il Medioevo
Santa Sabina all'Aventino
La Basilica paleocristiana di Santa Sabina è la più nota delle chiese situate sull’Aventino. Circondata da giardini, come lo spettacolare giardino detto degli Aranci, nonostante le trasformazioni costituisce ancora oggi uno dei più antichi ed affascinanti esempi dell’architettura cristiana dei primi secoli.
Specifiche | Basilica minore-Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Prisca |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto |
Affidamento | Ordine dei Predicatori (OP) |
Accesso | LUN e DOM 12:00-19-00; da MAR a SAB 8:00-19:00 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; F. Gizzi-Le chiese medievali di Roma- Newton-1998; Ministero degli Interni-Fondo Edifici di Culto-Santa Sabina; www.domenicani.net |
Indirizzo | Piazza Pietro d'Illiria, 1 – Rione Ripa |
Realizzazione | Eretta tra il 422 e il 432 e restaurata nel IX secolo, fu rifatta alla fine del Cinquecento e a metà Seicento, quindi altri restauri all’inizio del Novecento |
Stile architettonico | Paleocristiano e Barocco |
Architetto | Domenico Fontana (1543-1607)-Francesco Borromini (1599-1667) |
da non perdere | Sculture e mosaici. Portale. |
Storia
La basilica di Santa Sabina costituisce una delle chiese paleocristiane meglio conservate in assoluto; fu costruita da Pietro di Illiria tra il 422 e il 432, durante il pontificato di papa Celestino I, sulla casa della matrona romana Sabina che subì il martirio perché convertita al cristianesimo dalla schiava Serafia. Nella costruzione dell'edificio sacro furono utilizzate 24 colonne dell'attiguo tempio di Giunone Regina. Sotto papa Sisto III (V secolo)) proseguirono i lavori di costruzione della chiesa e, secondo la tradizione, proprio da S. Sabina ebbe inizio la processione contro la pestilenza del 590, guidata da papa Gregorio Magno, durante la quale l’arcangelo Michele sarebbe apparso miracolosamente sulla sommità del Mausoleo di Adriano che, a memoria del prodigio, venne ribattezzato Castel S. Angelo. La chiesa fu restaurata nel IX secolo da Leone III ed Eugenio II fece eseguire diversi lavori di abbellimento e collocò sotto l’altare maggiore, dove tuttora si conservano, le reliquie della santa e di altri martiri.
Dal 1219, quando la chiesa fu affidata da papa Onorio III a S. Domenico di Guzman e al suo ordine di frati predicatori che fecero costruire il chiostro e l’attiguo convento. Ancora ai nostri giorni il complesso di Santa Sabina è il quartier generale dell’ordine dei domenicani. L’aspetto medievale della chiesa fu profondamente rimaneggiato nel corso dei restauri condotti da Domenico Fontana nel 1587, per volontà di papa Sisto V, e poi di Francesco Borromini nel 1643: si ebbero la demolizione della schola cantorum, dell’iconostasi, del ciborio e la costruzione di un nuovo altare maggiore con baldacchino. I restauri condotti in due fasi, 1914-19 e 1936-37 da Antonio Muñoz, portarono al totale ripristino della chiesa: furono eliminate le sovrastrutture barocche della chiesa e la riportarono alle forme originarie, tanto che attualmente rappresenta il tipo più perfetto di basilica cristiana del V secolo. Il campanile originario risale al X secolo, ma è stato profondamente modificato dai restauri seicenteschi. Scavi archeologici condotti nell’Ottocento avevano intanto individuato due piccoli templi dell’età arcaica, tratti delle mura serviane, edifici d’età repubblicana e imperiale trasformati nel II secolo d.C. in un santuario di Iside, resti di un impianto termale e quelli di una domus del III-IV secolo che qualcuno volle identificare come la residenza della famiglia di Sabina.
Esterno
La chiesa non ha facciata: essa è inglobata nel nartece, uno dei quattro bracci dell'antico quadriportico, che si trova attualmente all'interno del monastero domenicano. Uno degli accessi è situato nel fianco della chiesa che presenta un portico con arcate su colonne sormontato dalle finestre della navata laterale destra; qui sono conservati numerosi resti della basilica medievale. Si giunge così all’atrio ad arcate sorrette da otto colonne di età romana: qui sono visibili due fronti di sarcofagi romani rilavorati, nella parte anticamente liscia, come lapidi cristiane. In fondo all’atrio si trova una statua seicentesca di S. Rosa da Lima. Gli ingressi della chiesa sono ora due, perché il terzo venne chiuso nel XIII secolo per consentire la costruzione del campanile. L'ingresso principale è chiuso da un portale ligneo risalente al V secolo, che costituisce il più antico esempio di scultura lignea paleocristiana; in origine era costituita da 28 riquadri ma ne sono rimasti 18, tra i quali vi è quello raffigurante la crocefissione, che è la più antica raffigurazione conosciuta di questo evento. Vi sono rappresentate scene dall'Antico e dal Nuovo Testamento, fra cui le storie di Mosè, di Elia, dell'Epifania, dei miracoli di Cristo, della Crocifissione e dell'Ascensione.
Interno
L’interno della chiesa è a tre navate, divise da ventiquattro colonne corinzie scanalate che reggono archi. Su questi corre un fregio a marmi policromi d’età romana. Su ogni colonna sono insegne militari sormontate da una croce, a simboleggiare la superiore autorità della Chiesa sul potere imperiale. Sulla controfacciata vi è una grande decorazione a mosaico policromo, che riporta una iscrizione metrica a lettere d’oro, della quale è ritenuto autore S. Paolino da Nola, con la menzione di papa Celestino I e di Pietro d’Illiria. Ai lati dell’iscrizione vi sono due grandi figure femminili simboleggianti l’Ecclesia di origine ebraica, che ha in mano l’Antico Testamento, e l’Ecclesia di origine pagana, che reca il Nuovo Testamento. Il mosaico era completato, in origine, lungo le pareti della navata, da figure di apostoli ed evangelisti, mentre sull’arco trionfale si trovavano le figure, ricostruite con affreschi moderni, della Gerusalemme terrena e celeste e del Cristo con gli Apostoli e i quattro evangelisti.
Il catino absidale, affrescato nel Cinquecento da Taddeo Zuccari ripropone, come nelle immagini dell’antico mosaico, Cristo assiso sul monte circondato dagli apostoli. Al centro della navata è la trecentesca lastra funeraria di Muñoz de Zamora, generale dei domenicani, unica a Roma per il ritratto a mosaico. Nella navata di destra, incassata nella parete, è una colonna romana appartenente alle fasi più antiche della chiesa. Di seguito si trova la cappella dedicata a S. Giacinto affrescata da Federico Zuccari con scene della vita del santo. Sull’altare è una tela con la Madonna e S. Giacinto, opera cinquecentesca della pittrice Lavinia Fontana.
Segue il quattrocentesco monumento funebre del cardinale Auxia, della scuola di Andrea Bregno. Nel 1936 nel presbiterio è stata ricostruita, usando frammenti originali, l’antica schola cantorum. Nella navata sinistra si trova la cappella dedicata nel 1671 a S. Caterina da Siena: sull’altare è posta una tela di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato con la Madonna del Rosario, S. Domenico e S. Caterina da Siena. Nella volta, Trionfo della santa, di Giovanni Odazzi.
GALLERY