolo).
Il presbiterio è preceduto da un arco trionfale ed è sormontato da una cupola; nell’abside entro mostra d'altare con quattro colonne di verde antico, eseguita nel 1610-1612 da Flaminio Ponzio, è collocata una pala con Gesù Cristo crocifisso tra la Madonna e S. Giovanni apostolo (1614), opera di Innocenzo Tacconi. La Mensa d'altare è costituita da un sarcofago del V secolo decorato con rilievi raffiguranti l’arresto di S. Pietro, Gesù Cristo con i santi Pietro e Paolo e la resurrezione di Lazzaro. Ai lati dell'altare sono collocati busti di S. Pietro e S. Paolo (1608), opera di Nicolas Cordier detto il Franciosino.
Passando al lato sinistro della chiesa, per una porta si entra nella navata esterna, ossia l'antico deambulatorio, che gira intorno all'abside, dove è sistemata una raccolta di epigrafi ritrovati nel corso del tempo durante i vari lavori di scavo. Si incontra quindi l’altare, dedicato a S. Francesco d'Assisi, dove è collocata una pala
con S. Francesco d'Assisi che riceve le stimmate (seconda metà del XVI secolo), opera attribuita a Girolamo Muziano.
Segue l’altare, dedicato a S. Carlo Borromeo con la pala con S. Carlo Borromeo in adorazione della croce (1613-1614), dipinto di Archita Ricci.
Per una porta si accede alla cappella del Santissimo Crocifisso dove è presente sulla volta, Dio Padre con Santi (1618), affresco di Pietro da Cortona e alla parete, Madonna con Gesù Bambino con S. Sebastiano e S. Lucina (1627), opera di Marco Tullio Fontana.
Infine, si trova la cappella dedicata a S. Sebastiano, realizzata nel 1672 in asse con la sepoltura del santo nella catacomba; all'interno dell'ambiente si conservano, all'altare, l’urna contenente i resti di S. Sebastiano e, sotto l'altare, la statua giacente di san Sebastiano (1670-1672 ca.), realizzata da Giuseppe Giorgetti, su disegno di Gian Lorenzo Bernini.
Tornando verso l’ingresso si incontra una lapide con il carme dedicato da papa Damaso a S. Eutichio di Roma, redatto nel IV secolo, che rappresenta uno dei più importanti esempi della celebre calligrafia filocaliana e, in alto, un tabernacolo della seconda metà del XV secolo, opera di Mino da Fiesole.
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