Santa Bibiana - Le Chiese di Roma

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Il Barocco
Santa Bibiana
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Questo tempio, modesto nelle dimensioni ma ricco di storia e spiritualità, parla eloquentemente di Dio: verso di Lui conduce ogni sua parte. Le opere d'arte, tra le quali spicca l'edicola marmorea sovrastante l'altare maggiore, con la statua di S. Bibiana, ci fanno comprendere quanto siano importanti le testimonianze storiche ed artistiche, per tramandare attraverso i secoli i sentimenti di fede, di adorazione e di lode a Dio, somma Bellezza e Bontà. (S. Giovanni Paolo II)
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Eusebio all'Esquilino
Proprietà
Ente religioso cattolico
Affidamento
Figli della Sacra Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe (SF)
Accesso
da LUN a SAB 7:15-8:00 e 17:00-19:30; DOM 8:00-12:00

Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
santabibiana.com
geometriefluide.com/it/chiesa-santa-bibiana-bernini/
Indirizzo
Via Giovanni Giolitti, 154 – Rione Esquilino
Realizzazione
Di origine paleocristiana ma rifatta tra il 1624 e il 1626
Stile architettonico
Paleocristiano e Barocco
Architetto
Gian Lorenzo Bernini (1598-1680)
da non perdere
Statua di S. Bibiana di Bernini; colonna di S. Bibiana; affreschi di Pietro da Cortona “Storie della Santa”
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Storia
La chiesa sorge nell’area che dei cosiddetti Horti Liciniani, ossia i giardini appartenenti all'imperatore Licinio Gallieno (260-268). Si trattava di un grande complesso con parchi, terme, sale per banchetti e costruzioni di vario genere. Nel 468 papa Simplicio fece edificare nel palatium Licinii  una chiesa dedicata a S. Bibiana, ma secondo una antica tradizione la chiesa sarebbe stata costruita già nel 363 dalla matrona romana Olimpina Flaviana, proprio sulla casa paterna della santa, dove questa e la sorella Demetria con la madre Dacorsa subirono il martirio durante le persecuzioni di Giuliano l'Apostata (360-363). Questa ipotesi è suffragata anche dai reperti archeologici, rinvenuti nell’area della chiesa stessa.
La chiesa ebbe poi nel corso dei secoli vari restauri: il più importante fu quello di Onorio III nel 1220. Poi, nel 1624, in occasione dell’Anno Santo, poiché la chiesa versava in stato di grave degrado, Urbano VIII incaricò Gian Lorenzo Bernini di restaurare completamente il tempio, che, sia all’esterno che all’interno, assunse l’aspetto attuale. Infatti, pur apportando modifiche tipiche dello stile barocco, il Bernini lavorò con il massimo rispetto per la struttura dell'antica chiesa, senza compromettere l'armonia delle linee e l'accuratezza umile ed essenziale. Lo arricchì di una nuova facciata e di un nuovo portico, creò due cappellette in fondo alle navate laterali e sostituì l'abside originaria con una cappella maggiore che adornò di stucchi. Durante il pontificato di Pio X, agli inizi del Novecento, ebbero luogo alcuni lavori di ristrutturazione che comportarono in particolare il rifacimento del pavimento e di parte del soffitto.
Esterno
La facciata, che fu la prima opera architettonica di Gian Lorenzo Bernini, è suddivisa in due ordini e tripartita in ognuno dei due livelli con un corpo centrale aggettante. Al livello inferiore il portico a tre archi si imposta su pilastri e paraste ioniche, queste ultime in corrispondenza dell'arco centrale diventano tre. Ai lati dell'ingresso centrale, preceduto da un portico con tre aperture ad arco e scandito da pilastri ionici con capitelli e basi in travertino, si trovano due iscrizioni: sulla sinistra una lapide del XIII secolo, in caratteri gotici fa memoria del cimitero e del convento, un tempo annessi alla chiesa. A destra dello stesso portale, si trova un'epigrafe del XVII secolo, la quale, racconta i momenti principali della costruzione della chiesa e ricorda come nel cimitero riposino undicimiladuecentosessantasei corpi di martiri. Il piccolo campanile è del Seicento e fu eretto in sostituzione di quello medievale, che si trovava dalla parte opposta.
Interno
L'interno è suddiviso in tre navate da una doppia fila con otto colonne di spoglio in granito rosso-grigio e in marmo bianco, sormontate da capitelli di stile composito e corinzio. Le pareti della navata centrale sono decorate da un ciclo di dipinti murali con Storie della vita di S. Bibiana alternate con le figure dei santi Dafrosa, Olimpina, Demetria e Flaviano, eseguiti tra il 1624 e il 1626 da Agostino Ciampanelli sulla parete destra, e da Pietro da Cortona sulla parete sinistra.
Al centro della navata destra si apre la cappella Patroni, dedicata a Maria Vergine e S. Flaviano, dove è posta, all'altare, una pala con i santi Flaviano e Fausto e il presbitero Giovanni che venerano l'icona della "Madonna con Gesù Bambino" (seconda metà del XVII secolo), attribuita a Girolamo Troppa. Ai lati sono presenti dipinti anch’essi da Girolamo Troppa, raffiguranti sul lato destro i santi Carlo Borromeo, Filippo Neri e Francesco Saverio, con inserito il ritratto di Carlo II, re di Spagna; sul lato sinistro, invece sono raffigurati i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Giacomo Maggiore.
In fondo alla navata, accanto al presbiterio, è posta la cappella, dedicata a S. Dafrosa, nella quale all'altare è posta la pala con S. Dafrosa, opera di Pietro da Cortona. Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini, è collocato l'altare maggiore, affiancato da due colonne in cui è inserita una nicchia con la statua di S. Bibiana, marmo di Gianlorenzo Bernini, e sotto la mensa, una vasca di alabastro del IV secolo nella quale sono custodite le spoglie di S. Bibiana, S. Demetria e S. Dafrosa.
L'arco della volta è suddiviso in riquadri di stucco dorato e decorati con festoni. I dipinti rappresentano l'Eterno Padre e Angeli musicanti. Sulla fascia più esterna, entro piccoli lacunari, si vedono teste di cherubini ed angioletti con i simboli del martirio di S. Bibiana: la palma, le piombate e la corona. Tutti questi lavori sono attribuiti a Giovanni Domenico Marziani.
Al centro della navata sinistra si apre la cappella Pacetti, dedicata a S. Gertrude Magna, che presenta all'altare una pala con S. Gertrude Magna in estasi (fine del XVII secolo), opera di Giacomo Verona.
In fondo alla navata, accanto al presbiterio, è posta la cappella dedicata a S. Demetria, con all’altare una pala con S. Demetria in gloria, opera di Agostino Ciampanelli.
Nella controfacciata sono ubicati sopra al portale centrale, Angeli musicanti, affreschi di Agostino Ciampanelli e sulla sinistra del portale centrale si trova la Colonna della flagellazione tradizionalmente ritenuta lo strumento del martirio di santa Bibiana; la colonna è protetta da una grata a forma di funi annodate, disegnata dal Bernini.
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GALLERY

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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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