il Medioevo
Santa Francesca Romana
Nota anche con il nome di Santa Maria Nova, è un’insigne diaconia fondata da Leone IV nell’anno 850 circa fra le rovine del Tempio di Venere e Roma e così denominata perché sostituì l’antica chiesa di Santa Maria Antiqua, seppellita sotto le macerie tre anni prima a causa di un terremoto.
Specifiche | Basilica minore-Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Marco Evangelista al Campidoglio |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Congregazione Benedettina di Nostra Signora del Monte Oliveto (OSB Oliv.) |
Accesso | 9:00-11:30 e 15:00-17:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra-Itinerario 3 -Elio De Rosa Editore-1995 Ministero degli Interni-Fondo Edifici per il Culto-Santa Francesca Romana; F. Gizzi - Le Chiese medievali di Roma-Newton-1998. |
Indirizzo | Piazza di Santa Francesca Romana, 4 – Rione Campitelli |
Realizzazione | Costruita nel IX secolo e restaurata nel X secolo, ristrutturata nel XII secolo; facciata del XVII secolo |
Stile architettonico | Romanico e Manierista |
Architetto | Carlo Francesco Lambardi (1559-1620) |
da non perdere | Reliquie di S. Francesca Romana, Lastra in pietra “Silices Apostolici” (impronte di S. Pietro e S. Paolo), “Confessione” (Gian Lorenzo Bernini), Statua di S. Francesca Romana e l’Angelo (Giosuè Meli), Tavola del XII secolo “Madonna col Bambino”, icona della “Madonna del Conforto” |
Storia
La chiesa, che sorge nell’area limitrofa alla via Sacra nel Foro romano, fu progettata nelle forme odierne nel primo decennio del Seicento da Carlo Lombardi autore anche della nuova facciata in travertino e della ristrutturazione dell’interno, a navata unica, con quattro cappelle per lato. L’edificio ha, però, origini antiche: un primo oratorio risale al 760, voluto da papa Paolo I per celebrare il miracolo dei silices apostoli di Pietro, e dedicato a santi Pietro e Paolo. Verso il IX secolo papa Leone IV eresse una nuova chiesa che incorporò l’antico oratorio; essa fu intitolata Santa Maria Nova dopo che papa Gregorio V vi trasferì il culto e il titolo dalla sede di Santa Maria Antiqua, abbandonata a seguito dei danni provocati dal terremoto dell’847. Successivamente vi furono traslati i corpi dei martiri Nemesio, Esuperia, Simpronio, Olimpio,Lucilla e Teodulo. Tra il XII e il XIV secolo vi risiedettero i canonici Regolari di San Frediano di Lucca, i Canonici Lateranensi e i monaci benedettini della Congregazione di Monte Uliveto, che tuttora vi officiano il culto. Importanti lavori di restauro furono eseguiti nel XII secolo quando furono edificati la torre campanaria e il chiostro, e la zona absidale fu abbellita di un prezioso mosaico. Nel XV secolo operò in Santa Maria Nova Francesca Bussa de’ Ponziani, nota come S. Francesca Romana, fondatrice nel 1.433 della Congregazione delle oblate di Maria a Tor de’ Specchi e che qui fu sepolta nel 1.440. Nel XVII secolo la chiesa venne intitolata a S. Francesca Romana dopo che nel 1.638, fu rinvenuto sotto l’altare maggiore il suo corpo intatto.
Nel 1873 la basilica fu espropriata e incamerata dallo stato italiano che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto. Anche l'adiacente monastero, parzialmente demolito e riedificato tra il 1816 e il 1829 da Giuseppe Valadier, venne requisito dallo stato italiano e oggi ospita la Soprintendenza Archeologica di Roma e l'Antiquarium del Foro.
Esterno
La facciata, in travertino, eretta nel 1615 da Carlo Lambardi, è suddivisa in due ordini: l'inferiore, presenta un portico a tre arcate sotto il quale si apre l'ingresso; il superiore, al centro, è aperto da un grande finestrone balaustrato, sormontato da un timpano semicircolare, al disotto del quale è posta l'iscrizione commemorativa. Un grande timpano triangolare, sormontato da tre statue, conclude la facciata.
Sul lato settentrionale della basilica sorge il campanile quadrangolare, edificato nella prima metà del XII secolo e restaurato nel secondo decennio del XX secolo; è articolato in cinque ordini, con bacini in maiolica e croci in porfido; i tre piani superiori sono aperti da doppie bifore.
