Santa Maria in Campo Marzio - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
Santa Maria in Campo Marzio
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È una chiesa nascosta e quindi poco conosciuta, ma appare come uno scrigno di opere d’arte e soprattutto custodisce al suo interno l’immagine della Madonna Advocata, icona mariana proveniente da Costantinopoli.
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Specifiche
Rettoria-chiesa nazionale  di rito Siro-Antiocheno(Siria)-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Lucina
Proprietà
Fondo Edifici di Culto
Affidamento
Clero di Altra Diocesi
Accesso
DOM 10:30

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
Roma Sacra-Itinerario 9 -Elio De Rosa editore-1997
Fondo Edifici per il Culto-Santa Maria in Campo Marzio;
F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994
Indirizzo
Piazza di Campo Marzio, 45 – Rione Campo Marzio
Realizzazione
La chiesa risale all’VIII secolo, ma fu completamente ricostruita tra il 1668 e il 1685
Stile architettonico
Barocco
Architetto
Carlo Maderno (1556-1629) - Francesco Peparelli (nd-1641) - Giovanni Antonio De Rossi (1616-1695)
da non perdere
Icona della “Madonna Advocata”
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Storia
La chiesa ha origine molto antica, risalendo all'VIII secolo, quando, secondo la tradizione, vi si stabilirono delle monache basiliane provenienti da Costantinopoli, in fuga dalle persecuzioni iconoclastiche, che avrebbero portato a Roma, con altre reliquie, il corpo di S. Gregorio Nazianzeno e sarebbero state insediate da papa Zaccaria in questa parte del Campo Marzio, dove avrebbero fondato un convento con annessa una cappella dedicata a Maria.
Tra il 1562 e il 1564 fu edificata una nuova chiesa al posto dell'antica cappella, accessibile sia dal convento che dall'esterno. La chiesa venne dedicata a Santa Maria in Campo Marzio. Nel Seicento il convento venne ingrandito e sistemato con lavori conclusi intorno al 1660, sotto la direzione di Giacomo Della Porta, Carlo Maderno e Francesco Peparelli, mentre la chiesa cinquecentesca venne completamente ricostruita nel 1668-1685 su progetto di Giovanni Antonio De Rossi, autore della decorazione architettonica dell'atrio e del cortile antistante, reso illusionisticamente più ampio.
Durante il periodo napoleonico la chiesa fu sconsacrata a adibita a sede del lotto. Fu riaperta al pubblico nel 1816 e oggi è officiata con il rito siro-antiocheno.
Esterno
Una delle caratteristiche della chiesa è quella di non avere una facciata propriamente detta, ma soltanto un lungo prospetto, scandito da lesene doppie di ordine composito, che segue il profilo della piazza di Campo Marzio. La chiesa è preceduta da un cortile interno del monastero e presenta un portico inferiore a tre arcate. La cupola è priva di tamburo e racchiusa all’esterno da un tiburio ottagonale, sopra il quale si innalza la lanterna finestrata, ripartita da lesene slanciate e coperta dal cupolino. Nel cortile è conservata una lapide, che invita le donne a lavare bene le proprie coscienze così come lavano i loro panni.
Interno
L'interno presenta una pianta a croce greca con i bracci dell’abside e dell’ingresso aperti da quattro cappelle tutte riccamente decorate. Nella prima cappella a destra vi si conserva una tavola con la Nascita della Vergine, realizzata nel 1660 circa e attribuita a Plautilla Bricci. Il transetto destro è dedicato a S. Giovanni Battista e decorato con tele con episodi della vita del Battista, attribuite a Pasqualino Marini (inizi del XVIII secolo). La seconda cappella a destra conserva una tela di Luigi Garzi raffigurante S. Gregorio Nazianzeno (XVIII secolo). Sull'altare maggiore è ospitata l'icona della Madonna Advocata, del XII o XIII secolo. Gli affreschi del catino absidale (1730 ca.) sono opera di Placido Costanzi. Sul lato sinistro si apre la cappella del Crocifisso e nel transetto sinistro sono presenti tele con Storie di S. Benedetto datate al 1685-1688, opera di Lazzaro Baldi. Nell’altra cappella a sinistra si conserva una Deposizione di Baccio Ciarpi, del secondo decennio del Seicento.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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