Interno
L'interno, a navata unica con sei cappelle laterali, presenta un pavimento che conserva frammenti di opera cosmatesca nell'area corrispondente all'antica schola cantorum e nel transetto, e un soffitto a cassettoni, realizzato nel 1612 su disegno di Carlo Lambardi.
Lungo il lato destro, la prima cappella è dedicata al Ss. Crocifisso, e conserva nella volta un affresco di Melozzo da Forlì (seconda metà del XV secolo) con la Colomba dello Spirito Santo con angeli e santi,.
Segue il vestibolo dell'ingresso laterale, che occupa lo spazio di una cappella, dove sono collocati alle pareti monumenti funebri del XIV e XV secolo di eminenti cardinali.
La cappella successiva è dedicata a S. Benedetto da Norcia e presenta all'altare, una pala con S. Benedetto da Norcia in cattedra tra S. Francesca Romana e S. Enrico II (1937), opera di Augusto Orlandi.
Quindi si incontra la cappella, dedicata a S. Francesca Romana, in cui è visibile all'altare la pala con Visione di S. Francesca Romana (prima metà del XVIII secolo), opera di autore ignoto.
Nel terminale del transetto destro è posta, dietro una grata, Silices Apostolici, pietre di basalto con le impronte delle ginocchia di S. Pietro, impresse secondo la tradizione quando l’apostolo pregò il Signore di far fallire il volo di Simon Mago, che, difatti, cadde e morì poco distante. Alle pareti sono presenti il monumento funebre di papa Gregorio XI (1584), marmo di Pier Paolo Olivieri e un dipinto di autore ignoto con la Madonna con Gesù Bambino in gloria e S. Michele arcangelo (XVII secolo).
Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, e l'abside semicircolare presentano, all'altare maggiore, Madonna con Gesù Bambino (XIII secolo), tavola che durante i restauri del 1949 ha rivelato, sotto la pittura duecentesca, un più antico dipinto a encausto, proveniente dalla chiesa di Santa Maria Antiqua, raffigurante la Madonna Glycophilousa (fine del VI secolo) che attualmente è conservato nella sagrestia.
Nel catino absidale domina il mosaico con la Madonna con Gesù Bambino in trono tra S. Giacomo, S. Giovanni, S. Pietro e S. Andrea (XII secolo); alle pareti sono posti affreschi di Domenico Maria Canuti raffiguranti il Martirio di S. Nemesio e compagni (1684).
Sotto il presbiterio è posto l'altare della confessione, progettato nel 1644-1648 da Gian Lorenzo Bernini, dove entro un'edicola con quattro colonne è collocato un gruppo scultoreo raffigurante S. Francesca Romana e l'angelo (1866 ca.), marmo di Giosuè Meli.
Sotto il transetto e il presbiterio, alle spalle della confessione, si dispone la cripta, dove sono collocati all'altare il sepolcro di S. Francesca Romana sistemata nel 1868 da Andrea Busiri Vici e, di fronte, un bassorilievo ovale con S. Francesca Romana e l'angelo (XVII secolo), marmo di scuola berniniana.
Nel terminale del transetto sinistro sono presenti un Tabernacolo a tempietto (terzo quarto del XV secolo), marmo di Mino da Fiesole e, alle pareti, l’Ascensione di Gesù Cristo (seconda metà del XVI secolo), opera di Jacopo Zucchi e S. Bernardo Tolomei assiste gli appestati (1739 - 1740 ca.), opera di Stefano Pozzi. Dal transetto sinistro si accede alla sacrestia, dove sono conservati preziosi dipinti, tra i quali la
Madonna con Gesù Bambino detta Madonna del Conforto o Madonna Glycophilousa (fine del VI secolo); l'icona, tra le più antiche esistenti, era nella chiesa di Santa Maria Antiqua fino al terremoto dell'847, quando venne trasferita nella basilica di Santa Maria Nova.
Passando al lato sinistro della navata si incontra la cappella dedicata a S. Bernardo Tolomei, con
all'altare una pala con S. Bernardo Tolomei che assiste gli appestati (ultimo quarto del XVIII secolo-primo quarto del XIX secolo), opera di Giuseppe Pirovani. Nella cappella successiva, dedicata alla Madonna Addolorata, è collocata all'altare, pala con S. Emidio (ultimo quarto del XVIII secolo), opera di Pietro Tedeschi.
Segue la cappella dedicata a S. Gregorio Magno con all'altare, pala con S. Gregorio Magno (1631), opera di Angelo Caroselli.
Infine, si ha la cappella dedicata alla Natività dove si conserva all'altare una pala con Natività di Gesù (seconda metà del XVII secolo), opera di Carlo Maratta.
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